RICORRENZE. NATI IL 29 APRILE

Andrè Agassi, Daniel Day-Lewis, Duke Ellington, Sara Errani, imperatore HiroHito, Luca Laurenti, Bernard Madoff, Enrico Mattei, Zubin Mehta, Michelle Pfeiffer, Sveva Sagramola, Uma Thurman, Tintoretto.
MORTI: John Kenneth Galbraith, Alfred Hitchcock, Santa Caterina.

RICORDO DI MOANA POZZI

Pubblico un articolo di Michele Focarete, un grande cronista (fiuto, qualità ed esperienza) che lavorò con me quando dirigevo (1988) “La Notte”.

AVREBBE OGGI 60 ANNI
di Michele Focarete
Auguri Moana. Il 27 aprile avrebbe compiuto sessant’anni. Ma i giovani belli, gli eroi, le icone, restano immutati nel tempo. Per cui è difficile immaginare come sarebbe diventata. Lei sogno erotico di generazioni intere. Tanto spinta e spregiudicata sulle scene, quando educata e mai volgare nella vita di tutti i giorni.
Alla straripante bellezza, aggiungeva grande intelligenza, tanto da essere stata capolista del Partito dell’Amore alle politiche del ’92 e spigliata candidata l’anno successivo alle amministrative di Roma. Anna Moana Rosa Pozzi, per tutti Moana, nasceva a Genova il 27 aprile 1961 e moriva il 15 aprile 1994 in una clinica di Lione. Aveva solo 33 anni.

LA MORTE E LA LEGGENDA

Una morte che era subito diventata leggenda e che aveva dato adito a versioni disparate sul male che l’aveva uccisa. Erano in molti a sostenere che se n’era andata per via dell’Aids. E forse anche questi dubbi erano serviti ad alimentare il mito.

Qualcuno, come ebbi modo di scrivere in un mio libro sulla Milano by night, si era spinto oltre e aveva ipotizzato che la bellissima pornostar non era morta, ma aveva simulato per ripiegare libera su una silenziosa e indisturbata vita lontana dal mondo. Mentre Il bollettino ufficiale dei medici che l’avevano curata fino alla fine, parlava di “cancro al fegato”. E fino alla fine le era rimasta accanto sua madre, Rosanna Aloisio, che proprio per volere della figlia, le leggeva Sant’Agostino perché “la faceva star bene”.

UNA FAMIGLIA SUPER CATTOLICA

Prima di chiudere gli occhi per sempre, ha stretto il rosario tra le mani e ha pensato ai nonni, “sperando di ritrovarli tutti in paradiso”. Proprio lei che ha fatto la storia del porno rivendicandone la scelta, mettendosi spesso in conflitto con la famiglia super cattolica che l’aveva mandata a scuola dalle Orsoline e dai Padri Scolopi e poi al Conservatorio ad imparare chitarra classica e clavicembalo.

LA SIGNORA E LA BESTIA

Oggi Moana, un padre ingegnere nucleare impegnato nel volontariato, avrebbe spento 60 candeline e sarebbe stata sommersa, come sempre, di attestati d’ogni tipo. A noi resta indelebile il suo ricordo fissato in un martedì di febbraio del 1989, cinque anni prima che morisse. Quel giorno al cinema Diamante di via Fabio Filzi, c’era di cartello “La signora e la bestia”, con Moana Pozzi. Proprio lei, l’esuberante pornoattrice che da tempo spopolava nel circuito hard e che in quei giorni lavorava al Teatrino dei fratelli Matera, in Largo Corsia dei Servi.
I suoi numeri erano sempre molto forti e coinvolgevano gli habitué delle prime file. Lei, biondissima, eterea, con le labbra colme di rossetto color rubino, dopo aver divorato il palcoscenico, ancheggiando e toccandosi, scendeva nuda tra il pubblico, afferrava un uomo per un braccio e lo portava sul palco. E qui, per il malcapitato, iniziava la “tortura”. Lasciando il poveraccio solo, meschinamente nudo a raccattare gli indumenti che l’audace vedette aveva sparso ovunque. Quella settimana di cartello c’era sempre lei nell’ultimo spettacolo serale dalle 23 all’una. A noi era venuta un’idea: chiederle di accompagnarla al cinema Diamante, dove appunto veniva proiettato il suo film. Per assistere alla reazione dei presenti in sala. Lei ci aveva risposto con il solito garbo e con un sorriso da soubrette, esagerato: “Mi sembra un’ottima idea. Vieni a prendermi qui domani pomeriggio”.

