OGGI VI DICO CHE… ZANZARE INSOPPORTABILI

“C’erano delle zanzare talmente grosse che l’Autan si dimostrava efficace solo se le centravi col flacone!” (Claudio Bisio).

ATTUALIZZANDO… DIETRO LA COMICITA’,  UN FONDO DI SERIETA’

zanzara

Penso che Bisio (attore eccellente, a lui un consiglio non richiesto: è bravissimo, deve osare di più, al di là delle gag comiche) non avesse in mente che dietro le sue battute si profila un problema serio. A volte, le difficoltà e gli ostacoli in apparenza sono lievi, sopportabili, altre volte non basta lo spray, ovvero una reazione altrettanto lieve, ma occorre scagliare il flacone, ovvero passare a mezzi più pesanti. Il problema qual è? La valutazione della misura; e il senso della misura chi non ce l’ha, come il coraggio per don Abbondio, non può darselo..

RCS, DELLA VALLE “APRE” A CAIRO… (TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES)

Urbano Cairo

Su www.lamescolanza.com potete leggere, se volete, l’esternazione integrale di Diego Della Valle, che rivolge parole deliziose, al sapore di miele, a Urbano Cairo, alla vigilia – l’appuntamento è per oggi – del rinnovo del cda Rcs. Della Valle, con le sue straordinarie (nel senso letterale, in questo caso fuori dall’ordinario linguaggio) invettive contro la Casta, mi aveva acceso di senili entusiasmi. A seguire una inaspettata ritirata. Della Valle è un formidabile imprenditore, l’ho già scritto, ma le ripetizioni sono giovevoli: chi sono io per permettermi critiche, di fronte al suo successo, per la sua bravura nell’impresa? Il punto non è questo, il punto è che politicamente e socialmente DDV mi ha deluso: uno dei suoi bersagli era FCA, Marchionne: oggi, nelle dispute su Rcs, si allea con Elkann. Non discuto la sapienza e la scaltrezza – la saggezza – dell’imprenditore e finanziere. Ma, politicamente e socialmente, la figuraccia è innegabile. Della Valle annunciava di voler battersi contro la Casta, invece della Casta – di fronte alla gente, come gli avevo detto personalmente – fa parte, pur con le sue periodiche ribellioni. Ci voleva ben altro, per distinguersi: di certo, non allearsi contro l’antagonista proclamato. Urbano Cairo è, invece, l’imprenditore numero uno: è partito da zero, sta facendo cose mirabolanti nel mondo della pubblicità, nella televisione e nel calcio. E, al di là del successo, sa amministrare in modo lodevole, come facevano il vecchio Arnoldo Mondadori e il vecchio Angelo Rizzoli: ha la sintesi in mente (Rizzoli senior scriveva i quattro conti sintetici della sua azienda su una bustina di fiammiferi) e, però, forse non esce per ultimo dalla ditta (non lo so) e non spegne le luci lasciate accese dai dipendenti, ma riguarda e valuta coni suoi occhi ogni singola uscita, non consente sprechi. E per questo non ha mai licenziato nessuno, dicasi nessuno. Se fossi al posto di Cairo, terrei a mente lo stupendo ammonimento della frase latina “Tìmeo Dànaos et dona ferentis” (ferentis è una forma arcaica, comunemente tramandata con ferentes) che si trova nell’Eneide (libro II, 49) di Publio Virgilio Marone. Sono le parole pronunciate da Laocoonte ai troiani per convincerli a non fare entrare il famoso cavallo di Troia nella città. Traduzione, semplice: “Temo i Danai anche quando portano doni”. Viene oggi utilizzata per ricordare, a volte in tono scherzoso, che non ci si deve fidare di coloro che si ritengono nemici, anche se hanno atteggiamenti generosi o amichevoli.

