OGGI VI DICO CHE… ANDREA’S VERSION SU PRIEBKE

“La situazione è veramente penosa. Si direbbe penosa una situazione dove non c’è chi non sostenga che un corpo debba essere sepolto ma nessuno intende seppellirlo. Non in Argentina, non in Germania, non assolutamente a Roma e nemmeno a Pomezia, di fianco ai suoi camerati nazisti. Proprio nessuno, e da nessuna parte, intende per ora seppellirlo. Si risolverà? Speriamo. E altresì penosa si direbbe quella situazione per cui Erich Priebke, il quale fino a ieri andava tranquillamente in parrocchia dal suo confessore, essendo vivo, non possa più metterci piede, da morto. Ma una consolazione in questo ambito esiste. Lo spiegò bene Ciccio I a Scalfari. Quel nazistone, del quale tutto si potrà e si dovrà dire, salvo che non si sentisse a posto con la propria coscienza (et testamentum docet) sembrerebbe avere tutte le carte in regola per finire nel neo Paradiso cattolico. Per finire sparato, si spera. (“Andrea’s Version”, Il Foglio, 18 ottobre 2013). 

ATTUALIZZANDO… L’UMORISMO CI CONSOLERA’
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Avevo scritto che l’umorismo, una nostra indiscutibile qualità nazionale, ci aiuta a consolarci, quanto meno a sdrammatizzare disastri, tragedie, molestie grandi e piccole, persecuzioni fiscali da parte del governo, vergognosi comportamenti della classe dirigente: qualche felice battuta e non si volta pagina, ma si sorregge il metabolismo. Poi ho scritto che ci sono eventi, tipo la polemica farsesca sulla sepoltura di Priebke e le reiterate stragi di profughi nel mare di Lampedusa, su cui mi è impossibile sorridere. E’ un mio limite. Ed ecco che Andrea’s Version, con la bravura che non posseggo, su Priebke ci riesce. Finissima è l’ironia con cui allude all’accoglienza che la sua parrocchia gli accordava da vivo, ma non da morto. Più “tranchant” la conclusione, in riferimento agli scenari cristiani disegnati da papa Francesco: nel neoparadiso illustrato da Bergoglio al fondatore de “La Repubblica”, un posto per Priebke ci sarà…ma che ci finisca sparato.

AUGURI A PIETRO PAROLIN, SUCCESSORE DI BERTONE
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Oggi Parolin si insedia come segretario di Stato della Santa Sede. Auguri sinceri! Sia perché l’incarico farebbe tremare i soldi a qualsiasi non oso dire sacerdote ma di certo a qualsiasi manager, con lo Ior sullo sfondo, le ruggini, diciamo eufemisticamente così, tra i principi della Chiesa, lo sconcerto di fronte alle innovazioni di Francesco, l’astio della Curia messa a soqquadro e infine, venenum in causa, tutto ciò che comporta, per Parolin, il fatto mi succedere a un tipetto come il cardinal Bertone (il quale, secondo indiscrezioni verosimili, non ha affatto gradito, pur quasi ottuagenario e pur restando Camerlengo, la defenestrazione). Però Parolin è un eccellente diplomatico, vicentino e disposto bonariamente al dialogo come quasi tutti i veneti, ha fatto un ottimo lavoro come nunzio in Messico e in Nigeria, nonché per ultimo in Venezuela, è studioso dei delicati rapporti con la Cina e il Vietnam… Bergoglio, e noi (su questo punto), è certo che Parolin navigherà bene, con sapienza, con intelligenza, ma anche con pugno di ferro in guanto di velluto. 

RCS, RINUNCIA AL PATTO DI SINDACATO
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Com’era quasi inevitabile, il patto di sindacato tra gli azionisti Rcs (ovvero tra i signori che controllano il Corriere della Sera) si è infranto. Deploro, da questo angolo modesto, che tra i primi commenti tutto si sia ridotto alla previsione che assisteremo a uno scontro tra Elkann, azionista di riferimento con il 20%, e Della Valle, avversario di Bazoli e, da tempo, feroce critico della attuale gestione Non ci vuole Einstein per capire che una crepa si è aperta nella diga e che le manovre e i colpi di scena saranno più complicati, forse non sempre chiassosi, ma sanguinosi. Qualcosa è prevedibile, ma è imprevedibile ciò che possa succedere nei prossimi mesi, se la diga cede.

LIBRI (STAMPATI), L’ALLARME DI GIAN ARTURO FERRARI
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L’ex direttore della sezione libri di Mondadori e oggi insigne opinionista del Corriere della Sera, Gian Arturo Ferrari, è una delle persone più intelligenti che abbia conosciuto. (Gli intelligentissimi si contano sulle dita delle due mani, sono una decina, un giorno troverò il coraggio per scrivere la mia classifica, consapevole di non sentirmi dire grazie dai dieci e di essere odiato di tutti quelli, dall’undicesimo in poi, che presumono certamente di essere i più intelligenti). Domenica, come sempre quando si muove, Ferrari ha fatto scalpore: questa volta perché ha detto con candida chiarezza che l’Italia non conta più nulla alla prossima Fiera dell’editoria. a Francoforte. Non tutti sono d’accordo, per vari motivi -.che vanno al di là della sincerità voltairiana di Gian Arturo. Io sono d’accordo con lui. E desolato. Da bibliofilo (ma medito di cedere la mia biblioteca) sono angosciato per le insidie che ha ogni parte arrivano verso i libri di carta stampata, innanzitutto dal web, ma non solo. Chiedo a Ferrari e a chi la pensa come lui di spremersi il cervelletto per trovare iniziative controtendenza, per persuadere i giovani che nulla è meglio del profumo della carta, come ancora leggiamo noi e come leggevano i nostri antenati.

 

 

15-10-2013

 

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