RICORRENZE… PETROSINO

Centodieci anni fa.
Venerdì 12 marzo 1909. Muore assassinato a Palermo, a 48 anni, il poliziotto Joe Petrosino. «La sua vita era una placca d’argento: il distintivo numero 285 dell’Italian Branch Detective Bureau, la “squadra italiana” della polizia di New York. Quando gliela attaccarono al petto, Joe pesava 58 chili, era alto un metro e 70, aveva la faccia devastata dal vaiolo. “Joe, sei piccolo piccolo, ma sei il migliore di tutti”, gli diceva sempre Theodore Roosevelt, quello che sarebbe diventato il presidente degli Stati Uniti d’America».

UNA INDISCREZIONE AL GIORNO… GALATEO ESCLUSIVO

All’università La Sapienza di Roma sono aperti fino al 15 aprile le iscrizioni ai corsi Galateo. Ammessi solo coloro che possiedono almeno una laurea triennale [Rovelli, Lettura].
Per una volta mi permetto un commento. Penso che un corso di galateo (idea preziosa) si presenti in un modo elitario e sgarbato, proponendosi solo ai laureati. Si potevano trovare forme di selezione più eleganti. E per molti non laureati, bisognosi di apprendere regole di galateo, non è un bel messaggio.

L’ARTICOLO PIÙ BELLO… 8 MARZO

“Caro Giorgio, ho trascorso l’8 marzo con umore scadente, come ogni anno. La solita festa della donna che serve solo a ricordare le kilometriche, invalicabili distanze fra gli uomini e noi. Nel pomeriggio sono andata dalla pedicure, cosa ahimè noiosa ma ogni tanto utile, anche se se ne parla poco perché non è elegante. Mentre la signora Iris mi curava i piedi al centro di Milano, e mi faceva versare le lacrime, era da tempo che non andavo, le ho chiesto come mai siamo schiave, o lo diventiamo, del rito di cui lei è sacerdotessa. «Tutte le donne, dopo una prima volta di dolore, continuano a tornare. Gli uomini no» dichiara decisa. «Perché?» domando fra le lacrime che mi rigano la  faccia. «Non so ma è così. Pensi che gli uomini  vengono qui solo perché non sono capaci di tagliarsi le unghie». Forse è un fatto di scarpe sbagliate, azzardo io con un filo di voce. «C’è il fatto del tacco, ma non ha mai pensato, assicura Iris, che a disegnare le scarpe da donna sono quasi sempre degli uomini?». Non ci avevo mai pensato e non è del tutto vero, ci sono ottime designers di scarpe, ma certo è un punto in più a favore dei maschi. Questa è un’altra differenza, anche i piedi giocano contro di noi, pure nell’anno del #metoo.” (Lettera di Fiorella Minervino a Giorgio Dell’Arti, per Anteprima)

OGGI VI DICO CHE… IL RICORDO

“Non c’è nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria.” (Dante Alighieri)

“I ricordi, più sono vaghi, più sono belli.” (Roberto Gervaso)

“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.” (Cesare Pavese)

“Amare è così breve, e dimenticare così lungo.” (Pablo Neruda)

“Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente.” (Marcel Proust)

ATTUALIZZANDO… PINO CARUSO

A volte siamo troppo indulgenti nel valutare la scomparsa e la vita di personaggi famosi. Succede spesso. Però la retorica si riversa (a volte alluvionale) sulle celebrità, mentre io sono un cultore del merito e spesso, nell’occasione della loro morte, ho deplorato che personaggi di grande valore – raramente alla ribalta come protagonisti – non siano stati apprezzati quanto avrebbero meritato. Quindi oggi mi soffermo su Pino Caruso, che se n’è andato qualche giorno fa, a 84 anni.

 
 

ANCHE IMPORTANTE SCRITTORE

L’ho ben conosciuto e stimato come comico, l’ho avuto ospite in un paio di programmi televisivi, l’ho valutato sempre come un professionista esemplare, un jolly apprezzato sia da protagonista sia in ruoli minori. Ma sapevo appena, mi dispiace e mi scuso, della sua qualità come autore e scrittore. È stato un mio allievo, Tiziano Rapanà, ad aprirmi gli occhi sulla qualità del primo libro di Pino Caruso, “Un uomo comune” (1966). E ora voglio procurarmeli tutti, i libri di Pino. Soprattutto “Un comico urgente a via Cavour” (Zelig), “Nasco improvvisamente a Palermo” (A & B Editrice), ecc. Di lui ricordo questo splendido aforisma: “Devo smetterla di dire che sono un uomo onesto, se no nessuno si fiderà più di me”. In questa riflessione esistenziale, ben riferita all’epoca in cui viviamo, c’è l’essenza della sua ironia e del senso dell’umorismo. Con quella nota di lieve malinconia che distingue quasi tutti gli attori comici.

LA LUNGA GAVETTA

Studi solo fino alla quinta elementare («Le scuole le ho frequentate poco perché la cultura costa e la povertà è gratis. Non mi sono lasciato scappare quest’occasione»), primi lavori come apprendista tipografo, garzone di bottega, salumiere, barista, droghiere, strillone di giornali. Lunga gavetta in teatro, si impose nel 1965 come cabarettista al Bagaglino di Roma. Sposato con l’attrice Maria Luisa Ferzetti. Un figlio attore e doppiatore, Francesco. Era vegetariano e animalista.

 

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