OGGI VI DICO CHE… SCRIVERE E’ COME IL SESSO?

“Scrivere è come il sesso. Più ci pensi, più è difficile farlo.  E’ meglio non pensarci e lasciare che, semplicemente, accada.” (Stephen King)

 

ATTUALIZZANDO… PER ME NON E’ COSI’: CONFIDENZE INTIME

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Tra ieri e oggi ho ricevuto molte repliche (sms, email…ormai la corrispondenza è questa) a proposito del mio sentimento di angoscia, per fortuna non condiviso da tanti illustri scrittori, per una famosa battuta di Philip Roth: scrivere non è un mestiere per vecchi. E Roth, ottuagenario, ha deciso di non scrivere più. Il messaggio più gentile (ringrazio lei e tutti) è quello di Teresita Giacomantonio, amica d’infanzia (fino all’adolescenza, secondo i nostri genitori, eravamo destinati a sposarci: per fortuna – sua – non è andata così).

Oggi pubblico, qui sopra, una riflessione di Stephen King: può essere motivo di discussione. Non la condivido. A settant’anni suonati, mi sono definitivamente convinto, che il sesso non significa nulla, e non ti lascia dentro nulla, se non è accompagnato da una scintilla, almeno, di amore. Ho fatto sesso con dovizia e disciplina, con gusto e disgusto, con aggressività e tenerezza, con curiosità, per tanti anni post-adolescenziali anche con la voglia, stupida, di castigare il mondo femminile (secondo l’analista, conseguente al mio tormentoso rapporto con la mia splendida – per intelligenza,

ironia, cinismo – mamma). Poi, lentamente e progressivamente, ho capito che quell’oggetto che vogliamo introdurre in una buca, come una pallina da golf, non è poi un’azione degna di particolare esaltazione – a meno che non ci sia amore o passione. E tuttavia l’amore è subdolo, ambiguo, leale; la passione è dolorosa: sono sentimenti inventati da un Dio sadico, sono destinati alla sofferenza, tua o di altri o di tutti; e la passione, intrisa spesso di gelosia e di assurdo desiderio di possesso, è tormentosa, guasta perfino l’ebbrezza dei giorni con cui l’amore ti illude finchè non svanisce. Meglio starne alla larga!

Anche se non condivido neanche lo snobismo di Gianni Agnelli, che diceva che l’amore è roba da cameriere. Non il sesso, a quanto si sa – per lui, probabilmente.

Ma torniamo a Stephen King. Invecchiando mi è passata la voglia di sesso che mi infuocava le vene, nel mezzo del cammin di nostra vita; e, ripeto, ho un convinto timore dell’amore e della passione. Non mi passa, invece, il desiderio di scrivere – in tutta modestia – e di confrontarmi con gli altri, e le altre, sulla base di quello che scrivo, leggo, ascolto. Inoltre, il corpo e le esperienze affievoliscono via via la voglia di sesso, mentre la voglia di scrivere resta finchè si mantiene, o si presume di mantenere, un po’ di lucidità di mente. E infatti non mi sembra esatto l’equazione di King: più ci pensi, più è difficile farlo. Almeno per quanto riguarda me. Se non penso, o quanto meno se non sono convinto di pensare, non riesco a scrivere. E se avessi pensato, prima di fare sesso con una “birretta” (così, oltraggiosamente, chiamavo le mie compagne di battaglia e di ginnastica: tardivamente, mi scuso), avrei evitato di sciupare il mio tempo, precipitando in stati d’animo riprovevoli come l’egocentrismo, la schizofrenia – a vent’anni ero convinto di avercelo solo io -, l’esibizionismo,

morbosità. Quali morbosità, vorrei dare un paio di esempi, per scacciare le vostre possibili insinuazioni. Eccone una: il mio primo matrimonio è stato con una donna dal collo lungo come un cigno. Per alcuni anni ho inseguito e corteggiato tutte le donne che avessero somiglianza con i ritratti femminili di Modigliani. Non sarebbe stato meglio conoscere, approfondire la mia ammirazione artistica per Modigliani, anziché rotolarmi in un letto con ragazze che il Maestro non avrebbe accettato, nella maggior parte, come modelle. E ancora: per la mia attrazione verso ciò che è proibito, per tutta la vita ho accarezzato il desiderio di fare l’amore con una suora. Morirò, credo, senza aver appagato questo (empio?) successo. Non sarebbe stato – non sarebbe – più utile per la mia anima soffermarmi sul mistero di Dio, della vita e della morte?

