OGGI VI DICO CHE… ESISTONO LE BUONE NOTIZIE?

“Buone notizie”, poesia di Thich Nhat Hanh

“Le buone notizie non vengono stampate.
Le buone notizie le stampiamo noi.
Ne tiriamo un’edizione speciale ogni momento
e vorremmo che la leggessi.
La buona notizia è che sei vivo
e che l’albero di tiglio è ancora lì, discount
e svetta saldo nel rigido inverno.
La buona notizia è che hai splendidi occhi
che toccano il blu del cielo.
La buona notizia è che
il tuo bambino è lì davanti a te,
e che tu hai due braccia disponibili.
Abbracciarsi è possibile.
Si stampa solo ciò che non va.
Guarda ognuna delle nostre edizioni speciali:
noi offriamo tutto ciò che va.
Vogliamo che tu ne tragga benefici
e che ci aiuti a proteggerle.
Lì, sul marciapiede, un fiore di tarassaco
ci offre il suo splendido sorriso
e canta la canzone dell’eternità.
Ascolta! Hai orecchie in grado di udirla.
China il capo. Ascoltala.
Lasciati dietro il tuo mondo di dolore
e di preoccupazioni
e sii libero.
L’ultima buona notizia è che puoi farlo”.

ATTUALIZZANDO…LA FAVOLA DI DONADONI PER ANQUILLETTI

ROBERTO DONADONIMario Angelo Anquilletti, detto “Anguilla”, scomparso nel gennaio del 2015, fu un grande campione di calcio, terzino destro del Milan negli anni sessanta: uno scudetto, una Coppa Campioni (la Champions si chiamava così), due Coppe delle Coppe, una Coppa Intercontinentale. Grandissimo per la sua correttezza: mai espulso in 278 partite. E, fuori campo, uno che si fidava di tutti: così falsi amici e truffatori professionali riuscirono a polverizzargli un paio di miliardi di lire, che aveva risparmiato nella sua lunga e prestigiosa carriera. Oggi il figlio William rivela che la famiglia era finita sul lastrico, a causa dei debiti lasciati dal campione. Perfino la casetta di proprietà (a Bellusco, dove la vedova vive con i due figli), ipotecata, stava per essere perduta, per una insolvenza di 50mila euro. A saldare il debito, a salvare la casa e ad aiutare la famiglia del campione finita in povertà, é stato Roberto Donadoni, compaesano di “Anguilla”, ex campione del Milan, oggi allenatore del Bologna. Al di là di questo episodio Donadoni è apprezzato come uno dei pochi uomini onesti e generosi che illuminano il mondo del calcio: non avrebbe voluto pubblicità per il suo intervento, ma bene ha fatto William a parlarne e Carlos Passerini a scriverne, oggi sul “Corriere della Sera”.

ASSICURAZIONI. GENERALI / 1. NEL NOME DI KAFKA…

kafka5Ho appena pubblicato un librino dal titolo “Nel nome di Kafka, l’assicuratore”. Pochi sanno che il grande scrittore, come tanti altri suoi colleghi, anche famosi (Thomas Mann, Faulkner, Bernanos…), lavorò nel mondo delle assicurazioni, per un breve periodo anche alle Generali. Quasi tutti scaldavano la sedia, scrivevano i loro libri, aspettavano lo stipendio alla fine del mese. Kafka no. Pur detestando il suo lavoro (come sapevano familiari e amici), lo svolgeva con rigorosa e minuziosa applicazione. Diventò un apprezzatissimo ispettore per le perizie: nel libro ho pubblicato alcune sue relazioni. Dedicandomi a questo argomento, mi sono appassionato a quanto accade nel mondo delle assicurazioni e perciò sono interessato, tra l’altro, alle decisioni che verranno prese per individuare il sostituto di Mario Greco al vertice delle Generali. Posso dire che questa società è per fortuna estranea – rara avis! – a relazioni dubbie o, peggio, collusioni ambigue col mondo della politica. E perciò sono certo che le decisioni saranno prese con il rigore esemplare che distinse Franz Kafka, nel suo piccolo ruolo. La nomina è prevista a giorni, comunque entro febbraio.

ASSICURAZIONI GENERALI / 2. LE DISCUSSE DIMISSIONI DI GRECO

MARIO GRECOSulle repentine dimissioni di Greco, ceo uscente, tuttora si fronteggiano varie spiegazioni. Conflitti con i soci sul futuro, anche perché Greco voleva un rinnovo contrattuale di tre anni (non accordatogli) con pieni poteri? Affascinazione umanissima e non resistibile per il nuovo incarico super dorato (economicamente) in Svizzera? Disagi e inopportunità continuamente emergenti per l’evidente insofferenza verso l’Italia e il management italiano in particolare?
Per quanto mi riguarda penso che si sia trattato di un mix di queste tre spiegazioni; e certo non arriveranno da Greco, che notoriamente detesta i giornalisti, ulteriori chiarimenti. Con un pizzico di malizia, qualcuno aggiunge che per Greco, dopo la prima fase del suo mandato (caratterizzato da un indiscutibile successo) si profilava quella da lui meno gradita, anche alla luce delle precedenti esperienze: il passaggio dall’amata finanza e dalle amatissime strategie all’impegno, per lui più ostico, nello sviluppo industriale.