I GIAPPONESI ECCITATI

Quella sera, intanto, la prima fila del Teatrino era occupata completamente da turisti giapponesi. Tutti in giacca e cravatta, con camicia bianca. Erano andati solo per lei, sperando di essere scelti, denudati e messi alla berlina dalla loro “benefattrice”. Quando si era aperto il rosso sipario ed era apparsa Moana, tutta la prima fila nipponica si era alzata in piedi. All’unisono avevano unito le mani in segno di preghiera e si erano inchinati tre volte di seguito, prima dell’applauso corale.

TANTI SOLDINI PER FARE L’AMORE

Il giorno seguente, invece, eravamo andati da lei in taxi. C’eravamo fatti belli anche noi, indossando un completo blu, l’unico che avevamo e che mettevamo per le occasioni importanti, camicia bianca e cravatta a righe, una regimental che mia moglie mi aveva regalato a Natale. Sopra, un cappotto blu, in cachemire, che mio padre, sarto, aveva più volte girato, rigirato, allungato, accorciato, per seguire i miei capricci modaioli.
Moana si era presentata in tutto il suo splendore: un abito nero che aderiva alle sue curve perfette, con un decolté pronunciato e sopra una pelliccia di volpe bianca. In auto ci confidò che quando era ragazzina le piaceva fare l’amore e che naturalmente lo faceva gratis. “Quando però ho capito – disse con garbata ironia – che ci sono persone disposte a pagarmi per farlo, non mi sono mai tirata indietro. In fondo ho continuato a fare l’amore, che mi è sempre piaciuto tanto, ma mettendo da parte tanti soldini”.

ENTUSIASMO AL CINEMA

Per l’intero tragitto Moana non aveva detto una sola parola volgare. E la sua vitalità mista a sguardi buttati addosso non potevano non colpirti. Quando arrivammo al cinema la pellicola era già iniziata e sullo schermo c’erano già i peccaminosi preliminari. Nessuno si era accorto della nostra presenza. Ma quando si accesero le luci, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, i presenti si erano letteralmente catapultati attorno a lei. Domande di ogni tipo, autografi. Un tizio l’aveva persino implorata di sposarlo. E nessuno era più tornato al proprio posto, nonostante i continui inviti della direzione. Tanto che non venne più proiettato il secondo tempo.

Da quel martedì di febbraio del 1989, non la vedemmo più. Nel frattempo, Moana appariva in molte tv, Rai compresa. Si era guadagnata la stima di diversi intellettuali. Non ultimi Enzo Biagi che si spinse in un parallelo tra lei e i ladri di Tangentopoli: “È più rispettabile una persona che dà del suo in confronto di chi si appropria di ciò che è di altri”. Le ultime uscite sul piccolo schermo, però, la ritraevano magra, con i grandi occhi azzurri incastonati in un volto scarnito di persona malata. Poi, la morte.

Eppure, nella sua breve esistenza Moana era riuscita a fare un sacco di cose: comparsa in alcune commedie, la tv per ragazzi con esordio su Rai 2, il porno con il nome di Linda Heveret e con il battesimo hard nel film “Valentina, ragazza in calore”.

E ANCHE LA POLITICA

Persino la politica sul finire degli anni Ottanta, insieme con Ilona Staller, in arte Cicciolina. Dal palco del porno a quello della politica con il partito nato sotto l’egida delle provocazioni di Marco Pannella. Nel 1999, cinque anni dopo la sua morte, era stata fondata l’Associazione Moana Pozzi che avrebbe voluto la diva ancora viva e citava come motto una frase di Julius Evola che la diva aveva fatto sua: “Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai”. Auguri eterna Moana.

OGGI VI DICO… LA SEDUZIONE

“Quando sei stato sedotto da qualcosa, è bello non pensarci troppo e cullarsi nel piacere della seduzione”. (Philip Roth)

“A ogni donna corrisponde un seduttore. La sua felicità sta nell’incontrarlo”. (Søren Kierkegaard)

“Che una bella donna conceda o neghi i suoi favori, le piace sempre che le vengano chiesti”. (Ovidio)

“Non posso farmi santa perché ho sempre in mano l’arma del desiderio”. (Alda Merini)

“L’uomo sul momento non se ne accorge neanche e non sospetta ma lei sì e in quel momento stesso sale invincibile sul trono, incominciando il delizioso gioco di farlo impazzire”. (Dino Buzzati)






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