“Il ghostwriter di Donald Trump deve essere Stefano Bettarini” (Donato Moscati).
ATTUALIZZANDO… COMUNQUE, DONALD TUTTA LA VITA
Ovviamente io sono per Trump. Come sempre, per i perdenti, quelli massacrati dai media, quelli che hanno qualche qualità ma riescono a distruggerle. Ma la battuta di Donato Moscati, che è un mio eccellente allievo, è fichissima. E quindi le do il posto d’onore. Trump perde di sicuro, o addirittura si ritirerà sotto una pressione sempre più insostenibile: vincerà quella grande paracula di Hillary, da trent’anni al potere, alleata solidate e complice di ogni potere istituzionale e oscuro, la moglie esemplare che, per non perdere lo status e difendere (ipocritamente?) la famiglia, ha incassato senza smorfie e senza tentennamenti le rivelazioni sugli “atti sessuali impropri” del marito Bill con Monica Lewinsky (e non solo con lei, dicono tanti: così ha accusato Trump, che pure ha vizietti suoi e un linguaggio sguaiato). Però, Trump mi piace perché fa paura alla Casta, un po’ – permettetemi il volo pindarico – come la Casta italiana ha paura dei nostri grillini – che sono senza macchia, a differenza di Donald, salvo pasticci gaffe incompetenze e sviste. Viva Trump, viva i grillini: mi piacerebbe che menassero un po’ di botte ai soliti noti, ma temo che almeno in America non succederà.
ANCORA SU TRUMP, MA DAVVERO È INEBETITO?
Su “Il Corriere” di oggi Giuseppe Sarcina firma un interessante pezzo, ostile la sua parte come tanti altri, sull’antagonista di Hillary. Non credo, secondo regole redazionali, che sia lui a fare il titolo, né a scegliere la foto di Trump con quegli occhi minacciosissimi. Comunque l’occhiello suona così: “Ha passato le ultime ore prima del dibattito tra lo sconcerto e la rabbia. Inebetito e furioso”. Ma davvero? E chi lo assicura? Inebetito? Ecco, sono questi gli eccessi che non mi piacciono nella comunicazione dei media, clintoniani senza se e senza ma.
PREFERIVO IL PRECEDENTE “FOGLIO” DEL LUNEDÌ
Sì, mi piaceva di più, con quei bei delitti a sinistra e gli amori a destra, con il magnifico bouquet selezionato da Giorgio Dell’Arti, ovvero gli articoli più avvincenti dei giornali usciti in settimana: almeno, per quanto mi riguarda, quelli che uno mette da parte per leggerli con calma, e poi se ne dimentica. È un gran bel giornale questo nuovo “Foglio”, ci sono varie cose da leggere, ma preferivo i servizi di prima. Ho letto un lungo articolo dell’Elefantino, ovvero il mitico Giuliano Ferrara, come sempre impetuoso, combattivo e di alto livello sul profilo culturale: un cazzottone in faccia a Trump. Però, vedi sopra, non ho cambiato idea. E se mi chiedete se prevalga la simpatia per il buzzurro o l’antipatia per la perfidona, la risposta è schietta: non voterei la perfidona neanche sotto tortura.
COMUNICAZIONE / SPICCIOLI E QUALCHE VELENO
Aldo Grasso sottolinea il grado minimo di creatività di due testimonial eccezionali, Gigi BUFFON e Max PEZZALI. Ha ragione, anche sulla base di quanto mi dicono i cosiddetti informati: Buffon si esibisce su vari fronti, con l’obiettivo di prendere prima o poi il posto che fu di Platini al vertice della Uefa (o su altre poltrone analoghe). Ma io sono all’antica, preferisco i miei idoli, anche nella pubblicità: Francesco TOTTI.
“Il Corriere Economia” presenta l’assetto della “squadra” delle Generali, al servizio di Philippe DONNET: Alberto Minali, Marco Besana, Giovanni Liverani, Luciano Cirinà, Eric Lombard, Frédéric de Courtois.
Mi sembra di averlo già detto o scritto un’altra volta almeno, ma ribadisco: per me la rubrica di Michele SERRA su “La Repubblica”, “L’amaca”, è insopportabile. Non per i contenuti, questo non posso dirlo: non la leggo mai, e non la leggo perché, per uno snobismo efferato, non propone un titolo. Per me, nel giornalismo la chiarezza e la divulgazione sono essenziali. Perché dovrei leggere Serra, se neanche si dà la pena di comunicarmi l’argomento con un titoletto? Perché è Serra? Ma va!
