OGGI VI DICO CHE… IMPORTANTE E’ CIO’ CHE DESIDERIAMO

“C’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera” (Henry David Thoreau).

ATTUALIZZANDO… LA VOCAZIONE, PRIMA DI TUTTO

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Parole sante. Il problema è complicato,  ma il cuore della soluzione è quello centrato perfettamente da Thoreau. Noi umani, rendendocene conto o senza rendercene conto, lucidamente o confusamente cerchiamo un risultato: il raggiungimento di una serenità, di un equilibrio perfetto verso il nostro io interiore. E la felicità della propria anima è superiore ad ogni altro tipo di felicità. Il problema, ripeto, è complesso, proprio perché non ci è mai chiaro ciò che desideriamo, sopra ogni altra cosa. Pensiamo di aspirare alla ricchezza e scopriamo tardivamente che invece desideravamo soprattutto una pace spirituale. Siamo innamorati di una donna o di un uomo, pronti a sacrifici e a rinunzie, pensando che quel sentimento sia prevalente, poi sbattiamo la faccia contro un muro e riusciamo a capire che l’amore è eterno… finché dura; abbiamo ben altre esigenze. E così via. Rinunciamo da perfetti laici a dare importanza alla figura di un Dio, poi (non solo quando l’aereo balla, come ironizza Woody Allen) ci accorgiamo che senza Dio niente, o pochissimo, ha senso. Ci entusiasmiamo di fronte alla nascita di un figlio o di un nipote, per l’emozione non riusciamo ad accettare, realisticamente, il concetto che abbiamo messo al mondo un altro infelice… Debbo continuare? Incontro molti giovani che chiedono un aiuto o un consiglio per trovare un posto di lavoro. Domando: ma tu cosa vuoi fare, più di tutto? Risposta, per me deludentissima: qualsiasi cosa. Sono convinto che ognuno di noi abbia una vocazione, la scorciatoia per arrivare ad avere successo è quella di insistere sulla realizzazione dei nostri desideri. Se si accetta qualsiasi cosa, si accetta qualsiasi probabile insoddisfazione , o frustrazione. Certo, è inevitabile che spesso possano, anzi debbano esserci soluzioni alternative. Ma debbono essere consapevoli, ragionate, con vantaggi concreti.

SCIATTERIE / I LAVORI SULL’OLIMPICA DI ROMA

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La preziosa tangenziale Olimpica di Roma, creata per le Olimpiadi del 1960 e perciò ribattezzata Olimpica, è stata minacciata da alcune frane. I lavori per gli aggiustamenti sono stati assegnati, intanto per alcuni lunghi tratti l’Olimpica è percorribile su una sola corsia. Utilizzo quasi quotidianamente l’Olimpica, anche più di una volta al giorno: crepa, se si è mai visto, me lo dicono anche tanti tassisti ed amici, un solo operaio al lavoro. Vox populi, per compiere i lavori si dice che saranno necessari sei mesi. Per me, non basteranno sei anni. Da cosa dipende questa sciatteria? Il Comune non ha soldi e la società incaricata dei lavori ha problemi di anticipi? E’ il primo pensiero. Non mancano altre ipotesi, burocratiche, secondo i nostri costumi. Intanto la sciatteria è evidente per milioni di automobilisti e il traffico, cruciale, procede a singhiozzo.

ALLACCIATE LE CINTURE: OZPETEK MI HA DELUSO

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Orribile il primo tempo, quasi magnifico il secondo. Il bravo regista turco, autore di alcuni capolavori, questa volta mi ha deluso. Intanto, il titolo: sciocco, inadeguato. La storiella è molto esile, mai illuminata da quei lampi di genialità a cui Ozpetek ci aveva abituato (più di tutti mi aveva incantato “Saturno contro”). Delusione anche per la protagonista, Kasia Smutniak: ha due sole espressioni, quella assorta, ma inespressiva, di serenità; e quella assorta, uguale, e comunque inespressiva, di malinconia. Non è all’altezza. Tante altre giovani attrici italiane avrebbero fatto meglio. A cominciare da Ambra Angiolini, scoperta e valorizzata proprio da Ozpetek. Segnalo, come unica o quasi nota positiva, la presenza di un ex bullo di Maria De Filippi, Francesco Arca: in certe inquadrature mi ha ricordato, non insultatemi!, Gian Maria Volontè. Il fisico e l’espressione maschia ci sono: però, caro Francesco, anche tu, come la signora Smutniak, devi capire in fretta che fare l’attore è un’atra cosa.

DANIELA CAROSIO LASCIA FERROVIE DELLO STATO

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Ho appreso ufficialmente, dopo aver avuto pettegolezzi che mi apparivano irrealistici ed esagerati, che Daniela Carosio ha lasciato il suo incarico alle relazioni esterne delle Ferrovie dello Stato, governate con discutibile stile dittatoriale da Mauro Moretti (per fortuna sua, ma anche nostra, non lo hanno fatto ministro, come sussurrato da curiosi boatos). Daniela è brava, anche bella e non guasta, elegante e preparata al meglio per il ruolo di rappresentanza. Troverà sicuramente altre posizioni prestigiose di lavoro. Nel divorzio, temo che ci perderà FFSS, il rischio è che l’immagine per quanto riguarda i treni italiani, non fortunati in questo periodo, si appesantisca di sfumature arroganti nei rapporti e nei comunicati, insopportabili visto il funzionamento delle cose. Il leader Moretti non trasmette simpatie: bravo indiscutibilmente, ma convinto, e non sono pochi oggigiorno, di essere un unto del Signore di fronte a noi scostumati cittadini e utenti. E la Carosio aveva il merito di riuscire a filtrare questa antipatia e a trasmettere il meglio delle Ferrovie.

FEDERICO FABRETTI ALLARGA IL SUO REGNO

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Federico Fabretti ha tre anime: è (mi dicono) un finissimo e sensibile poeta; è un manager ossequioso e ligio verso il suo capo azienda Moretti; per la terza anima parleremo un’altra volta. Dopo l’uscita della Carosio, Fabretti ha accorpato agli incarichi che già aveva anche le competenze e il lavoro di Daniela. Ufficio stampa e comunicazione, più relazioni esterne. Un territorio di infinito potere, ovviamente, e non potrebbe essere altrimenti, sotto il controllo del generale Moretti. Come un poeta, nei lugubri ambienti di piazza della Croce Rossa, possa riuscire a mantenere la sua ispirazione, laddove anche un Vittorio Alfieri, incatenandosi a una Freccia Rossa anziché alla sua sedia, non resisterebbe una settimana, questo per me è incomprendibile. E come la terza anima, per ora non citata, di Fabretti, possa gioiosamente estrinsecarsi in quell’inferno burocratico, mi è incomprensibile. Ma tant’è. Fabretti è un bravo manager, forse un capolavoro da preservare, affidandolo al WWF.
PAGELLE / MORETTI, FABRETTI E CAROSIO: PICCOLE CORREZIONI

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Ciò premesso, nelle nostre pagelle aggiungiamo mezzo punto alla signora Carosio, togliamo un punto a Moretti e lasciamo stabile la posizione del poeta Federico che con i nuovi poteri continuerà nello stesso standard, né meglio ma neanche peggio di prima.

 

 

 

11.03.14

cesare@lamescolanza.com