OGGI VI DICO CHE… L’ATTIMO FUGGENTE

Insegnante: «Cogli l’attimo.» «Cogli la rosa quando è il momento.» Perché il poeta usa questi versi? Studente: Perché va di fretta! Insegnante: No! Grazie per aver partecipato al nostro gioco. Perché siamo cibo per i vermi, purchase ragazzi. Perché, ailment strano a dirsi, store ognuno di noi in questa stanza, un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi. Ascoltateli. Sentite?  Carpe… Sentito? Carpe… Carpe diem… Cogliete l’attimo, ragazzi… rendete straordinaria la vostra vita…” (dal film “L’attimo fuggente”, 1989, con Robin Williams, regia di Peter Weir)

ATTUALIZZANDO… FERMATI, CUORE! DA FEDERICO GARCIA LORCA

garcia lorcaLa filosofia esistenziale de “L’attimo fuggente” mi coinvolge da sempre. Nasce con Orazio, forse anche prima: “O vergine,cogli l’attimo che fugge, / Cogli la rosa quand’è il momento, / Ché il tempo, lo sai, vola:  / E lo stesso fiore che sboccia oggi, / Domani appassirà” (Orazio).
Il mio pessimismo è globale, ma non voglio oggi annoiarvi su questo argomento, già colpevolmente l’ho fatto in altre occasioni. Penso che la vita non abbia senso, veniamo al mondo senza sapere perché, non possiamo congedarci senza suscitare riprovazione e indignazione, o quanto meno ipocrita pietà, nella maggior parte dei moralisti che ci ossessionano la vita. La mia idea, da sempre, è che dobbiamo vivere con dignità, esigendo che i nostri diritti siano rispettati, e rispettando quelli degli altri. Non abbiamo possibilità, a meno di non essere ottusi, di serenità o addirittura felicità perenne. Ma possiamo cogliere gli attimi fuggenti, che la vita ci offre ogni tanto, in attesa di deluderci. Ma bando al pessimismo!
Vorrei coinvolgervi in reciproche confidenze sull’intensità degli attimi fuggenti, che riusciamo a cogliere. Per me, attimi fuggenti di felicità sono stati: i miei figli quando mi si addormentavano in braccio, fino a due anni; l’innamoramento, profondo, verso le mie due mogli, ma anche altri, fuggevolissimi, con ragazze generose verso di me; i goal che segnavo da adolescente, quando sognavo  di poter diventare un buon calciatore (ma mio padre, che mi sognava impiegato di banca, mi squarciava i palloni che trovava in casa); il pensiero, addormentandomi, della magnolia che avevo piantato nel giardino della casa di campagna; il 9 che sbattevo in faccia ai miei avversari al tavolo di chemin de fer; il pensiero dell’amicizia, generosa e costante, disinteressata, di Andrea in primis, ma anche di Luisa, Marina, Fiorenza, Gianni e altri pochi; il piacere di aver ritrovato l’affetto di Lucio Presta, che avevo sconsideratamente offeso, coinvolgendolo in una sciocca polemica con Paolo Bonolis; i successi, rarissimi, in alcuni programmi televisivi; il compiacimento, forse ambiguo, di aver perdonato mio padre e mia madre per le sofferenze che patii nell’infanzia; il piacere, negli ultimi anni, di scrivere tutto ciò che penso, infischiandomi, come si dice volgarmente, di Mazzini e Garibaldi… E oggi? Dedico i miei attimi fuggenti a coloro che amano i cani, perché quelli che non li amano non possono capire l’intensità del sentimento: la fuggevole felicità consiste nei momenti in cui Clara, la bassottina che ha appena fatto irruzione nella mia casa, dopo sfrenate corse da cucciola, di colpo mi si addormenta sul petto, sdraiati tutti e due davanti alla tv.
Tanta roba, eh? E molto altro, ovviamente, ci sarebbe. La riflessione più profonda è che non ho mai pensato con serenità a Dio, e a una possibile vita futura nel mondo dei più. Purtroppo, sempre con l’inquietudine di colui che non capisce, non ha fede, non sa darsi una spiegazione del senso della vita. Ahimè mi sento vicino ad Emil Cioran, quando scrive: “Siamo tutti in fondo a un inferno, dove ogni attimo è un miracolo” (“Il funesto demiurgo”, 1969). Brutto concludere così? Allora vi dico: fermati, cuore! Questo penso, avendo letto Garcìa Lorca nel suo libro di poesie non a caso intitolato “Alle cinque della sera”, quando un attimo fuggente mi fa assaporare la felicità. Vorrei che il tempo si fermasse, lasciandomi in quella condizione di estasi. E sono sicuro che anche voi vorreste, a volte, che il tempo si fermasse. Il cuore si fermerà, un giorno; il tempo si fermerà. Ma non quando ci sentiamo felici.

