OGGI VI DICO CHE… POSTE E ALITALIA, IL GENIO DI GIANNELLI

vignetta


ATTUALIZZANDO.. CONSOLIAMOCI CON L’UMORISMO
poste alitaliaposte
L’operazione di salvataggio di Alitalia da parte delle Poste non è indecente, check certamente non è la più indecente tra le tante a cui abbiamo assistito nei disastri italiani (tanto per non andare lontano, basterà ricordare l’operazione dei “patrioti” che, 5 anni fa, dovevano “salvare” e invece hanno dato il ko definitivo alla nostra compagnia di bandiera). Questa volta, come sempre, si tenta di rimediare al flop con il denaro pubblico: le Poste si reggono grazie ai libretti di risparmio dei cittadini. E’ un’operazione spericolata, voluta dal governo, probabilmente sarà ben gestita dal CEO Massimo Sarmi, che gode di un’ottima reputazione. Le poste acquisiranno il 12% di Alitalia con un investimento – spero che la parola, letteralmente, possa essere confermata in futuro – di 75 milioni su un aumento di capitale di 300. Porterà anche 8 aerei, di cui la maggior parte degli italiani ignoravano l’esistenza, addetti finora al trasporto di pacchi e altro materiale pesante, nonché a servizi per il Vaticano. All’origine, era una compagnia fondata da Bud Spencer e oggi, purtroppo, è anch’essa in rosso.
La vignetta che pubblichiamo è un omaggio all’insigne Emilio Giannelli, è la dimostrazione che in Italia anche di fronte agli eventi più drammatici e spiacevoli siamo capaci di mantenere un consolatorio e intelligente senso dell’umorismo. L’ironia di Giannelli dice tanto: guarda già al futuro, strappa un sorriso per il fatto che – a parte i conti inquietanti – il vizietto della gestione delle aziende forse non cambierà, le “raccomandate” si salveranno, a prescindere.

CRUCIANI E PARENZO, NON LASCIATEVI DOMARE
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Se scrivessi che, come suol dirsi in questi casi, esprimo “piena solidarietà” a Giuseppe Cruciani e Davide Parenzo, probabilmente verrei preso per il culo, ma no, mi scuso, dicono per i fondelli, dai due impertinenti conduttori. Ribadisco fondelli, anziché culo, nel disperato tentativo di evitare qualche nerbata di passaggio da parte dei tanti moralisti che oggi cercano di fare a pezzi l’audace programma su Rete4, “RadioBelva”. E’ possibile, ma non ne sono sicuro, che l’immediata chiusura del programma sia dovuto ai minimi ascolti, 670mila telespettatori per il 2,8 percento di share, più che ai contenuti, all’unanimità definiti scandalosi. C’è anche chi si spinge a pronosticare che la carriera televisiva di Cruciani&Parenzo sia finita qui. Nelle stroncature ci sono articoli interessanti di Gian Arturo Ferrari, Aldo Grasso, Sebastiano Messina.
Le mie modeste riflessioni vanno al di là di una convenzionale “piena solidarietà”. Per me, in tutta la mia vita, prioritaria è la valutazione del talento, in particolare dei giovani. Cruciani e Parenzo hanno tanto talento da poterlo vendere al mercato, a prezzi facilitati, senza timore di esaurirlo. La previsione è facile: di loro sentiremo parlare sempre più spesso anche in tv. Seconda riflessione: tanto per non essere accusabile di esagerato buonismo, la perfida coppia ha riscosso una pubblicità e una promozione impensabili, proprio grazie al flop e alle censure, ovvero una celebrità assai più grande rispetto ai risultati ottenuti con l’imperdibile “Zanzara”. Un giusto compenso! Terza riflessione, e mi permetto di dire che per me è la più importante: troppa paura, nel nostro provincialissimo paesucolo delle novità, troppa paura di affrontare la realtà aspra e quotidiana della vita, anzi delle vite che ci circondano. E troppa ipocrita diffidenza verso coloro che cercano di rappresentare questa realtà nuda e cruda, com’è, esattamente com’è, senza orpelli e finzioni.
Per questa diffidenza c’è una memoria storica. Usai già la parola, oggi riconosciuta come sacra: neorealismo. La usai a proposito delle furie che si scatenavano contro i reality show, contro i programmi di Maria De Filippi, contro le provocazioni (“tette e culi”) di Paolo Bonolis. E ora perdonatemi, vorrei citarmi anch’io: nel ring “inserito nella domenica pomeriggio di Canale5, proposi un talk con piena libertà di parola agli ospiti. Ci furono momenti strepitosi, ad esempio uno scontro tra la signora Mussolini e Vittorio Sgarbi, che non voleva partecipare al talk e strillava dal camerino e poi (andai a prenderlo e trascinarlo per mano) dalle gradinate del pubblico. Pur essendomi amico, mi gridò che ero un vecchio rimbambito. E con ciò? Sono un liberale assoluto. E se la libertà di parola è autorizzata, la regola vale per tutto e per tutti. Una domenica decisi di dare libertà di parola, più precisamente di espressione, ad un paio di oche – oche vere – del Campidoglio. Rimasero quiete in un angolo del ring fino a quando una sgallettata di cui non ricordo il nome, cominciò a urlare con voce roca, stridula. A quel punto le oche (quelle vere) si scandalizzarono e reagirono alla grande. Il confronto assordante tra loro e la ragazza, tra applausi e fischi, rappresenta per me uno dei miei fiori all’occhiello, come autore.
Usai allora lo slogan “neorealismo televisivo”. Molti mi hanno sfottuto e mi sfotteranno ancora: e da Bonolis, dalla De Filippi e dai miei colleghi del programma di Canale5 neanche una parolina di ringraziamento o di incoraggiamento. Resto, in solitudine, beata, con il mio convincimento. I grandi neorealisti del cinema, da De Sica a Rossellini e Visconti, per ricordare solo i più celebri, furono sbranati dai critici dell’epoca, incompresi e maltrattati: i critici, si sa, sono quelli che capiscono le cose qualche anno dopo. Pensate anche, ad esempio, al destino di Totò, artista e comico certamente più grande di Charlot, distrutto dai contemporanei ed esaltato oggi, senza riserve. Qual era il peccato dei grandi neorealisti nel cinema? Rappresentavano senza filtri e spesso con attori presi dalla strada, l’Italia miserabile del dopoguerra, gli sciuscià, i paisà, i ladri di biciclette.. I benpensanti, e i critici come sempre, tranne poche eccezioni, sempre sul carro dei benpensanti, si ribellarono: quella era un’Italia vera e drammatica, con cui non volevano confrontarsi.
Non credo che la De Filippi, Bonolis e compagni, e tanto meno le mie oche, quelle umane e quelle reali, abbiano la minima possibilità di emulare, nell’arte, Rossellini e Visconti e De Sica e altri maestri degli anni ’50. Lo auguro di cuore ai simpatici Cruciani e Parenzo, ultimi arrivati, e massacrati, nel neorealismo televisivo. Benvenuti! Però, al massimo, siamo modesti, volenterosi, artigiani. Resta un fatto incontrovertibile: a prescindere dalla qualità dell’artista o dell’artigiano, si ha troppa paura della novità, ieri nel cinema, e oggi in televisione, quando si rappresenta la realtà così come nitidamente ci appare, anziché come banalmente la vorremmo.

