www. cesarelanza.com/wp/wp-content/uploads/2015/06/Sigla_ALLE-5-DELLA-SERA.mp3 (“Flamenco Rock” – Milva 1960 di Walter Malgoni – Pier Quinto Cariaggi)
ATTUALIZZANDO… SE NON VI PIACE, SCRIVETEMI
Dopo la sollecitazione di un amico, sales oggi mi è venuta voglia di proporvi una sigla musicale per questo mio diario. Il collegamento logico è con le parole di “Flamenco Rock”, e scherzosamente alludono alle 5 della sera… ovviamente, non c’è obbligo di ascoltarla: se vi fa piacere, cliccate. Se non vi fa piacere, sorvolate. Se ascoltate e non vi piace, proponetemi altre opportunità ( se vi vengono in mente).
BERNABE’ DA LILLI GRUBER, CON ACUME PSICOLOGICO
Non l’ho visto con i miei occhi, e non l’ho ascoltato con le mie orecchie, però mi dicono che Franco Bernabè, super manager di lungo corso, ieri sera da Lilli Gruber a La7, si è esibito in una eccellente analisi intellettuale sull’evoluzioni della nostra società. Condivido in pieno la sua opinione, e anche per questo motivo la riporto qui, sinteticamente. In Italia stiamo assistendo, da tempo, alla fine dei partiti, dei sindacati e dei gruppi imprenditoriali che contano. Alla fine, in particolare, di questi grandi poteri tradizionali. La conseguenza è la brusca interruzione della crescita di una nuova classe dirigente, secondo i parametri storicamente consolidati. E (ma da qui in poi, è farina del mio sacco, con parole crude) si apre, anzi da tempo si è aperto una sorta di farwest, in cui ogni avventura è possibile e ogni successo individuale è dovuto alle qualità dei singoli personaggi, e non del sistema – che forse non ha più nulla da dire. Come nel farwest, e aggiungo anche l’esplosione di Internet, con le sue infinite praterie di conquista dello spazio, ci sono grandissimi vantaggi e grandi, se non grandissimi, problemi. L’aspetto positivo, caro alla nostra identità nazionale, sta nelle smisurate possibilità di affermazioni individuali. L’aspetto negativo è che il farwest si apre ai nuovi poteri, senza essere regolamentato da leggi e confini. Chiunque, diciamo così, ha una pistola e un cavallo: può correre e sparare dove voglia. In parole povere, con nomi e cognomi? Direi ad esempio che Enrico Letta non si accorse minimamente del neonato farwest, rispondeva a un sistema italiano che si stava sgretolando. Mentre Renzi è il Pecos Bill, o meglio l’avventuriero temerario e istintivo, che cerca l’oro, fino ad oggi lo ha trovato, si impone nel suo territorio perché si è dimostrato più svelto, più furbo e più concreto degli altri pistoleros. Il discorso potrebbe essere molto lungo e , spero, divertente. Per ora mi fermo qui. Ma vorrei far riferimento anche a Sergio Marchionne, simbolo dell’evoluzione: in parte, piccola parte, assistito dal vecchio sistema( gruppo imprenditoriale, la Fiat, ancora forte, sindacati aldilà delle apparenze, partiti e politica con continuità), in massima parte dalle sue doti di pistolero sommo, conquistatore spietato dei terreni e delle opportunità consentiti dal farwest. Bravo, Bernabè! Non so se la mia sintesi, e il mio personale sviluppo del ragionamento che mi è stato riferito, siano corretti, coincidenti e, alla fine, per i miei lettori convincenti. Ma certo di questo, con tutti, mi piacerebbe discutere a lungo.
