OGGI VI DICO CHE…

… “Tre so’ ‘e putiente: ‘o papa, tadalafil ‘o rre e chi nun tene niente” (Antico proverbio napoletano).

COMUNICATORI 1. IL SUICIDIO DI DAVID ROSSI…

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…Induce, naturalmente, ad alcune riflessioni. La prima è un sentimento, doloroso, di comprensione e angoscia: una vita spezzata. Non ho mai incontrato Rossi, ma per le unanimi opinioni di tanti colleghi gli avevamo sempre attribuito un riconoscimento professionale lusinghiero. La seconda riflessione è una drastica riprovazione per quanti, subito, senza conoscere Rossi né alcun particolare della tragedia, hanno invaso internet con battute, ironie, commenti – diciamo così, eufemisticamente – inappropriati. Molti, la maggior parte, per fortuna sono stati di opposto tenore.

È evidente, secondo il vecchio vizietto nazionale, che dietro la decisione estrema di David Rossi si possa immaginare e frettolosamente avanzare qualsiasi sospetto. La catastrofica vicenda che ha destabilizzato il Monte dei Paschi di Siena consente, ma non giustifica, qualsiasi volgarità. Allora, stamattina, ho interpellato due professionisti, di cui mi fido molto. Tutti e due escludono che Rossi (perquisito, ma non indagato, per la cronaca) abbia potuto commettere reati o criticabili azioni. Probabilmente, si sentiva oppresso dallo scandalo, da fedele servitore della banca. Era un uomo molto sobrio e riservatissimo; ad esempio molti suoi amici non sapevano granché della sua famiglia e della sua vita privata.

COMUNICATORI 2. UN ERRORE DA EVITARE…

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…è quello (da portavoce, ufficio stampa, relazioni esterne e istituzionali) di lasciarsi coinvolgere, sia pure affettivamente, nelle malversazioni eventuali, o addirittura iniziative criminose, del leader. E tuttavia il confine, a mio discutibilissimo parere, è molto sottile. Perché il nodo cruciale, anzi il doppio nodo, è quello del rapporto personale con il leader e con l’azienda. Se io comunicatore sono legato da amicizia vera e credo che il bene dell’azienda sia una priorità assoluta, non esiterei a essere solidale con il mio capo. La distinzione mi sembra semplice: ci stiamo battendo per l’interesse dell’azienda o per interessi personali? Ovviamente, nel secondo caso, non dovrebbe esserci disponibilità. Ma la faccenda si complica, se si pensa a quale debba essere il limite della solidarietà: un reato a termini di legge? Mah. Ci sono reati e reati. Aspetto opinioni, anche non firmate, da tanti grandi comunicatori.

COMUNICATORI 3. OTTO MARZO. VIVA LE DONNE E VIVA LA RAI

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Confesso, in questo sacro giorno del femminismo (e non solo), di detestare tutte le espressioni retoriche e le manifestazioni, che non hanno alcun significato concreto e propositivo. Ma oggi scopro una bellissima idea della Rai: per tutta la giornata, domani, all’inizio e alla fine della pubblicità ci saranno le raffigurazioni di undici quadri che si alterneranno, tutti con immagini che rappresentano la donna in varie epoche e in molte sfaccettature. La scritta: Solo otto marzo e non Festa della donna, nonché il titolo e l’autore del quadro. In tutto, cinque secondi – a mio parere molto suggestivi ed efficaci – sempre in entrata e in uscita dei break pubblicitari. L’immagine più bella è della pittrice Artemisia Gentileschi, ma ci sono anche Monet, Klimt, Modigliani…

Il progetto è stato realizzato per volontà di Costanza Esclapon, direttore della comunicazione e delle relazioni esterne della Rai. Mi sembra, inoltre, un’idea riproponibile per altre ricorrenze importanti, tipo anniversari della Repubblica, giorno dell’elezione del Papa, o anche di grandi eventi nazional popolari, come il festival di Sanremo, la nazionale di calcio ai campionati del mondo, le Olimpiadi… Il linguaggio culturale e divulgativo dell’azienda di Stato sale e i pubblicitari, sono sicuro, saranno entusiasti: si tratta di un gran bel traino per gli spot.