E ADESSO CAZZEGGIAMO! / 1. ROSSELLA MI DELUDE…

collage Cusenza Rossella“Dal Bolognese”, nel tavolo d’angolo che una volta mi riservavano, all’inizio del 2000, l’altro giorno c’erano il direttore del Messaggero Virman Cusenza e il mitico Carlo Rossella. Stimo Cusenza ma fino ad un certo limite: non posso accettare che il suo cognome storpi il nobile nome, Cosenza, della mia città di origine. Ma la mia delusione, doppia, è arrivata da Carlito. Perché non ha scritto niente nella sua rubrica “Alta società”, a volte imbarazzante e spesso esilarante. E perché se ne è andato senza che me ne accorgessi e potessi ricordarmi di chiedergli (ma quante volte lo avrò scritto?!?) quando si deciderà a pagarmi il pranzo perduto in una scommessa di tanti anni fa. (Il più deluso dovrebbe essere Virman, però: Rossella celebra enfaticamente i suoi incontri con chiunque, perché non l’ha fatto con il direttore dell’importante quotidiano romano)

E ADESSO CAZZEGGIAMO! / 2. ANCORA MARA E IL MARITO NIK

mara venier e nicola carraroChiedo scusa, per l’insistenza, ma questo è un diario e io mi diverto. Ieri sera ho ricevuto una lunga e affettuosissima telefonata di Mara, in cui mi ha confidenzialmente spiegato il suo deluso risentimento verso Paola Perego. Non ne parlo, sarebbe scorretto. Devo dire invece che l’affetto e il brio di Mara Venier mi avevano colpito, lei ad un certo punto mi ha anche passato il marito Nicola Carraro, fancazzista superlativo. Nik, con affettuosità crescente, e ridendo giulivo, mi ha sparato il terzo “vaffa” della giornata. La felice coppia è in partenza per Santo Domingo e poi lei, la star del mio cuore, per impegni televisivi. Confuso o forse stordito da tante affettuosità, con Mara abbiamo concordato un invito a pranzo, al ritorno.
Stamattina, colpo di scena: attivo il cellulare e trovo un lungo messaggio di Mara, che ieri evidentemente non mi aveva letto, in cui in sintesi dice che da Lucio Presta non ha ricevuto alcun sostegno, che la sua riemersione è dovuta a Mauro Masi e Mauro Mazza (prima o poi scriverò qualcosa anche sulla fenomenologia dell’ex direttore di Rai Uno), che i suoi programmi hanno sempre avuto risultati eccellenti, ed infine che si aspettava un po’ di onestà intellettuale da parte mia. Conclusione: non accettava più il mio invito a pranzo.
Le ho risposto per le rime, e non è la prima volta che litighiamo, per poi far pace. Avere una opinione diversa non significa essere disonesti intellettualmente. Ma purtroppo Mara, come quasi tutti i divi del mondo dello spettacolo, pensa che tutto le sia dovuto. E che scriverò ciò che penso di lei e di tanti personaggi – giganti e nani  nel mio dizionario dei personaggi della Rai – di imminente uscita. “Tu sei vicina ai giganti” le ho scritto “ma non sei perfetta”. Mi ha risposto che anch’io non sono perfetto, ovviamente ho ammesso che ne sono consapevole, e così finalmente è finita: con uno dei suoi tradizionali volteggi di umore. Mara mi ha scritto “Allora è pari e patta, mio adorato Porthos!”. Potete tirare un sospiro di sollievo: il cazzeggio è finito. Un aspetto di grande, presumo generale, conforto? Nik questa volta non si è più intromesso, è rimasto in silenzio. Salvo sorprese…

LA REPUBBLICA DI MARIO CALABRESI COMINCIA BENE…

mario calabresiBuon debutto di Calabresi al vertice di Repubblica, terzo direttore dopo Eugenio Scalfari (per vent’anni) ed Ezio Mauro (primo successore, per altri vent’anni). 1. E’ stato lui, con apprezzabile modestia, a rifiutare che il suo nome venisse inserito sotto la testata, a fianco di quello del fondatore. 2. Ha detto: “Io non durerò vent’anni e adesso torniamo alla normalità…”. 3. Ha voluto una prima riunione alle 7 del mattino, con un vicedirettore a rotazione, e la seconda alle 8, per essere il prima possibile sul pezzo, in tiro con le notizie, prima della tradizionale riunione alle 11 (concordo pienamente: il lavoro e il sacrificio danno sempre buoni frutti. Domani scriverò che cosa, da lettore, mi aspetto da Calabresi).

ANCHE EZIO MAURO HA UN CUORE… FESTA A SORPRESA!

ezio mauroMolti, superficialmente, ne dubitavano. É successo che le segretarie di Ezio hanno invitato il direttore uscente a una cena di congedo. Alla fine hanno detto: “Niente dessert, andiamo a prenderlo in un posto carino, qui a fianco…”. Ovvero una sorta di spaziosa balera. Quando Ezio ha aperto la porta, si è trovato di fronte a quattrocento dipendenti di “Repubblica”, convocati e organizzati dal comitato di redazione. Festa a sorpresa, perfettamente riuscita! Testimoni affidabili mi hanno garantito che Ezio si è commosso, aveva i lucciconi agli occhi. Incredibile, ma vero: anche il duro ragazzo di Cuneo, cinico e inflessibile, rigoroso direttore, ha dunque un cuore, ormai è provato.

cesare@lamescolanza.com
20.01.2016