OGGI VI DICO CHE… L’ARTE DEL BILIARDO

“Una stecca non è diversa da una penna, un flauto traverso,  o uno stiletto. Per imparare a padroneggiare tutti questi strumenti occorrono studio,  perseveranza e una certa predisposizione naturale” (William Makepeace Thackeray)

ATTUALIZZANDO… MORDECAI RICHLER, PENSANDO AL QUIRINALE

Il mio biliardo copertina

Mordecai Richler è l’autore di uno straordinario libro pubblicato da Adelphi quindici anni fa con la benedizione determinante di Giuliano Ferrara, “La versione di Banrey”. La citazione di Thackeray apre un altro suo scintillante libro, “Il mio biliardo”, Adelphi again: l’arte della stecca vi è celebrata con poetica e istrionica sapienza. Magari mi direte che la mia è una fissazione, però ritrovandomi nelle mani questo libro sul biliardo (che regalerò a Gianin Bonelli, un mio grande amico genovese appassionato di questo gioco), ho pensato alla battaglia che ci apprestiamo a vivere, per la designazione del nostro nuovo presidente della Repubblica. Colpi di stecca, carambole, birilli abbattuti, ma anche penne impegnate a suggerire e distruggere, flauto traverso, stiletti visibili e nascosti… A questo mi ha fatto pensare Mordecai, nella sua esercitazione per raccontare in quanti modi diversi la palla possa finire in buca. Esiste un regista che sappia guidare, e già conoscere, l’esito della partita per il Quirinale? Renzi, direte quasi tutti voi. Nel frattempo, fino al 29, primo giorno delle votazioni, chi più chi meno siamo tutti concentrati sulle candidature…

QUIRINALE 1. MATTARELLA, MORIREMO TUTTI DEMOCRISTIANI?

Sergio Mattarella

Mi sussurrano, anche per smontare la mia fede cieca per l’elezione di Mario Draghi, che la candidatura di Mattarella stia prendendo quota. Il mio commento? Lo avete nel titolo: davvero dobbiamo morire democristiani? O, più precisamente, dorotei? Alla fine della fiera, il risultato di ogni disfida politica è sempre quello: un sublime, non eliminabile doroteismo. Non si sfugge!

QUIRNALE 2. CONFALONIERI DIXIT… BERSANI? CI STA

Fedele Confalonieri

A leggere la nota del bravo Salvatore Merlo, sul Foglio, l’amico – Confalonieri –  del cuore di Silvio Berlusconi, Fedele di nome e di fatto, gradirebbe “un presidente per bene e sbiadito, un brav’uomo, uno che faccia il suo, in pratica diciamo zero.” Lo conosco bene, dal 1988, diciamo quasi trent’anni, il signor Confalonieri: musicista anzi pianista (mai, ahimè, sentito all’opera), prudente, diplomatico, in apparenza raffinato, astuto, cinico. Tra tante cose che mi vengono in mente, ne ricordo tre, che indicano la sua ironia e la complessità del cuore. Primo: quando, commosso con le lacrime agli occhi, mi disse quanto si sentisse felice perché un giornale inglese, non ricordo quale, aveva definito il Berlusca come l’uomo del secolo, o giù di lì. “Sì, disse Fedele, uno come Silvio nasce una volta ogni secolo… E poi mi ha reso ricco”. Secondo: quando mi telefonò, avendo superato un delicato intervento chirurgico, per dirmi che faceva quella telefonata a tutti gli amici che gli volevano bene, per dire che il pericolo era superato. All’epoca, l’affetto di Fedele mi sembrava evidente, ed era ricambiato. Ma oggi di lui non sarei affatto sicuro, anzi. Una persona che lo conosce bene mi ha detto: “Confalonieri? E’ un vero amico: se può farti un favore, puoi essere certo che non te lo fa!”. Terzo: dal 1976 (all’epoca risale il mio primo incontro con Berlusconi, ma Confalonieri, su iniziativa del Cav., come ho detto lo conobbi solo nel 1988), è convinto, sono certo anche oggi, che fui io ad ispirare un’inchiesta del Corriere d’Informazione sui motivi per i quali il passaggio degli aerei fu dirottato da Milano Due, creatura di Silvio, all’epoca solo un illuminato palazzinaro. Potrei vantarmene, ma non è vero. Dirigevo l’Informazione, ma l’inchiesta uscì in cronaca senza che ne sapessi nulla. Berlusconi andò da Rizzoli, allora mio editore per lamentarsi: Angelone mi convocò nel suo studio in via Solferino, mise pace… Ma Confalonieri non ha mai dimenticato quell’episodio, che sinceramente andrebbe,benché non voluto da me, a mio merito. Tutto questo per tratteggiare la figura di un uomo che sa quasi sempre quel che fa, e ostinato nel suo affetto verso il suo leader, adora le sfumature, sfuma le contraddizioni. Ma perché, adesso, invoca un uomo banale al Quirinale? A parer mio, dovrebbe desiderare un personaggio autorevole e carismatico, super partes, in grado di imporre quell’indulgenza verso Berlusconi che sia Fedele sia tutti i fedelissimi di Silvio imprenditore e politico, vorrebbero. Dice che i suoi modelli sono Einaudi, Leone e il primo Cossiga. Ammette che Bersani “è simpatico, e forse in realtà il meno comunista tra i comunisti; e si fece umiliare da Grillo per eccesso di umana fantasia”. Insomma, scrive Merlo, Bersani non è Prodi e non è D’Alema, non brama e non trama, non aspira e non traffica… Vedremo! Traduzione sommessa, Bersani si può fare.