DUBBI TERRENI: UN TRILEMMA… BERLUSCONI, TOTTI O ILARIA?

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In questi giorni si celebra il ventunesimo anniversario della ormai mitica carriera calcistica di Francesco Totti: iniziò nel ’93, poi sempre con la maglia della Roma, ancor oggi candidato alla Nazionale. Ricorre anche – non tutti festeggiano – il ventesimo anniversario dell’ingresso trionfale, clamoroso, di Silvio Berlusconi in politica. Per un ventennio, senza i meriti ma neanche i disastri di un Mussolini, ha segnato la storia italiana. Ancor oggi perfino i suoi nemici esitano molto, prima di considerarlo “finito”. Last but not least, consentitemi, è il compleanno di una mia bravissima amica, allieva e ricercatrice per il mio lavoro: Ilaria, quattro cani e tre figlie innamorata di Stromboli e di Claudio Baglioni. A chi dare la priorità, per gli auguri? Non ho dubbi: a Ilaria. E voi? Fatemi sapere, se volete, se vi considerate più vicini (senza necessariamente dire Forza Roma o Forza Italia) a Totti o a Berlusconi.

 

FILONI, FILOTTI E FILETTI. LE NOMINE, MORETTI, CARIGE, REPUBBLICA E CORRIERE

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Nel darvi appuntamento a lunedì per qualche riflessione “mia” su questi argomenti, oggi in verità in verità vi dico:

1. Nomine: dovete assolutamente leggere l’excursus che Stefano Cingolani firma sul “Foglio”, sotto il titolo “Nomine e potere secondo Matteo”. Le alleanze internazionali, il peso nuovo dei privati, i cacciatori di teste, le affinità elettive, gli stranieri a sorpresa…

2. Mauro Moretti: oggi il “Fatto quotidiano” pubblica una lettera esemplare di protesta di una lettrice sullo stato vergognoso delle “toilettes” sugli Intercity. Ho già scritto che gli italiani non viaggiano soltanto sui “Frecciarossa”. E sostengo che non solo la civiltà di un treno o di un ristorante, di una casa privata o di un autogrill, ma quella di un intero Paese, si può facilmente valutare dando un voto in pagella alla pulizia, o sporcizia, all’inefficienza o positività, del gabinetto.

Carige: un continuo pullulare di indiscrezioni sulla ricapitalizzazione, le manovre per prenderne in controllo. Genova assiste con il solito stile sornione e (in apparenza) passivo, Bankitalia non concede indulgenze, i raider studiano la scacchiera, la magistratura non lascia filtrare – ed è giusto – indiscrezioni.  La partita è aperta.

De Bortoli ed Ezio Mauro, ovvero Corriere della Sera e La Repubblica.  Caro Ferruccio e caro Ezio, siete bravissimi e io vi scrivo da umile lettore, non da ex direttore di giornali importanti, ma di minor prestigio dei vostri. Anche se De Bortoli è un mio allievo e Mauro mi ha mostrato qualche (frigida, secondo il suo carattere) simpatia, non mi permetto di dare consigli. Come lettore affezionato, però, voglio intervenire. Potreste, per favore, dare maggior attenzione alle comodità e alle esigenze del vostropubblico? Per il Corriere, mi riferisco alla fastidiosa scelta di pubblicare in prima pagina, anche oggi, interminabili articolesse che “girano” nelle pagine interne. Per la Repubblica, dopo la riforma grafica, gli articoli sono illeggibili: per i caratteri minuscoli. Non è vero che l’occhio si abitua: può capitare che sia stampato “filone” e si legga, se va bene, filotti o filetto, felini e quant’altro. E, a lungo andare, l’occhio non vede ma il cuore duole. Non credo – caro Ferruccio, Eminenza e forse Santità, e caro Ezio, erede grandioso del Fondatore,  sia questo il vostro obiettivo!

 

 

28-03-2014

cesare@lamescolanza.com