OGGI VI DICO CHE… L’IMPORTANZA DEL DENARO

“Fare denaro è un’arte. Lavorare è un’arte. Un buon affare è il massimo di tutte le arti”. Andy Warhol

ATTUALIZZANDO… IL DUCA RODOLFO VARANO DI CAMERINO

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Per conto della Nit Holding Limited, sick questo singolare personaggio, help appartenente a una storica famiglia nobile, ha fatto molto parlare di sé in questi giorni come portatore di una straordinaria offerta (dieci miliardi di euro) per entrare nella banca Monte Paschi di Siena. Il Duca è stato accolto con esplicito, e in altri casi mal celato, scetticismo. Perché? Ho letto che alcuni mesi fa aveva varato un’analoga impresa per acquisire la Popolare di Spoleto, senza riuscire ad andare in porto. Non conosco Rodolfo Varano di Camerino, ma debbo osservare che ogni volta che nello stagnante scenario finanziario italiano si affaccia una imprevedibile novità, è quasi automatica una presa di distanza da parte di tanti osservatori. Ed è questo aspetto che mi interessa sottolineare, forse, non nego, drasticamente. Il nostro Paese, dicono tutti, è pressoché alla frutta, o meglio quel che resta della frutta, sul piano economico. L’esperienza dice che un Paese, dopo ogni tipo di disastro (esempio: dopo tutte le guerre perdute, a cominciare dalla Germania, che ha perso tutte le guerre possibili e immaginabili e adesso si prende la rivincita nella finanza), riesce a riprendersi e a risollevarsi dalla macerie e dall’indigenza, a una condizione: fiorire di iniziative, circolazione del denaro. Con questo, ovviamente, non voglio dire che una banca debba essere venduta al Duca o a un qualsiasi valvassore o valvassino. Controlli e indagini sono indispensabili, of course… e tuttavia sempre l’esperienza insegna, e ci induce a ricordare, che banche sontuose in ogni epoca sono state messe in difficoltà da truffe, imbrogli, pasticci e comunque atti immediatamente sotto i riflettori della magistratura. Ricordate la banca di Roma nel primo Novecento? O le vicende del Banco Ambrosiano? E, di recente, le dolorose cronache sulla casse di risparmio di Genova e, appunto, sul Monte dei Paschi di Siena? I responsabili furono illustri e stimati banchieri e finanziari. Ben venga il Duca, se porta quattrini. Perché il punto cruciale è solo questo: i soldi ci sono o non ci sono? Rodolfo Varano è il procuratore di una holding, la Nit, che da Hong Kong opera in tutto il mondo. I giornali italiani, ho detto, hanno espresso riserve e dubbi (non nego che possano essere fondati). Altri mass media, in Europa e in America, sono stati assai meno scettici. E la Consob indaga. Voglio dire, e ripeto: Ma questi dieci miliardi di euro ci sono o non ci sono? Se ci sono pecunia non olet, e i primi a saperlo sono i signori della finanza. Ricordate certamente, sono sicuro, la commedia napoletana di Eduardo o il film che ne fu tratto, “Miseria e nobiltà”. Forse Totò e i suoi parenti, nobili morti di fame, si chiedevano da dove arrivasse, e come fosse stata cucinata, la cofanata di spaghetti con la pummarola? Ed eccoci a un altro crocevia. Il primo, non  mi stanco di ripeterlo, è semplice: i soldi ci sono o non ci sono? Il secondo, per sorriderci sopra: qui la commedia napoletana “Miseria e nobiltà”, spassosissima, propone ruoli invertiti. Il Duca non solo è nobile, ma è anche ricco. Le banche non sono né nobili né ricche, oggi in Italia. E allora? Dica, Duca! Se i miliardi ci sono, chiederemo silenzio e rispetto ai suoi interlocutori. Ha ragione il vecchio Andy: Fare denaro è un’arte. Lavorare è un’arte. Un buon affare è il massimo di tutte le arti.

UN REGALO PER IL COMPLEANNO (80) DI CARLO DE BENEDETTI

carlo de benedetti

Mi hanno rimproverato, ieri, di avere ricordato che, venerdì a Dogliani, CDB festeggerà, con duecento amici, il suo ottantesimo compleanno. Il più insolente critico, ovviamente un vecchio compagno di liceo, destrorso, mi ha detto sogghignando: “Già che c’eri, potevi anche fargli un regalo…”. Gesummaria! A parte il fatto che un regalino glielo farò, ma anche un regalino tra qualche riga gli chiederò, perché proprio sono spudorato e sfacciato, tengo a precisare che non sono invitato alla festa di De Benedetti, riservata ai suoi amici, dunque io non sono suo amico, né lui ha motivo di ritenermi tale. Sono curiosissimo di conoscere la lista degli amici perché, diciamo la verità, duecento amici sono un’esagerazione. Tagliandone via, a occhio e croce, almeno centonovanta (quelli che amici sono stati o si propongono per interesse e adulazione), mi piacerebbe individuare i dieci – veri – rimanenti. Ma eccomi al regalino. Da tempo nutro il desiderio di scrivere un pamphlet dal titolo, che dice tutto, “Qui ci vorrebbe un Mattei”, sulla terribile attualità italiana. Un manager della comunicazione, ma sì, vi prevengo, prima o poi ne farò il nome, si era dichiarato entusiasta al punto di voler coeditarlo, con me. Poi, se n’é dimenticato. E che c’entra CDB?, mi chiederete. L’unico Mattei che ho visto in circolazione nella recente storia italiana è proprio lui, De Benedetti. Come imprenditore, poteva essere tale anche il suo grande nemico, Silvio Berlusconi. Ma quando Berlusconi scese (non salì…) in politica, altro che Mattei, non è riuscito a fare proprio nulla. O per incapacità o per troppi, insormontabili ostacoli: di questo si discute e si discuterà. De Benedetti non entra in politica, ovvero non sale e non scende, ma ha pur sempre la tessera numero uno del Pd, oggi dominante. E come imprenditore ha dimostrato di avvicinarsi molto alla figura di Mattei. I motivi sono tanti, non vi tedierò adesso, sennò perché dovrei sottopormi alla fatica di scrivere un libro? Citerò solo un riferimento essenziale. Tanti imprenditori e tanti uomini politici hanno finanziato giornali privi di senso e di importanza, magari godendo dei generosi contributi statali. A De Benedetti bisogna riconoscere il merito, proprio come fece Mattei anche nell’editoria promovendo il primo “Giorno”, di aver contribuito in modo decisivo allo sviluppo del gigantesco colosso “La Repubblica – L’Espresso”, indipendente dalle giravolte politiche, anzi per lunghissimi periodi all’opposizione. Quindi, ora chiedo pubblicamente a CDB, che preferisce per i suoi editoriali rivolgersi a “Il Sole” e ultimamente a “Il Foglio”, e per i suoi libri a giornalisti di casa sua o ai raiders del momento, di concedermi qualche riflessione e qualche ricordo, nonché qualche giudizio sul tema: poteva essere lui, e a volte è stato, il Mattei degli ultimi cinquant’anni in Italia? Non sono un cortigiano ne un raider, e sono trasparente: saprete presto se mi accontenterà o no. Quanto al mio regalino, quello per lui, anche su questo vi intratterrò.

cesare@lamescolanza.com

12.11.14