RICORRENZE. NATI Il 14 GENNAIO

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Giulio Andreotti, Angelo Bagnasco, Davide Casaleggio, Faye Dunaway, Giancarlo Fisichella, Giorgia Lanza, Marco Antonio, Albert Schweitzer, Steven Soderbergh, Giampiero Ventura.
MORTI: George Berkeley, Humphrey Bogart, Domenico Ghirlandaio, RayKroch (fondatore di McDonald’s), AnaisNin, Rocky Roberts.

ANALISI… FERRARA, TRUMP NON VUOLE ESSERE PERDENTE

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«Il cuore della faccenda è lo status di loser, di perdente, che le elezioni hanno appiccicato a Trump, quello status che egli stesso considera la propria morte politica, la propria disfatta personale, una sorta di annichilimento del trumpismo e del suo profeta arancione. E ovviamente è per combattere contro quell’immagine di perdente che Trump ha sfidato e sfida ogni possibile fantasia, portando l’attacco al cuore dello stato con metodi da squadrista postmoderno, per così dire, ma senza alcuna “geometrica potenza” e senza alcuna “terribile bellezza”, come si disse a proposito del terrorismo italiano, al massimo con le corna di uno sciamano vichingo che mangia biologico e dei suoi accoliti più o meno armati (in primo luogo la grottesca tribù dei suoi famigliari più stretti)»
[Giuliano Ferrara, Foglio]

IL RETROSCENA: TENCO NON SI UCCISE

  • Qual è la sua idea sulla morte di Tenco?

«Lavoravo alla Ricordi, Luigi veniva spesso nel mio ufficio. Il nostro argomento principale, se non unico, erano le donne.

  • Una fissa.

«Durante quel maledetto Sanremo, aveva problemi: stava con una tizia legata al clan dei Marsigliesi, un giro pericoloso. Per me non si è ucciso. E non sono l’unico a pensarlo» [Lino Patruno ad Alessandro Ferrucci, Il Fatto]

I RICCHI SI DIVERTONO ALL’ASTA

I ricchissimi di Undoing dànno inizio a una loro raccolta fondi mettendo all’asta un bicchiere d’acqua [Mancuso, Foglio]

MAFIA, SCIASCIA E DON CHISCIOTTE

«Ad eccitare Sciascia fu la lista di parole spagnole simili al milanese che Manzoni si era divertito (nel 1843?) a estrarre dal Don Chisciotte. A trascriverla fu il cognato Giuseppe Borri: finca, papeletta, adeal, barador, balandra, tejar… e – colpo di scena sciasciano! – mafia, ma con lo strambo significato di «astuzia, malizia». A lungo inseguendo questa bizzarria manzoniana, Sciascia chiese aiuto persino al popolo spagnolo con un appello sul Paìs. Ma nel Don Chisciotte nessuno ha mai trovato la parola “mafia”. Era un refuso del proto: non mafia ma maña»
[Merlo, la Repubblica] Da “Anteprima” di Giorgio dell’Arti.

OGGI VI. DICO… IL DUBBIO

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”
(Bertrand Russell)


“Il dubbio è l’inizio della saggezza.”
(Cartesio)

“Si parla tanto del bello che è nella certezza; sembra che si ignori la bellezza più sottile che è nel dubbio. Credere è molto monotono, il dubbio è profondamente appassionante. Stare all’erta, ecco la vita; essere cullato nella tranquillità, ecco la morte.”
(Oscar Wilde)

“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore.”
(William Shakespeare)

“Sono afflitto da dubbi. E se tutto fosse un’illusione, se nulla esistesse? Ma allora avrei pagato uno sproposito per quel tappeto!”
(Woody Allen)

ANCHE SENZA TRUMP

Anche senza Trump e la sconfitta (truccata?) o l’impeachment, resta la scontentezza di metà degli americani. Non saprei dirvi quando, però prima o poi avremo la verità, una versione convincente del caso Trump-Biden, cioè sul mistero dei risultati elettorali. Alcuni lettori mi chiedono le mie opinioni e previsioni, con una stima a volte esagerata (li ringrazio). Altri perfidamente mi ricordano quanto e come abbia sostenuto il presidente uscente, fino a pronosticare la sua rielezione.

LE SCOMMESSE SI FANNO E SI PERDONO

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Rispondo, spero, a tutto: elogi e critiche. Sul pronostico: le scommesse, se si fanno, si vincono e si perdono. Questa rubrica è partita col primo numero de “La Veritá e mi vanto di aver pronosticato che Matteo Renzi non avrebbe mangiato il panettone a Palazzo Chigi. Era il 20 settembre 2016, Renzi il Bullo era al massimo livello del suo potere, ma prima di dicembre fu disarcionato, per l’arroganza abituale: puntò tutto sulla vittoria in un referendum, di cui pochi sentivano la necessità. Quanto a Donal Trump, fui tra i pochi a scommettere sul suo clamoroso successo nella competizione con Hillary Clinton. Interpretò in modo straordinario lo stato d’animo, di protesta e ribellione, di milioni di americani. Nel suo primo mandato ha regnato con grinta e coerenza e ha ottenuto risultati importanti.

I DUBBI SUL VOTO POSTALE

Nella sfida con Joe Biden, ultraottuagenario, moderato, ha otttenuto un gran successo di voti. Ufficialmente, a sorpresa, Biden lo ha battuto. Il voto postale è stato decisivo, ma facilmente truccabile e anche verosimilmente truccato. Come questo giornale ha scritto, il problema americano non è il declino di Trump, ma la spaccatura evidente degli Stati Uniti: tra chi desidera prudenza e conservazione e la dilagante delusione di chi preferiva Trump, leader sovranistia. Disagi e scontentezza restano, anche senza Trump. Non mi piace, e respingo, la violenza al Senato. Ma la ribellione c’è, è un fatto gigantesco; ed è sempre un errore non valutare i fatti.







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