LA CHIESA E IL CIBO 1/ UN LIBRO: “MANGIARE DA DIO”
La casa editrice San Paolo, che è cattolica come tutti sanno, ha appena pubblicato (in linea con la sua storica libertà editoriale di mente) uno straordinario libro: “Mangiare da Dio 50 ricette da San Paolo a Papa Francesco”, a firma di Andrea Ciucci e Paolo Sartor. Ebbene, si: sono le ricette legate a vicende e personaggi che hanno segnato la storia della Chiesa, incentrati sulla gastronomia, le pietanze e quant’altro: dal pane di crusca mangiato dai primi eremiti al patè di aringhe che trionfava nell’ abbazia di Westmister, dal pasticcio di carne di Leone X fino alla bagnacauda prediletta da Papa Francesco. Da buongustaio, trovo deliziosa questa idea, anche giornalisticamente, e mando i miei complimenti a chi l’ha avuta, a chi l’ha scritta e a chi l’ha pubblicata. Con la malizia laica del curioso per vocazione e professione, una minima perplessità è legata all’epoca scelta per la diffusione di questo sacro e ingolosente ricettario. Sono i giorni dell’Expo, teoricamente dedicato alla necessità, per tutti i popoli, di avere cibo a sufficienza. Mi chiedo quanti popoli, o se preferite, quanti milioni di uomini infelici e affamati abbiano la possibilità, oggi, di “ mangiare da Dio”. Presumo che dall’Expo non ricavino alcun vantaggio. Certo, a differenza di lettori privilegiati come me, non avranno neanche lontanamente la possibilità di scegliere tra i risi e bisi per San Marco, la minestra di lardo di Sisto V o, faccio per dire, il tacchino dei padri pellegrini.
LA CHIESA E IL CIBO 2/ ALL’EXPO, IL PADIGLIONE VATICANO…
… lo slogan gigantesco recita: “Non si vive di solo pane”. Che ne pensate? E’ una gaffe o una trovata commerciale geniale? Insomma: il libro sul mangiare da Dio, il padiglione all’Expo che ci titilla dicendoci che non basta il pane! Ma esiste la fame nel mondo? E si può fare qualcosa per alleviarne i tormenti e le mortificazioni? Sono un vegliardo moralista( attenti alla risposta, moralista, tranne Massimo Fini, non mi ha mai chiamato nessuno), se scrivo, un po’ imbarazzato e un po’ indignato, non solo che l’Expo sta facendo un bel nulla per il cibo come problema del mondo, ma soprattutto che non mi pare proprio che la Chiesa, aldilà delle nobili parole dell’attuale pontefice, stia facendo qualcosa di concreto per questo drammatico problema, o per altri incontenibili drammi, come le migrazioni bibliche in corso. Intendiamoci: lo slogan del Vaticano non è il solo a primeggiare, se è una gaffe. Il padiglione svizzero propone una scritta altrettanto gigantesca: “Ce n’è per tutti”. In Svizzera probabilmente si, in molti altri paesi proprio no. Non ho ancora visitato l’Expo, ma grazie a preziose informazioni di tanti colleghi e amici, tra cui Alessia U., un’idea me la sono fatta. Che dire, ad esempio, del padiglione USA collocato esattamente di fronte al padiglione dell’Iran? Mirabile scelta logistica. Ma, nel marketing, tutto va: è di oggi la notizia che il padiglione americano “ è lieto di aver ospitato il suo milionesimo visitatore”… Evviva.
PAGELLE E CLASSIFICHE/
LE AUTOMOBILI E GLI SPOT PUBBLICITARI
( a cura di Federica Cecchetti)
– Lancia Voto: 7 TRENT’ ANNI DI YPSILON IN LINEA CON LA TRADIZIONE
La Ypsilon festeggia il suo 30esimo anniversario, e da buon marchio Italiano sceglie uno spot che rappresenta in piena regola la tradizione del nostro paese. Speriamo conquisti anche il popolo straniero.
– Peugeot Voto 7 UN TATUAGGIO DINAMICO PER LA 208
Un tatuaggio sulla pelle che prende forma e diventa reale, una vera e propria sensazione di movimento. Scelta appropriata quella di Peugeot, che per promuovere la nuova 208 punta tutto sul movimento e l’energia.