Questa l’avevo messa da parte, il 9 settembre: l’ineffabile rubrica “Alta società” di Carlo ROSSELLA. Addirittura se la prendeva con Virginia RAGGI, uno sport molto diffuso allora e anche oggi. E sapete perché? “Perché indossa sempre un tailleur nero, a volte un po’ stropicciato?”, si chiedeva sgomento Carlito el Drito: “Si colori, vesta di azzurro, impari a vestirsi con colori e tailleur diversi dal banale nero – Campidoglio”. Ma va! Anzi: ma si può? Non c’è limite al ridicolo?
LETTERE / GLI AMERICANI: NO A COLOMBO E AL COLUMBUS DAY
“Caro Direttore, nel 1937 il governo federale dichiarò ufficiale il 10 ottobre come Columbus day in America. Gli americani non l’hanno mai accettato. Mai Colombo, sempre Columbus, “un genovese più spagnolo che altro” hanno scritto. “Uno che arrivò nel nuovo mondo il 12 ottobre 1492 credendo di essere arrivato nelle Indie”. “Rubò a piene mani per portare i tesori alla regina di Spagna”. Cose carine così…Oggi è partita una lotta aperta per eliminare il Columbus day e sostituirlo con Indigenous People’s day. Ne parlano radio e tv. Insomma l’America che non ci vuole bene, anzi che ci disprezza. Il tuo giornale (che mi piace moltissimo) ha un particolare stile, diverso da tante altre testate. Quindi non so se ti va di dedicare un tuo pensiero pungente a questa cosa.
Buon lavoro. Benny Manocchia”. Rispondo: mi sembra ininfluente che Colombo ritenesse di essere approdato nelle Indie. Se l’America oggi esiste, lo deve comunque a quell’impresa, al viaggio del nostro Cristoforo e allo sbarco in una terra all’epoca sconosciuta nel mondo.
LETTERE / ANCORA SUL GIOCO D’AZZARDO!
Da Eugenio Bernardi (videoberny@tin.it) ricevo una lunga lettera aperta, indirizzata prioritariamente al capo del governo, Matteo Renzi. L’argomento, l’ennesima discussione sui tagli minacciati agli operatori del gioco, in questo caso ai gestori di slot machines nelle tabaccherie e in altri esercizi commerciali. Giustamente Bernardi contesta i minacciosi annunci del premier: lo Stato può permettersi di rinunciare a 4,4 miliardi di incasso? Si possono mandare a spasso 5mila aziende di gestione e produzione? Seguono argomentazioni, cifre, riflessioni ineccepibili, con un polemico accenno alla legge che vorrebbe legalizzare la cannabis e droghe leggere.
Rispondo: sono quasi esausto di dover ripetere, sia pur sinteticamente (dopo aver scritto una decina di libri) le mie opinioni. Schematicamente: 1. Sono contrario ad ogni forma di proibizionismo e di censura, sono liberale e libertario, e dunque penso che chiunque abbia voglia di giocare dovrebbe avere la facoltà di farlo, a patto di non recare danni agli altri, rispettando le leggi vigenti. 2. In tutto il mondo civile si fa così, non capisco il motivo per cui in Italia si dovrebbe fare diversamente. 3. Le casse scassate – per corruzione e sprechi infiniti – dello Stato ricavano dal settore del gioco un contributo prezioso, molto ingente. Come possiamo permetterci di rinunciarvi? 4. Di più: è provato che il proibizionismo non serve a nulla, basterà ricordare la famosa lotta all’alcol negli Stati Uniti. Se ci sono proibizionismi, i settori proibiti sono presi d’assalto dalla malavita, mafie, camorre, senza alcuna protezione e tutela per i cittadini. 5. Conclusione, molto semplice: come si fa altrove, tocca allo Stato, ovvero al governo designato, fare in modo che non ci siano abusi, reati, scorrettezze… Se lo Stato non è capace, bisogna pretendere che lo sia. Assurdo chiudere o ridurre il gioco, basterebbe vigilare e intervenire, per assicurarne la correttezza.
SIGNOR RENZI, A PROPOSITO DI VIGILANZE, LA PARMALAT…
Mi segnalano che la Parmalat ha deciso di non rifornirsi più dell’eccellente latte ligure, ma di rivolgersi alla Cina! Perché? Cosa dice il governo? Nelle sue bottiglie e nei suoi cartoni la Parmalat segnala almeno, con chiarezza ed evidenza, che non si tratta di latte nostrano, ma di latte importato dalla Cina? Ringrazio chiunque mi aiuti, come ha fatto il signor Bernardi con il gioco, a capire e a sapere di più. Confidare in una puntualizzazione del governo? Sarò pessimista, ma mi sembra un’utopia.
cesare@lamescolanza.com
10.10.2016