OGGI VI DICO CHE…

“Sartre vecchio. L’ultima volta che mi capitò di vedere Sartre fu approssimativamente un anno e mezzo prima della sua morte,  d’estate, all’ora di cena, sulla terrazza di un ristorante romano. Sartre pareva una vecchia triste e molto stanca; trovava il bicchiere con notevoli esitazioni perché era cieco; per tutto il tempo del pasto non disse una parola alla vecchia che gli stava di fronte e che era Simone de Beauvoir; quando se ne andò, osservai che camminava esitante e come sperduto…” (Enrico Filippini, ‘La verità del gatto. Intervista e ritratti 1977-1987’, Einaudi)

 

 

ATTUALIZZANDO…

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E c’è poco da attualizzare! Sono rimasto colpito, rileggendola, da questa intervista di Enrico Filippini, che risale al 7 marzo 1982. E l’immagine è universale: la vecchiaia. Attualizzate come volete, come preferite immedesimarvi. Per me, l’evocazione del vecchio santone francese è struggente. ‘Pareva una vecchia…’! Non poteva esserci, per raffigurare lo stanco filosofo, un’espressione più incisiva, sulfurea, direi anche crudele, di quella usata nell’elegantissima scrittura di Filippini. Senza essere Sartre (e neanche Filippini) prima o poi spero di trovare il coraggio necessario per affondare una lama nelle mie viscere, affrontare la disgustosa verità della vecchiaia, capire finalmente, forse, come non sia possibile addolcirla, neanche con i più dolci ricordi. C’è qualcosa che mi muove sempre a compassione, assistendo alla vecchiaia di altri; e c’è qualcosa che mi ripugna e mi avvilisce, se mi metto a diretto contatto con la mia… anche senza una lama in pugno. Auguri, dunque, per le vostre riflessioni.

 

 

IL TEATRO DEGLI AUDACI, UNA PROVA DEL MERITO

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Più o meno, quando leggerete questa nota, mi troverò al Teatro degli Audaci (bel nome, eh) per partecipare all’inaugurazione voluta dal patron, Flavio De Paola. Parlerò, prendendolo a pretesto, del mio ultimo libro, ‘Il cuore di Mattei’, che mi servirà per introdurre il tema della meritocrazia: bisogna ristabilire nella nostra devastata Italia le condizioni per favorire il successo dei giovani e di chi possiede qualche merito. E’ diventato insostenibile il vizio sociale di favorire, a volte anzi spesso sulla base di autentiche corruzioni, più generalmente sulla base di parentele, esibizioni di potere, conoscenze importanti, attività sessuali di caratura mercantile… ecco, non se ne può più dei tanti autentici idioti, di coglioni figli o nipoti di papà, di farsi largo tra i veri meritevoli, e ottenere un’occupazione, o anche un altro incarico, grazie a raccomandazioni e calci nel sedere. Il Teatro degli Audaci nasce nel segno del merito: il proprietario è un imprenditore che rischia i suoi risparmi, mettendoci la faccia, sulla base della passione che nutre per la cultura e per il teatro. Non so, non si può sapere come andrà l’avventura, ma De Paola si presenta bene: con un sacrificio personale, senza sostegni politici o d’altro tipo. Domani vi racconterò come si è svolta la manifestazione.

 

 

 

BERLUSCONI, ANCHE NEL MALE, E’ UN GENIO DELLA COMUNICAZIONE.

MA GLI CONVIENE?

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Ieri Canale5, ovviamente per volontà suprema del capo, ha mandato in onda in prima serata una ricostruzione ‘sui generis’ del processo Ruby. Un vero flop, 5,88% di share. E però Berlusconi si conferma uno tzunami della comunicazione, riesce comunque ad avere successo. Oggi, infatti, non si parla d’altro, a dispetto dell’infimo risultato di ascolto.

Mi sia consentita – come dice di frequente il Cavaliere – un’osservazione critica. Con autentica genialità imprenditoriale, Berlusconi ha imposto il suo impero televisivo grazie anche alla prevalenza della spoliticizzazione delle tre reti. Ok, c’era Emilio Fede, che faceva anche teatro, qualche trasmissione orientata in un certo modo, ma sostanzialmente la televisione di Berlusconi ha avuto successo per i grandi film, il calcio, l’intrattenimento, la satira di Striscia la notizia, la divulgazione di tette e culi in quantità industriale. E il telegiornale di Enrico Mentana era sostanzialmente impeccabile, non nascondeva le notizie, non le truccava, non sparava provocazioni faziose. Ora, non solo per lo show su Ruby, si fiuta per tanti aspetti un cambiamento d’aria, nei programmi, ma anche nelle news. Del resto, basta il fatto che Rubi sia stata proposta in prima serata a trasmettere un messaggio chiaro e forte: d’ora in poi la battaglia con gli strumenti televisivi sarà aspra e diretta. Che dire? A casa propria, ciascuno fa ciò che vuole. Ma la considerazione critica è questa: conviene, questa svolta, a Canale5 e alle altre reti? Il risultato è spettacolarmente basso. Si può prevedere il rischio che il pubblico si allontani, e questo sarebbe un danno micidiale per un uomo che ha fondato la sua epopea sulla base di una quantità imprevedibile di telespettatori prima, e poi di consensi elettorali.

 

 

AI CONFINI DELLA REALTA’: MICHAEL DOUGLAS, MARCHINI, D’ALEMA, ANNARELLA…

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1. Michael Douglas diventa gay: nel film ‘Behind the candelabra’. E dicono che sia assolutamente convincente.

2. Forse Zeman andrà all’Inter: la Roma lo rimpiangerà.

3. Nessun retroscena sui presunti misteri di Andreotti. Trapela qualcosa sulle sue simpatie per le attrici: Carla Del Poggio, Anna Magnani…

4. Benito Lorenzi portò all’Inter i due fratelli Mazzola, figli dell’indimenticabile Valentino, capitano del Torino. Pensava che Ferruccio, e non Sandro, sarebbe diventato un campionissimo.

5. Goffredo Bettini si stupisce per i soldi spesi da Alfio Marchini per la sua campagna elettorale. E Alfio, indignato, replica rivelando le volte in cui con le sue finanze copriva i buchi del pci.

6. Quando Renzi raccoglieva i primi successi, D’Alema gli telefonò, dandogli del lei: ‘Mi dicono che lei è il futuro. Attento, perché l’ultimo uomo del futuro l’abbiamo appena fatto fuori’. D’Alema alludeva a Soru, che aveva perso le elezioni in Sardegna, o forse a Veltroni, all’epoca segretario, che a causa di quella sconfitta stava per saltare.

7. La mamma, anzi la nonna, di tutte le contestazioni in strada è una vecchietta, Annarella, che da anni inveisce con urlacci contro politici noti e ignoti. Mitica la maledizione verso Umberto Bossi, in un bar attiguo a Montecitorio: ‘A Roma ce venite solo a magna’ e beve, ve possino ammazzavve!’.

 

 

13/05/13

 

cesare@lamescolanza.com