– Volkswagen Voto 4- MESSAGGIO SCARNO, POCO INCISIVO
Nuova Polo: più accessoriata ma allo stesso prezzo. Il messaggio è chiaro, è il resto che manca. Sfondo bianco, gag poco entusiasmante, riuscirà questa macchina a vendersi da sola?
– Toyota Voto 6 12 SE SUPERA ANCHE LA MACCHINA DELLA VERITÀ…
“Guidare per credere”. Slogan efficace, tutto quello che serve ad una pubblicità. La nuova Auris Hybrid si affida alla macchina della verità per testare il piacere di guidarla. Sembra convincente.
– Opel Voto 4 12 SHIFFER, NON BASTA UNA PAROLA
La presenza di un testimonial internazionale in questo caso non è un valore aggiunto. La bella Claudia Shiffer si ritrova solo ed esclusivamente a dire una semplicissima battuta nello spot dedicato alla nuova Opel Karl. E’ una tedesca, lo sappiamo, oltre a questo niente.
– Alfa Romeo Voto 5 12 PREGO, QUALCHE INFO IN PIÙ!
La pubblicità dell’Alfa Romeo Mito è innovativa, non parla di prezzo, non parla di accessori, non parla di rate, non parla di niente, racconta solo una storia. Una storia semplicissima, che tende a mettere in risalto il cambiamento di vita che può creare una macchina. *** (Proprio ieri è stata presentato il nuovo modello della Alfa Romeo Giulia: ce ne occuperemo).
ADDIO (MOLTO PERSONALE) A LAURA ANTONELLI
Era la più grande e la più infelice delle bellissime attrici Italiane. Non siamo stati amici, anzi non l’ho conosciuta bene, solo vista e salutata in qualche occasione… La profondità del legame è legata, come per tanti “ragazzi” della mia generazione (lei era nata un anno prima di me), alla sua esplosiva e sensuale identità fisica. Credo che sia stata, quest’attrazione erotica, un richiamo della stagione in cui fummo adolescenti e giovani. Pudicizia, abiti castigati, infiniti complessi legati alla sessualità. Credo che nessun ragazzo di oggi possa essere turbato, come noi fummo estasiati e turbati, dalla particolare bellezza di una qualsiasi attrice dei nostri tempi. Il merito, in parte, fu anche del regista dei suoi due film più avvincenti, “ Malizia” e “Peccato Veniale” Salvatore Samperi: un maestro dell’erotismo cinematografico. Di Samperi ero amico, posso dire che la sapienza del suo erotismo nasceva da quei complessi, in relazione al sesso, che ho indicato prima come tipici della mia generazione. Se posso concedermi una nota personale, Samperi fu il regista anche del film, “Nenè”, tratto dal mio romanzo, ma in questo caso, purtroppo per me, non scelse una linea artistica coerente: sebbene il film sia citato in alcuni dizionari come il migliore di Salvatore, “Nenè”, a mio giudizio, non risultò né poetico né erotico. Nei film con la Antonelli, invece, Samperi diede il meglio di se stesso, affascinando gli spettatori di ogni età, non solo me e i miei coetanei. Erosi dalla droga, sia Salvatore sia Laura hanno avuto una vita in parte drammatica, in parte infelice. Quando ho incontrato la Antonelli, quattro o cinque volte, sono sempre rimasto, come si dice con una frase fatta ma efficace, senza fiato, prima di fronte alla sua stupefacente bellezza, poi per il ricordo di quelle fattezze e di quella sensualità, senza lasciarmi impressionare dalla loro decadenza. Forse qualcuno si chiederà perché ricordo solo oggi questa splendida donna, questa incantevole attrice. La risposta è semplice: prima, cioè subito, ero troppo emozionato, per riuscirci. Non sarà retorico dire che, con Laura, se ne è andato un pezzetto, indimenticabile, della nostra vita.
25.06.15