OGGI VI DICO CHE…VOTO DI PROTESTA O DI CAMBIAMENTO?

“E’ stato un voto di protesta o di cambiamento? Mi dica lei che differenza fa! Perché io ci ho pensato molto e non ho capito…” (Sabrina Ferilli a Giovanni Floris, “Di martedì” su La 7).

ATTUALIZZANDO… MA LA DIFFERENZA C’É ED É IMPORTANTE

SabrinaFerilli-770x470Mi permetto di contraddire una delle più belle (e intelligenti) attrici del nostro cinema. La differenza tra protesta e cambiamento c’è, è notevole, e bene ha fatto Renzi, nel mezzo dei suoi guai, ha darle rilievo. Coraggiosamente, forse: perché, come è evidente, è un’ammissione della sconfitta del suo Pd, e molto più semplice sarebbe stato per lui insistere sul ritornello della protesta, “perfida e ingiustificata”, che darebbe – da sola – forza e struttura al presunto populismo del M5S.

COS’É LA PROTESTA E COS’É IL DESIDERIO DI CAMBIAMENTO

raggi_appendinoCerto non è un fenomeno nuovo: è antico, universale. Sabrina, ha presente lo slogan “Piove, governo ladro”? Si protesta a prescindere, niente ci sta bene, non si entra nel merito dei problemi: si dice basta, non se ne può più, si premia il partito che sostiene, alla Bartali, che “gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”, oppure neanche si vota, per esprimere un totale dissenso.
Il desiderio di cambiamento è tutt’altra cosa. Intanto, si va a votare: per dare il voto a coloro che – si presume – sapranno cambiare le idee e le azioni di chi ha governato e amministrato, fino ad oggi. Non c’è un bersaglio unico, il desiderio di cambiare e migliorare le cose punisce chi – qualsiasi traguardo abbia raggiunto – non è apprezzato per l’incapacità di migliorare e cambiare. Così succede che la Raggi trionfa a Roma, corrotta e devastata: è considerata la rappresentante, l’unica credibile, di un movimento in grado di avere l’energia per girare pagina. Ugualmente la Appendino si impone a Torino, in una ben diversa cornice: Fassino ha fatto bene, il centrosinistra governa da 23 anni, ma ora bisogna cambiare – dicono gli elettori in modo eloquente – perché non è stato fatto abbastanza. E così via: Parisi sfiora un clamoroso successo a Milano, anche lì molti elettori non vogliono dare via libera al successore di Pisapia, che pure è stato un sindaco apprezzabile. E ancora: in alcune piazze tradizionalmente fedeli (Varese!), i sindaci della Lega vengono abbattuti, ma altrove vengono eletti, a scapito del centrosinistra, e viceversa. Addirittura a Benevento viene recuperato come sindaco Mastella, che fu ministro e potentissimo nella Prima Repubblica (“si stava meglio quando si stava peggio?”).

LA REAZIONE DI RENZI / 1. IL PERCORSO COMUNQUE É IMPERVIO

renzi - CopiaAnche qui l’analisi, in apparenza complicata, mi sembra semplice. Il premier riconosce (finalmente) un ruolo politico al movimento di Grillo, che a Roma e Torino ha conquistato il diritto a governare. Non è protesta, è cambiamento: ha detto. A me, come ho detto, sembra un’ammissione coraggiosa. Se invece – non è da escludere – il ragionamento di Renzi fosse diverso (In sintesi: gli italiani non protestano tanto contro di me e il Pd, ma hanno voluto abbattere tutti coloro, di qualsiasi partito, erano alla guida delle varie città, esigendo un cambiamento) commetterebbe un micidiale errore. Perché Renzi fondava il suo successo, la luna di miele con gli italiani, con le promesse di cambiamento, rottamazione, vita nuova: ne era l’araldo e il protagonista. Oggi non lo è più, l’araldo non è più lui: questo ha detto il voto, e forse di più. Gli elettori gli hanno detto: non ti crediamo più, non sei tu il cambiamento, non abbiamo più fiducia nella tua voglia né nella tua capacità di cambiare; ci rivolgiamo ad altri, in misura massiccia ai grillini, ma anche ad altri; e nel centrosinistra i pochi premiati sono quelli ben distanti da Matteo.
É un segnale forte, importante, in parte anche inatteso. Renzi rischia tutto se non correrà ai ripari, a cominciare dal referendum, ma anche prima, nel dibattito all’interno del partito di cui è segretario. C’è chi dice, così ho sentito Marco Rizzo stamattina in tivù, che Renzi “è già spacciato”. Non lo credo, ma il suo percorso è pieno di chiodi visibili e di invisibili mine, comunque di buche più numerose e insidiose di quelle che ci affliggono, nelle strade di Roma.

