OGGI VI DICO CHE… MARINA RIPA DI MEANA

“Un coraggio esemplare, una donna straordinaria” (Sandra Milo)

“Affidabile e generosa, la donna più intelligente che io abbia conosciuto” (Giampiero Mughini)

“Era un’istallazione d’arte vivente. Una persona di grande classe e di grande ironia” (Alessandro Haber)

“Una donna forte, ma anche fragile. Una regina del gossip e della mondanità” (Vladimir Luxuria)

ATTUALIZZANDO… ADDIO A UNA STAGIONE IRRIPETIBILE

Dopo la scomparsa di Marta Marzotto e Marina Ripa di Meana non ci saranno più le regine di salotti, di mondanità, e soprattutto di libertà di vita, paragonabili a loro due. Ero irresistibilmente affezionato a queste due splendide signore e, adesso che non ci sono più, mi sento legato ai ricordi che mi hanno lasciato in cuore.

 

 

 


MARTA E MARINA COSÌ UGUALI, COSÌ DIVERSE

Erano del tutto diverse, ma simili per le umili origini, la singolare bellezza e per la forte personalità, indipendente, in grado di imporsi spesso controcorrente, senza paura di niente e di nessuno.

 

 

 

 


MARTA, TRE GRANDI AMORI

Marta Vacondio, emiliana di Reggio Emilia, era bella, alta, fascinosa, elegante, una ex modella. Ebbe tre amori soltanto, per quel che se ne sa, vissuti con intensa passione, addirittura – e a lungo -contemporaneamente: col marito Umberto Marzotto, col pittore Renato Guttuso (che le scrisse in vent’anni cinquemila lettere e le dedicò e regalò un’infinità di quadri); e con Lucio Magri, protagonista politico di estrema sinistra, che alla fine – lasciandola – la deluse profondamente. Niente chiasso, stile impeccabile.

 


MARINA, IMPULSIVA E PROVOCATRICE

Marina Punturieri, calabrese di Reggio Calabria, anche lei bellissima (le gambe più lunghe e attraenti della fine dello scorso secolo) era invece polemica, tumultuosa provocatrice, dolce e aggressiva secondo i momenti. Ebbe molti fragorosi amori, sposò due aristocratici: prima il duca Alessandro Lante della Rovere, poi il marchese Carlo Ripa di Meana.

 

 


MARINA, GELOSISSIMA

Era gelosissima, Marina: Carlo mi raccontò episodi clamorosi, una volta gli spezzò una tibia con un calcio (“Ma una donna così la si ama e la si accetta com’è”). E quando era legata al grandissimo Lino Jannuzzi e lui la lasciò, lo rincorse seminuda per le scale di un grande albergo, e poi fino a casa, dove il giornalista visse con la moglie.

 

 


NON AVRANNO EREDI

Erano anche imprevedibili. Marina, protagonista senza pari del clamore, se n’è andata in silenzio, con una dignità straordinaria, incentrata sulla riservatezza. Ha voluto per andarsene una sedazione profonda, che è praticamente diffusa, accettata dai medici e sostituisce, di fatto, l’eutanasia. Ha scritto un meraviglioso testamento. Non ha voluto un funerale pubblico, quel rito volgare che propone applausi, pettegolezzi, maldicenze delle folle accorse soprattutto per mettersi in mostra.

 

Marta e Marina lasciano un’epoca probabilmente irripetibile. Di certo, non avranno eredi all’altezza della loro personalità.

 

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