OGGI VI DICO CHE…

“La Casta politica, find una volta che sei dentro, ti permette quasi sempre di campare tutta la vita. Un po’ in Parlamento, un po’ nei consigli di amministrazione, un po’ ai vertici delle municipalizzate, un po’ nelle segreterie. Basta un po’ di elasticità.” (Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, “La Casta”, 2007).

COSA SUCCEDE A PUBLITALIA E ANCHE A MEDIASET?

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Licenziamenti a grappoli, indecifrabili strategie, difficoltà evidenti. Adreani mantiene le cariche di Presidente e Amministratore Delegato di Publitalia e Amministratore Delegato di Mediaset. C’erano grandi speranze, in rapida dissolvenza, su Stefano Sala, per quanto riguardava lo sviluppo delle potenziali capacità di crescita commerciale. Senonché, da dicembre, poco è successo. “Cambiare bisogna, questo era il dettato, cambiamo cambiamo… non è cambiato niente. Non ci sono soldi!” ha detto Adreani in una delle ultime riunioni (si tengono ogni quindici giorni) al Jolly, con asciutta freddezza. Sala era in prima fila, non ha battuto ciglio. Si mormora che tra i due il rapporto non sia affatto piacevole né collaborativo. Solo voci di corridoio?

Fatto sta che Sala è entrato con un ruolo aziendalmente inedito: Amministratore Delegato commerciale… una delle due novità con l’ingresso dell’Amministratore Delegato finanziario Fulvio Pravadelli, manager vicino a Confalonieri. Nei primi mesi, non si è registrato nessun movimento positivo per l’acquisizione di nuovi contratti. La prima ‘trimestrale’ si è chiusa anzi con un preoccupante calo del 20% rispetto al precedente. Da quando è entrato in carica, Sala ha fatto tre cose: ha assunto la signora Nicoletta Oberti, pare cognata di un cognato, come assistente; è vicino alla società Brand Content, con Gianluigi Cardani, per un possibile sviluppo clienti; ha assunto un nuovo direttore marketing, un suo ex fedelissimo. Ma nel marketing si vede poco, e non basta la crisi generale a giustificare l’impasse. Sala pretende che tutti parlino inglese. Dirigenti, funzionari e produttori spiccicano poche parole, preferiscono il silenzio, anche in italiano: tutti hanno paura di poter essere dimissionati da un momento all’altro. Come è successo a un bravissimo professionista, Mario Luongo, vice direttore generale, esonerato con una e-mail letta sul telefonino: Luongo, con un carattere aspro e concreto, si era comportato per lustri come un aziendalista perfetto, un dirigente che chiunque vorrebbe avere al proprio fianco. Sempre presente, dalle 8 alle 22… e aveva girato tutta l’Italia, in varie sedi e con vari compiti, senza rimostranze e sempre con la massima adesione all’azienda.

Non conosco personalmente Luongo, i pareri su di lui sono unanimi: è diventato il simbolo di una crisi che sta degenerando. Al loro posto, avvinti alle poltrone o a compiti più modesti, rimangono molti nomi della vecchia guardia, poco brillanti dal punto di vista produttivo. E spariscono quelli che producono e, comunque, non sono abituati a dire sempre sì. Ho seguito, come tanti, la straordinaria ascesa di Silvio Berlusconi. Si va avanti con ciò che è rimasto delle sue idee e delle sue impostazioni… Altro grave difetto dell’azienda è un vetusto maschilismo. Se sei femmina, hai doppie difficoltà. Marina Berlusconi, mi riferisco alla Mondadori, è un fiorellino quasi unico. Quanto alla pubblicità, tutti i vari quadri sono abituati all’epoca d’oro quando squillava il telefono, bastava rispondere per sentirsi dire: “Vorremmo fare inserzioni e spot…”, e non c’erano spazi sufficienti! Ora, sarebbe necessario avere trottatori adeguati alla lotta corpo a corpo che ha imposto la crisi.

Anche a chi non è berlusconiano dispiace vedere questa crisi dilagante nella pubblicità e anche nelle televisioni del Cavaliere. Si tratta di grandi realtà. Publitalia è tuttora leader in Europa, le reti televisive hanno cambiato la storia italiana, indipendentemente da qualsiasi convinzione politica. Forse sia Marina sia Pier Silvio dovrebbero prendere la scopa in mano, come all’occorrenza faceva il papà, per liberarsi di tutto ciò che è superfluo. Senza guardare in faccia figli di, parenti di, collaboratori conservatori e privi non solo di idee, ma anche di energia. Distribuendo al meglio competenze e responsabilità.