LA REAZIONE DI RENZI / 2. LETTERA E REPLICA DI BISIGNANI

bisignani“Caro Cesare, grazie per aver ripreso la mia lettera di oggi al Direttore de Il Tempo. Il mio voleva essere solo un pressante stimolo a Renzi perché si metta davvero a governare assieme a tutti i suoi ministri e alla complessa macchina dello Stato. ‘Damose da fà, gli avrebbe detto Papa Woytla. Altrimenti Di Maio non ce lo leva più nessuno perché questa legge elettorale, se non viene cambiata, sembra scritta da quel genio di Casaleggio che da lassù, magari proprio accanto ad Andreotti, si starà sbellicando dalle risate. Un abbraccio. Luigi Bisignani”. Rispondo: l’idea di Di Maio premier non mi dispiace affatto.

FERMATEMI! STO DIVENTANDO GRILLINO?

movimento 5 stelleQuesto conturbante pensiero mi ha assalito sentendo in televisione tutti quelli che ripetono compulsivamente il titolone di ieri di Vittorio Feltri: “Ma saranno capaci?”, riferito ovviamente a Virginia Raggi e Chiara Appendino. Signori miei, ve lo dice – con il cuore – uno che grillino non è e non lo sarà (al massimo, simpatizzante speranzoso): ma i predecessori della Raggi sono stati capaci? Sala sarà capace? E tutti gli altri neoeletti? Non è, questa domanda, maliziosa e impertinente, che potrebbe – poteva, potrà – essere rivolta a chiunque, prima e dopo. Renzi sarebbe stato capace, è stato capace? Potevamo ugualmente chiedercelo, no? E Salvini? E Giachetti sarebbe stato capace? O Marchini? E, guardando al recente passato, non sarebbe interessante un dibattito sulle capacità di Berlusconi, D’Alema, Bossi, Prodi, Letta, Monti e compagnia cantante? É una domanda che potrebbe e dovrebbe essere rivolta a tutti. Viene posta a Raggi e Appendino – il primo giorno di scuola – solo perché sono facce nuove? E allora?!? Alla luce dei precedenti, per me è un fatto positivo e incoraggiante. Ma non sono grillinooooo! Direi che è una questione di fair play. Vogliamo dare alle due signore almeno un mesetto di tempo, prima di occuparci delle loro capacità?

GIACOMO MANCINI, UN GIGANTE

ManciniNel sessantesimo anniversario della sua nascita, Giacomo Mancini è stato ricordato a Cosenza, grazie soprattutto alla volontà del figlio, Pietro. Mi è stato impossibile partecipare, ma vorrei dire qualche parola, qui. Mando un affettuoso saluto a Pietro, che fa ciò che gli è possibile (e non è poco, grazie alla sua determinazione) per mantenere vivo il ricordo dell’insigne papà: non solo per una naturale e personale motivazione affettiva, ma anche per una giusta esigenza di rispetto verso un protagonista della politica. Giacomo, anzi Giacomino (come affettuosamente lo chiamava chi, come me, gli voleva bene) è stato un gigante della politica italiana negli anni sessanta e settanta. Un leader socialista propulsore e rivendicatore dell’autonomia del suo partito. Un precursore, un visionario, uno stratega. Un uomo “avanti” rispetto ai tempi, sempre. Un decisionista senza se e senza ma: così ha imposto l’autostrada e l’Università, dando alla Calabria la possibilità (cinquant’anni fa!) di una civile modernità, per la quale ancora si lotta. E, last not least, costantemente tormentato da insinuazioni, campagne diffamatorie, accuse, processi giudiziari ingiusti, solo organizzati strumentalmente allo scopo di ridimensionarne la credibilità, il potere, le prospettive: un vergognoso episodio di brutale lotta politica.
Mi piacerebbe che ci fosse, presto e appena possibile, un’iniziativa di livello nazionale (politica, sociale, culturale) per dare a Giacomino ciò che gli italiani, non solo noi amici e sostenitori, gli debbono: il riconoscimento del ruolo storico che ha avuto e la valutazione oggettiva delle ostilità che gli sono state riservate, in quanto calabrese e in quanto socialista.

IL LIBRO DI CELOTTO / SE VOLETE CAPIRE LA BUROCRAZIA

celottoIeri c’è stato un dibattito sul libro di Alfonso Celotto “Non ci credo, ma è vero. Storie di ordinaria burocrazia” (edizione Historica), organizzato da Associazione Civita. Sono intervenuti Giuseppe Salvaggiulo (giornalista de La Stampa), Gianni Letta (presidente dell’Associazione Civita), Filippo Patroni Griffi (presidente di sezione del Consiglio di Stato) e ovviamente il prof. Celotto.
Tra gli argomenti discussi: Amministrazione, Burocrazia, Diritto, Legge, Ministeri, Politica, Pubblico Impiego, Stato, Storia. Digitando www.lamescolanza.com troverete, se volete, altre notizie. Qui ribadisco quanto ho già scritto: Celotto è un genietto uno e trino, manager, giurista, scrittore. Nel suo mirino c’è soprattutto la burocrazia, istituzione indispensabile, epperò anche male oscuro, spesso, del buon funzionamento di qualsiasi amministrazione. Celotto se ne occupa con ironia e qualità divulgativa, e questo è un ulteriore suo merito.

cesare@lamescolanza.com
22.06.2016