UNA INDISCREZIONE AL GIORNO… IL FUTURO DI SCOTT JOVANE

Il 12 settembre Pietro Scott Jovane ha deciso – lo ha annunciato la stessa azienda – di lasciare Telecom, dopo una breve esperienza come “chief commercial officer” (detesto l’abuso dell’inglese, ma questo è…). Scott Jovane è nato a Cambridge nel Massachusetts il 27 settembre 1968, quindi neo cinquantenne, sposato con due figli. In Italia è stato per tre anni (2012-2015) del gruppo Rcs. Adesso tutti si chiedono: dove andrà? Azzardiamo: un approdo probabile è al gruppo Fca. É molto stimato da John Elkann. C’è chi dice che l’apprezzamento é esteso ad Andrea Agnelli e così si é diffusa la voce che potrebbe sostituire, nella Juventus, Giuseppe Marotta.

OGGI VI DICO CHE… LA LIBERTÀ DI MENTE

“Il diritto di dire e di scrivere quello che penso e il diritto di ascoltare e di leggere quello che pensano gli altri.” (Roberto Gervaso)

“Chi si batte per la libertà di pensiero, proprio perché combatte una battaglia che ha già vinto in sé stesso, lo fa per difendere o affermare anche e soprattutto la libertà del pensiero altrui.”
(Alberto Giovannini, giornalista)

“Le persone chiedono la libertà di parola come una compensazione per la libertà di pensiero che usano di rado.” (Søren Kierkegaard)

“Bisogna sempre avere il coraggio delle proprie idee e non temere le conseguenze perchè l’uomo è libero solo quando può esprimere il proprio pensiero senza piegarsi ai condizionamenti.”
(Charlie Chaplin)

ATTUALIZZANDO… DISCORSO STORICO DI SAVONA

Paolo Savona, tutti lo sanno, doveva essere il ministro dell’economia, poi un improvviso intervento ne impedì la designazione. Comunque é entrato nel governo e ha brillato (era facile prevederlo) per competenza, sobrietà e correttezza. Lo stimiamo molto per la sua libertà di mente e gli abbiamo conferito il Premio Socrate per il merito. Ha pubblicato su Milano Finanza un articolo fondamentale per capire la nostra situazione economica e, in particolare, le polemiche tra Italia e Francia.

UN INIZIO FOLGORANTE

Questo è l’incipit del suo intervento, folgorante per chiarezza e incisività: “Si sente ripetere che la Francia può programmare un deficit di bilancio per il 2,8% del suo pil, mentre l’Italia non potrebbe, perché il suo debito pubblico è inferiore al nostro. Queste affermazioni sono fuori da ogni schema logico di macroeconomia e paiono frutto di ideologia e superficiale valutazione della realtà.
La Francia ha un doppio (twin) deficit, di bilancia estera e pubblica, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo che ha recentemente superato il tetto stabilito dalla Bce. Unico nei principali Paesi dell’euroarea il suo disavanzo estero di parte corrente è dell’1,1% del pil, seguito solo da quello della Grecia con l’1,2%. Vive cioè al di sopra delle proprie risorse. Il suo deficit di bilancio pubblico è del 2,4%, a livello di quello preventivato per il 2019 dall’Italia, attualmente al 2%. I dati sono quelli di The Economist, che sono ben standardizzati per i confronti internazionali.”

ITALIA E FRANCIA, “SCAVARE FOSSE O COSTRUIRE PIRAMIDI?”

Ed ecco il confronto: “Questa condizione richiederebbe una stretta fiscale, ma il saggio di crescita reale della Francia è nell’ordine dell’1,7%, leggermente superiore al nostro, comunque insufficiente per affrontare la sua disoccupazione del 9,2%, che non discosta dal 10,4% dell’Italia; ha dovuto pertanto scegliere se procedere nella direzione della stretta fiscale o puntare alla ripresa produttiva.
Si può discutere se abbia scelto di attivare lo strumento adatto, ossia la riduzione delle tasse, ma si deve ritenere che, se ha deciso di aumentare il deficit pubblico, la sua scelta è comprensibile, pur essendo conscia che il risultato sarà un peggioramento dei due deficit. Essa porta quest’onere a carico del resto del mondo, assorbendo risparmio estero.
L’Italia ha invece un avanzo di parte corrente sull’estero del 2,5%, vive cioè al di sotto delle sue risorse, e ha un 2% di deficit pubblico. La concezione più elementare di politica economica suggerisce di espandere la domanda interna; secondo i canoni più classici, anche «scavando fosse o costruendo piramidi». Intende invece affrontare la sua crisi di crescita, attualmente la più bassa dei principali Paesi dell’eurozona, puntando a un mix tra investimenti e spese correnti per combattere, in particolare, la povertà e la disoccupazione giovanile.”

IL CUORE DEL PROBLEMA

In Anteprima Giorgio Dell’Arti sottolinea: “Il punto dell’importante articolo di Paolo Savona, che mette a confronto in tema di deficit Francia e Italia, difendendo la scelta italiana del 2,4%, è però secondo me questo: che l’Europa, grazie alla differenza tra import e export, ha a disposizione – cioè teoricamente da investire – 476,8 miliardi di euro, e, di questi, 320,6 sono parcheggiati, fermi, in Germania. È una somma maggiore di quella di cui dispongono gli Stati Uniti.”

 

E SAVONA CONCLUDE…

“È giunto il momento di decidere chi vuole veramente l’Unione Europea, operando per mantenerla, o chi opera contro, facendo finta di volerla difendere.”

 

 

 

STEFANO FOLLI RAGIONA COL SUO CERVELLO…

Quanto a libertà di mente, aggiungo che stimo da sempre Stefano Folli, ma, da quando è passato a “La Repubblica”, se possibile anche un tantino in più. Perché ragiona con la sua testa e nei suoi articoli di analisi politica spesso si allontana dalla linea ufficiale del giornale. In questa occasione, non a caso, ha messo in rilievo l’importanza delle opinioni espresse da Paolo Savona.

 

 

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