ASSICURAZIONI GENERALI / 3. I QUATTRO CANDIDATI PER IL LEONE

COLLAGE ASSICURATORIPer domani è indetto un cda straordinario, non è detto che sia già annunciata una decisione definitiva (non ci credo, ma vengono ipotizzate anche soluzioni transitorie). Per me i candidati sono quattro: Philippe Donnet, Sergio Balbinot, Alberto Minali, Monica Mondardini. Ad essi non posso non aggiungere Giovanni Liverani, ad di Generali in Germania, perché citato, ma solo come “triumviro” da una firma prestigiosa del giornalismo economico, Stefano Cingolani; e un carismatico “esterno”, Carlo Clavarino, lanciato da “Affari italiani”, sponsorizzato da Alberto Nagel di Mediobanca.
Per temperamento, sono incline a previsioni e scommesse. Ma questa volta è difficile. Posso aggiungere che Sergio Balbinot ha solide esperienze internazionali (anche in Cina); Alberto Minali ha il punto di forza nella sapienza nel settore finanziario e, come Balbinot – numero due con Perissinotto e Greco – e Donnet, ha esperienze e curriculum di manager interno; Philippe Donnet è considerato generalmente favoritissimo e genericamente pupillo, alla vigilia, del cda; Monica Mondardini, esterna ma nelle Generali ha lavorato, domina il gruppo Espresso/Repubblica, ha rifiutato Poste e Ministeri, ma al Leone sarebbe sensibile.

ASSICURAZIONI GENERALI / 4. L’ENIGMA BOLLORÉ

Vincent BolloréHanno scritto che il premier Renzi sarebbe intervenuto per scongiurare il pericolo che anche le Generali finiscano in mani straniere (leggi Vincent Bolloré). Stento a crederci. Come ho detto, tradizionalmente Trieste (fino a Greco, molto severo verso Roma) è rimasta estranea alla politica. Dubito che si cambi percorso, ora. Non si parla più triestino oggi, qualcuno forse stenta ad esprimersi in un buon italiano, ma di certo non si parla politichese, né toscano né romano. Comunque sia la difficoltà di fare previsioni nasce dall’indecifrabilità degli azionisti più potenti e influenti. Carlo Clavarino è sostenuto da Mediobanca? Alberto Nagel è influente certo, ma Bolloré, Caltagirone, De Agostini e Del Vecchio, tra Mediobanca e Generali, hanno forte voce in capitolo, eccome.
La figura più enigmatica è Vincent Bolloré, abile, machiavellico, pronto se necessario a cambiare cavallo e alleanze: due volte (con Bernheim e Geronzi) ha modificato, in modo inatteso, il suo sostegno.

UNA DOMANDA PER SALINI: COME VA CON RENZI?

pietro-saliniSolo i lettori più attenti ricorderanno che, raccogliendo indiscrezioni e forse malizie, qualche giorno fa chiedevo quale fosse il motivo della mancata partecipazione di Pietro Salini ad una prestigiosa cena offerta da Renzi a centinaia di industriali in onore del presidente dell’Iran. Non amo il gossip, ma quando è legato a situazioni di potere gli approfondimenti sono indispensabili. Ed eccomi qui.
Dapprima ho dovuto sottolineare il silenzio/riserbo di Luigi Vianello, fiduciario di Salini, per la comunicazione. Poi Vianello mi ha mandato gli auguri per la mia cagionevole salute, aggiungendo che troppo male non dovrei stare, visto che mi occupavo di “sciocchezze”. Rispondo: Vianello (a proposito di Generali: fu potentissimo, all’epoca di Geronzi) è un ottimo professionista, ma qualche volta mi lascia interdetto. Intanto: si può sapere, o no, la ragione del forfait di Salini? Poi: la domanda è incentrata sui rapporti tra Salini e il premier Renzi. Rapporti degni di attenzione. Ad esempio, “Il Fatto” ha scritto che grazie all’abilità diplomatica di Renzi, il gruppo Salini è riuscito a vendere la controllata Todini a un gruppo kazako. Inoltre ha ottenuto un grosso appalto e oggi segue con buone speranze il progetto del ponte sullo Stretto, da quando è riemerso nelle intenzioni del premier. Invece, nessun affare è stato concluso con l’Iran. C’è stato forse un raffreddamento o qualche incomprensione col capo del governo? Chiedo perciò a Vianello senza intenzioni polemiche: conferma che la mia domanda é una “sciocchezza”? Se me lo dimostra, chiedo scusa a lui, a Salini – che può, come tutti, cenare con chi vuole e quando vuole – e soprattutto ai lettori. Però, sarebbe interessante sapere se alla radice del forfait ci sia stato un forfait o un impegno, come si dice, preso successivamente. E ringrazio per l’attenzione alla mia salute (che mi sembra in lieve, promettente ripresa).

cesare@lamescolanza.com
08.02.2016