LA PAZIENZA HA UN LIMITE… CHI SI VERGOGNA DELLA PUBBLICITA’?

televisione

Fateci caso: la stragrande maggioranza dei conduttori e delle conduttrici, in televisione, al momento di lanciare la pubblicità, lo fanno turandosi il naso, quasi vergognandosene, con parole spocchiose, la puzza sotto il naso. Ma accidenti! E’ una cosa che non sopporto, oltre a tante possibili considerazioni, vi propongo solo due riflessioni per spiegare perché si tratta di uno snobismo insopportabile. La prima: sono gli introiti pubblicitari a sostenere i bilanci delle emittenti. Grazie a questi introiti (i conduttori dovrebbero ben tenerlo a mente) si pagano gli stipendi, le bollette, gli ingaggi, i rimborsi di esagerate spese… Perché, dunque, chi conduce un programma, quando annuncia la pubblicità, lo fa come se vivesse un malessere personale, come se fosse obbligato a un compito sgradito? Non pensa che, se sta lì e alla fine del mese può passare alla cassa, è la pubblicità a pagargli il compenso? La seconda: oppure si tratta di una (ipocrita) preoccupazione per i telespettatori? Ma per carità! Una volta si diceva: ben venga la pubblicità, durante questo intervallo si può andare a far pipì, dare il bacio della buonanotte a figli e nipotini, andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua… Oggi, queste battute sarebbero insultanti: i programmi sono sempre più scadenti e noiosi, gli spot tecnicamente e creativamente sempre più avvincenti. Non si rinuncia a uno spot, si rinuncia piuttosto a “staccare” da un programma irritante… Walter Veltroni disse, di fronte agli spot trasmessi durante i film: “Non si interrompe così una emozione!”. Ma quali emozioni, ormai? Nei programmi, rarissime. E anche durante i film lo spot spesso vivacizza e ti dà il tempo di riflettere. Infine, una minaccia: chiederò ai miei collaboratori di seguire le anime pure e candide che in tivu fanno conduzione e di stilare un elenco (nomi, cognomi, mossettine, frizzi e lazzi, puzzette di disprezzo e snobismi) dei più spocchiosi  delle parole che usano per annunciare la detestata pubblicità.

CATALOGO DEI LIBERI DI MENTE, AGGIORNAMENTI / ORNELLA, FLAVIA E GIANCARLO DOTTO

Ornella Vanoni

Marina Cicogna mi suggerisce di inserire Ornella Vanoni (fatto, con stima e simpatia) e dice che nel catalogo ci sono poche donne. Nel catalogo entra anche Flavia Schiavi, ex insegnante, al liceo di materie classiche, oggi si occupa, con singolare indipendenza, di un ufficio stampa incentrato sul cinema. E inserisco, in ritardo, anche Giancarlo Dotto, giornalista importante, che ha ceduto alla tentazione di scrivere il suo primo romanzo – anche questa è libertà di mente – e lo presenterà il 4 maggio al circolo Aniene. Conoscendo Giancarlo e la sua qualità di scrittura, e conoscendo anche il mediocre livello dei narratori italiani di oggi, sono quasi certo che non mi deluderà.

SVIZZERA E ITALIA / MOLTE DIFFERENZE, UNA FONDAMENTALE

bandiera Svizzera

Un amico italiano ormai residente in Svizzera mi ha esaltato, chiacchierando, lo splendore della Sanità di quel Paese, per una esperienza personale: una riuscitissima operazione per un tumore all’intestino, un’accoglienza e un trattamento principesco, zero costi, celerità ed efficienza – dall’ultimo degli inservienti agli infermieri ai maghi del bisturi. Perché in Italia questo non è possibile? Ci sono tante differenze tra noi e gli svizzeri: loro sono onesti, noi no. Il denaro pubblico in Svizzera è utilizzato a beneficio della comunità, da noi è sperperato in ruberie e pessima amministrazione. Durante la chiacchiera, altri elementi positivi e negativi. Un operaio in Svizzera per legge deve ricevere una retribuzione non inferiore a tremila euro. La sicurezza è sovrana. Però, dopo le dieci di sera è vietato tirare lo sciacquone per non disturbare i vicini, anche – per i maschi – far pipì in piedi non è ammesso, secondo le regole del condominio, perché lo sgocciolìo, se rumoroso, può provocare fastidio ai vicini di casa. La domanda è: meglio sopravvivere in Svizzera, ben curati e meglio assistiti, oppure rischiare il pronto soccorso in Italia, ma senza reprimere la prostata?