Certo, è più facile a dirsi che a fare –prima che sia troppo tardi. Alla crisi, ad esempio, ci si poteva opporre, attrezzandosi in anticipo: la depressione non è stata certo inaspettata. Ho avuto queste informazioni, per un quadro scoraggiante, da una fonte che in vent’anni non mi ha mai raccontato bugie. Mi piacerebbe, correttamente, avere riscontri dai vertici dell’universo di Silvio Berlusconi e/o dalle persone interessate. Proprio per un sincero rispetto verso queste grandi aziende. Del resto, ai vertici della comunicazione ci sono un super man come Crippa e professionisti preparatissimi come Calvani e Currò.

 

SPRECHI/MODESTA PROPOSTA APERTA A TUTTI

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Su Twitter ho lanciato una modesta proposta mirata a un lavoro di gruppo, alla collaborazione di tutti: segnalare gli sprechi che sono sotto i nostri occhi, per realizzare un dossier da consegnare nelle mani del neo Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Le primissime risposte però sono di carattere etico, o generico. Ad esempio il signor Giancarlo Barisi mi fa i complimenti, condivide in pieno, dice che ci vuole un grande spirito di osservazione “condito da etica di derivazione familiare”, suppone. Il signor Fabrizio De Feo scrive: “Abolire retribuzione parlamentari, legata a presenza, più rimborsi a forfait. Rimborso è tale (e non tassato) solo a fronte delle ricevute. E inoltre: mettere mano all’eldorado delle retribuzioni funzionali (stipendio medio dipendenti Camera 150 mila euro) ma dubito che avverrà.”

Le indicazioni di De Feo si rivolgono a scandalosi problemi ripetutamente segnalati sui mass media, con rincrescimento sincero o bugiardo delle forze politiche. La mia proposta si rivolge a chi è in grado di segnalare sprechi e malgoverno di dimensione forse meno rilevante, ma constatabile da chiunque di noi. Cerco di dare il buon esempio: con tutto il rispetto per il sindaco di Roma, Alemanno, ho constatato di persona che ben due auto della polizia, con relativi poliziotti, erano a guardia ieri sera della sua sicurezza, sotto la sua abitazione. Non basterebbe una sola macchina?

 

CE L’HANNO TUTTI CON I SAGGI. IO, NO.

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Le due commissioni nominate dal Presidente della Repubblica (dieci ‘facilitatori’, in totale) sono massacrate dovunque, nei telegiornali e nei giornali, da cronisti e opinionisti di ogni livello e di diverse simpatie politiche. A Servizio pubblico, al centro di una puntata molto interessante per gli interventi di Alfio Marchini e di Carlo Freccero, Marco Travaglio ha pronunciato una sua mirabile invettiva, irresistibile sul piano teatrale, contro quella strana decina. Divertentissima per lo stile e per l’autorevolezza di Marco (come sanno i visitatori di questa rubrica lo stimo molto), però non condivido. Il problema cruciale della situazione politica oggi in Italia è che le tre minoranze votate dagli italiani, più i resti e i rimasugli, dimostrano che il Paese è al centro di battaglie di tutti contro tutti. Non riuscendo a venire a capo del groviglio e non potendo sciogliere le Camere, Napolitano ha intelligentemente e astutamente colto l’occasione, col pretesto dei ‘facilitatori’, di prendere tempo, di consentire ai partiti di svelenire i contrasti e cercare forme di, sia pur parziale, riconciliazione.

Ora, è vero che il tempo passa mentre la casa brucia, è vero che la gaffe di Onida, che ha scambiato i ragazzi de La Zanzara con Margherita Hack, ha buttato tutti i sostenitori dell’iniziativa nel più cocente sconforto, e avrà deluso e irritato il nostro Presidente… E’ vero anche che Travaglio nella sua invettiva ha svelato o ricordato, per quasi tutti i ‘facilitatori’, scheletrucci negli armadi e precedenti niente affatto lusinghieri. E di questo a Marco, sempre documentatissimo, va dato atto.

Tuttavia, non cambio la mia opinione: spero, come tanti, che le tre minoranze possano avvicinarsi in qualche modo e consentirci di uscire da questa babilonia. Forse, anzi di certo, i consiglieri di Napolitano avrebbero fatto meglio ad informarsi sul curriculum di ciascun ‘saggio’. Ma la realtà resta identica: due settimane, già in parte consumate, per riuscire a trovare un po’ di lucidità e di passione per gli interessi dei cittadini, anziché per quelli personali e/o di partito.

 

 

05/04/2013

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