Matteo Renzi bastonato e dimissionario, il risultato del referendum si è abbattuto su chi ha perso con la violenza di un tsunami. La domanda è: le forze politiche ritroveranno una pur minima serenità e si dedicheranno ai tanti problemi da risolvere? Lo so: quasi certamente è un’utopia. Guai, guai a chi si fa condizionare da desideri e speranze, anziché ispirarsi a valutazioni realistiche. Ma ci provo ugualmente, voglio troppo il bene della nostra bella e anzi meravigliosa, anche se impoverita e tormentata Italia, per rinunciarvi. Non mi è affatto piaciuta la campagna elettorale. Lunga ed estenuante: sei mesi! Volgare; ricca di insulti e perfino di bestemmie. Rozza: nei vari dibattiti televisivi troppi protagonisti sembravano impegnati a urlare e sopraffare, addirittura a minacciare e impaurire gli elettori, piuttosto che a ragionare, a distinguersi nel confronto. E anche grossolana: poche spiegazioni divulgative, un trionfo di esibizionismi e garbugli di chiacchiere. Insomma: un disastro, un incubo. Ora è finita e il No grazie al cielo ha vinto in modo perentorio. Sarà bene che gli animi si raffreddino e si pensi seriamente, dopo sei mesi di immobilismo, ai drammatici problemi che ci affliggono. È questo, soprattutto, che mi viene in mente. Una lunga, inquietante lista di guai: vorremo affrontarli, prima possibile, senza più un minuto di indugio? Il debito pubblico. Le grinfie dell’Europa. La disoccupazione. I migranti. Gli ospedali problematici. I trasporti indecenti. Le tasse soffocanti. La delinquenza dovunque. Aiuto! Mi fermo qui, ma l’elenco è interminabile. E prevale la speranza che i vincitori dimostrino un senso dello Stato limpido e superiore (non ci vuole molto) alle arroganze del premier uscente e alla sua illusione di poter consolidarsi come l’uomo solo al comando. No, no, no! Renzi va a casa, la Costituzione resta inviolata, il Senato resta e saranno gli italiani a votare i senatori. E Mattarella dia l’incarico, presto, a un successore del premier sconfitto. Insisto a dire che esiste un nome a cui nessuno potrebbe opporsi. Si chiama Mario Draghi. Il Presidente della Repubblica ci faccia un pensierino.
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05.12.2016