NAPOLITANO SI E’ DIMESSO, ORA E’ VERAMENTE UFFICIALE

Giorgio Napolitano

Mentre scrivo, ecco la notizia tanto attesa quanto largamente prevista da tutti: Napolitano si è (finalmente?) dimesso. Lasciatemi dire per l’ultima volta che l’irritualità delle dimissioni mi irrita. Perché Napolitano e i suoi collaboratori hanno imbeccato tutti i giornalisti, in primis Eugenio Scalfari, a dare per certo che le dimissioni sarebbero state presentate oggi addì 14 gennaio (compleanno della mia seconda figlia, Giorgia, ricorrenza che mi sta molto più a cuore: dunque auguri a lei, a nome anche vostro ovvero di tutti gli anti-napolitanisti, e solo pro forma al presidente uscente…)? Senza mai la conferma ufficiale del diretto interessato? Perché, perché, perché? Sono fissato, sono rimbambito? Oppure Napolitano voleva lasciarsi aperta una porticina per una semplice possibile via di ritardi o di rinvio? Diciamolo: Napolitano, più vecchio di me di vent’anni (auguri a me…) la sa più lunga, nella nostra Italia è possibile, sempre, qualsiasi colpo di scena. Napolitano se n’è andato, inneggiando all’unità. A mio parere, è stato divisivo. La conferma arriva da Beppe Grillo, uno più ostinato di me, che subito ha commentato con durezza: “Napolitano dovrebbe dimettersi anche da senatore a vita”.

“LA MANO NEL CAPPELLO”, UN FILM A SOSTEGNO DEI DISABILI

La mano nel cappello

La Comunità 24 luglio, dell’Aquila, si batte a favore di abili e disabili. Stamattina sono venuti a trovarmi in delegazione, per portarmi in visione un film “La mano nel cappello”, regia di Francesco Paolucci. Mi hanno fatto simpatia e per ciò ne parlo subito. Ma a loro ho detto con schiettezza ciò che penso… Di fronte ai problemi dei disabili, ci sono due fasce di pensiero e di approccio. Diciamo, due greggi. C’è il gregge, ottuso, di coloro che non vogliono sentir parlare di disabilità e di qualsiasi altro argomento doloroso, che obblighi a pensare. C’è un secondo gregge, politicamente corretto, che mostra entusiasmo, solidarietà a chiacchiere, perché la disabilità è un  problema sociale da sostenere. Poi c’è una minoranza disperata, quorum ego, che si ostina a cercare la qualità, il merito, l’arte: non mi interessa se l’artista sia abile o disabile, cieco o vedente, di sinistra o di destra, religioso o miscredente… e così via. Mi interessa solo verificare se ci sia talento, o no. Per ora, mi ha colpito il candore dei quattro giovani – da 28 a 40 anni – che sono venuti a parlarmi, mi ha colpito che il loro film sia il racconto di una storia, come tante altre. Vedrò il dvd. Se troverò talento,mi batterò affinché il film possa essere programmato in Rai o a La7, possa circolare nei circuiti ufficiali, presentato alle manifestazioni dei cinefili, eccetera. Se il talento non ci sarà, non nasconderò critiche e stroncature.

CINTHIA PINOTTI/ IL COLORE DEL SE’

Cinthia Pinotti

Oggi a Roma alle 18.30, si inaugura la mostra “Il colore del sé” di Cinthia Pinotti, al Complesso del Vittoriano, Sala Giubileo, via San Pietro in carcere. Volevo partecipare, purtroppo un disguido imprevisto mi impedisce di essere presente. Ho grande curiosità di conoscere la Pinotti, che fino al 1987 è stata avvocato del diritto civile, commerciale e amministrativo, poi magistrato della Corte dei Conti e viceprocuratore generale dal 1992. Il suo lavoro artistico è stato fino a poco tempo fa privatissimo… Cinthia dipingeva da tanto tempo, ma solo di recente ha deciso di esporre. Adoro, a prescindere, tutte le creature umane, dotate di vocazioni in apparenza contraddittorie. Esemplare il quadro del Tricolore, la raffigurazione della bandiera italiana. (Arte, disegno, rilievo, design a cura di Claudio Strinati, fino al 28 gennaio).

cesare@lamescolanza.com

14.01.15