SEGNALAZIONI / LIBRI DA LEGGERE. LE “BIZZARRIE” DI PLENIZIO

copertina Bizzarrie musicali

(In questa rubrica propongo ai lettori di avvicinarsi ad alcuni libri che considero interessanti).

Gianfranco Plenizio: “Bizzarrie musicali. Incidenti e accidenti della musica”, Zecchini Editore. Plenizio è una star della musica: pianista, compositore e soprattutto direttore d’orchestra, ha collaborato a grandi film, tra quali anche quelli  di Federico Fellini e Billy Wilder. Scrive da dio, ha una padronanza particolare della lingua italiana, delle virgole, dei congiuntivi, della proprietà delle definizioni. Queste “Bizzarrie” non sono divertenti solo per gli appassionati della musica classica e dell’opera, ma per qualsiasi categoria di lettori: numerosi sono i retroscena, le rievocazioni di infortuni, incidenti, scherzi, dispetti di quel mondo. Ne scriverò ancora: sono a metà lettura, ma mi basta per darvi questo consiglio.

MINIMALISMI / SI VIVE (ANCHE) DI BATTUTE

Gianfranco Fini

Gianfranco Fini: “Speriamo che Renzi non ci imponga anche di avere tutti l’accento fiorentino”. (Ma l’ex presidente della Camera non è un antirenziano viscerale: dice che se fosse in Parlamento non voterebbe l’Italicum, però esclude che il premier possa avere, con un complotto, aspirazioni dittatoriali: sostenerlo significa abbandonarsi a una esagerata passione Politica). BARBARA D’URSO: a “La Zanzara” dice tranquillamente che guadagna poco, anche meno di 500mila euro l’anno! (Indignazione e sarcasmo inevitabili, però è anche vero che in tivu, nonostante le riduzioni dei costi, ci sono personaggi che guadagnano di più, lavorando meno, e questo suscita il risentimento della discussa conduttrice di Canale 5). PAOLO SOTTOCORONA: è il meteorologo de La7. Non ho simpatia particolare per il settore perché le previsioni sono troppo frequentemente sbagliate e superficiali. Ma Sottocorona è bravo, eccome. Mi riferisco, soprattutto, al personaggio televisivo: educato, elegante, colto, discreto. Non cito una sua battuta specifica. Non usa un tormentone, e anche per questo va elogiato. Ma, con battute sempre diverse, si difende garbatamente dalla Myrta o dalla Tiziana di turno, che gli si sovrappongono, lo interrompono, tentano di prenderlo in giro. Se posso dare due dei miei consigli non richiesti: il primo, il dg dell’emittente non potrebbe “suggerire” alle belle conduttrici di non fare stalking? Il secondo: i grafici non potrebbero migliorare l’immagine dello Stivale (che è poi ciò che ci interessa) e metterlo in risalto, per facilitare la nostra comprensione?

LE POESIE DI FIAMMETTA JORI, IL MIO PREMIO NOBEL PERSONALE

fiammetta_jori

Con una certa simpatica ironia, un amico ligure mi chiede perché mai io definisca Fiammetta Jori il mio personale premio Nobel. Rispondo: definisco Fiammetta il mio virtuale e personale Nobel perché la stimo e alcune sue poesie mi incantano. E dunque: raccolgo la sfida perché non solo sono ligure, di più, sono calabro/ligure, quindi la mia testardaggine è insuperabile. Da oggi, per una settimana, pubblicherò alcune poesie di Fiammetta, così i miei lettori potranno farsi un’opinione personale e, qualora lo vogliano, commentarle. Ecco la prima: “Come ricomporre il libro/se le pagine sono volate? / Come riportare all’albero/ le foglie di cui lo deruba il vento?/ Come, come riavere/ cio’ che abbiamo perduto? / Come ritrovare l’attimo/ che l’orologio ha già segnato? / …forse in un lungo sogno/ soltanto/ senza la falsa oscena pietà / della memoria.”

cesare@lamescolanza.com

23.04.15