RIFLESSIONI PER IL TRISTE WEEKEND SENZA CALCIO
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CORRADO PASSERA farà un partito o no? Spero di sì / FRANCESCA PASCALE è lesbica o bisessuale? La sua “amica” Michelle Bonev insinua di essere, o essere stata, per lei “assai più che amica”(dagli amici ci guardi Iddio). E Francesca sporge querela, ma perché? La sua sessualità in qualsiasi versione, è persuasiva; mentre Michelle, in qualsiasi versione, non mi attizza proprio!/ALICE MUNRO, neo premio Nobel, vi piace? Io detesto i suoi racconti e ho già deplorato che il premio ancora una volta non sia stato assegnato a Philiph Roth. Però Alice ha per me qualcosa di affascinante: assomiglia fisicamente a mia madre. I capelli bianchi, per la verità si intuisce un pizzico di colore, lo sguardo allo stesso tempo dolce ma consapevole della vita, il naso, la bocca, il sorriso. Mia madre, di istruzione elementare, rievocava storie e racconti, assai più avvincenti, a voce, degli scritti della signora Munro. Infine, chapeau all’editore Giulio Einaudi, che pubblica la Munro e oggi le dedica paginate promozionali, e però, non so se per una meravigliosa coincidenza, oggi propone in libreria anche i capolavori di Philiph Roth al prezzo scontato del 25%. Per quanto mi riguarda, li ho acquistati tutti a prezzo intero e sarei disposto a rompere il salvadanaio, se riuscissi a trovare, da collezionista, qualche prima edizione./Il PAPA ci aiuta a trovare la fede? Temo di no. Non solo perché ha detto con chiarezza che non intende convertire Eugenio Scalfari e questo può farmi anche piacere, però.. Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, i due studiosi e pensatori, cattolici, che hanno osato proporre un gentile bouquet di critiche al Pontefice, su Il Foglio, incassano già una punizione terrestre: l’epurazione da Radio Maria, dove erano da dieci anni conduttori di interessanti trasmissioni. La decisione è stata presa dal direttore Padre Livio Fanzaga. Padre, sono cose che non si fanno. Tra l’altro, Francesco non predica per primo l’indispensabilità del dialogo? E Francesco, Scalfari e non si conta più la folla che si accoda, tutti insieme, non esaltano il confronto? A me, Padre, interessa dire a Lei, al Papa e a tutti, ma non a Scalfari che ha scritto di non cercare affatto Dio, che le assurdità, come questo gesto di censura e punizione non solo mi allontanano dal dialogo e dal confronto, ma anche, purtroppo, dalla ricerca di qualcuno che mi aiuti a trovare, se possibile, la fede. Sicuramente non mi aiuta il direttore di Radio Maria./Vorrei concludere con il calcio: GERVINHO è un campionissimo? Dai tempi di Garrincha, Julinho e Jair non vedevo un’ala (allora si chiamavano così, oggi “esterni”), capace di velocità e dribbling tanto devastanti come quelli dell’attaccante della Roma. Certamente la qualità è immensa. Il problema riguarda il carattere e la psicologia. A Lille, dove era allenato da Garcia come oggi nella Roma, aveva fatto sfracelli. Perché era galvanizzato e coccolato. All’Arsenal, in un ambiente freddo e diffidente, è stato una comparsa. Dunque, salvate il campione Gervinho: non risparmiategli affetto, complimenti e vezzeggiamenti.

11-10-2013

 

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