COMUNICATORI 4. UNA LETTERA SCRITTA COL CUORE

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Riceviamo e pubblichiamo: “Al di là degli aspetti tecnici e giudiziari di tutta la vicenda MPS su cui presto spero si arrivi a una conclusione chiara e definitiva e su cui ognuno può avere legittimamente la propria opinione, di getto mi viene da fare anche una considerazione che riguarda nello specifico il nostro mestiere. Ovviamente è men che secondaria rispetto al dramma che è avvenuto, però questi fatti possono portare anche a fermarsi un attimo per qualche riflessione. In particolare: rispetto a un’opinione diffusa secondo cui: il nostro mestiere sia più che altro feste, cocktail e occasioni di PR a go-go; rappresenti più “un centro di costo” senza contribuire direttamente agli Ebitda delle aziende per cui si lavora; che in fin dei conti comunicare può farlo chiunque (basta conoscere i contenuti e avere un cellulare e un Pc), quindi chi comunica di “mestiere” è un privilegiato perché se al posto suo ci fosse chiunque altro sarebbe la stessa cosa; comunicare consista praticamente nello spingere un bottone per mandare un comunicato o fare una telefonata per raccontare qualcosa su cui il “grosso del lavoro” lo hanno fatto altri…, beh in verità il nostro lavoro è ben altro.

Naturalmente è anche cene, aperitivi e quant’altro (ma queste occasioni nel nostro mestiere sono dei veri e propri “strumenti di lavoro”, difficile per i più da capire, ma è così…). Più in generale il nostro mestiere consiste anche, e soprattutto, nel mediare, sintetizzare, portare a fattor comune nell’interesse dell’azienda/istituzione per cui si lavora e, cosa più delicata, fare da “camera di decompressione” delle molteplici istanze, pressioni, criticità e aspettative che sorgono all’interno e all’esterno. È far conoscere, valorizzando (quando si può) e difendendo (quando serve) le realtà per cui lavoriamo, senza nasconderne anche le debolezze (i più bravi nel nostro mestiere riescono a “valorizzare” anche le debolezze, soprattutto in termini di trasparenza e onestà con cui ne parlano. È un dono che pochi comunicatori hanno in Italia).

Queste considerazioni, insieme a tante altre ovviamente, dimostrano come paradossalmente anche nel nostro mestiere, nonostante i vari contatti, network e relazioni che lo fanno apparire a molti come “luci e paillettes”, ci si possa sentire così soli da portare alla terribile conclusione cui è arrivato David Rossi. Non lo conoscevo bene, lo incontrai solamente a una cena alcuni anni fa e mi sembrò però una persona normale (pregio), per bene (doppio pregio) e appassionata del proprio lavoro (fortuna più che altro per il datore di lavoro). Sono molto triste per lui e per la famiglia che lascia e a cui avrebbe sicuramente potuto dare ancora tanto, come qualsiasi normale genitore”.

Lettera firmata, con “Il cuore”.

PAROLE, PAROLE/SPIEGHIAMO I NEOLOGISMI

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Bandwagon. 
L’effetto carrozzone o effetto bandwagon (letteralmente il carro che trasporta una band musicale) è la considerazione che le persone spesso fanno o credono in alcune cose solo perché la maggioranza della gente crede o fa quelle stesse cose. Ci si riferisce spesso in senso dispregiativo a questo effetto chiamandolo istinto del gregge, particolarmente riferendosi agli adolescenti. Si può dunque dire che c’è una tendenza nella gente a seguire la folla. L’effetto carrozzone è a causa del successo di quelle argomentazioni basate esclusivamente su opinioni molto diffuse.

07/03/13

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