OGGI VI DICO CHE…

“Senza lavoro non c’è dignità…Il nostro cuore di figli sappia difendere il cuore di Maria da tanti parolai che promettono illusioni…Non è che io mi sento Tarzan, forte. Nei momenti più bui ho sempre guardato Gesù, e mi sono fidato: non mi ha mai lasciato solo.” (Francesco, nel suo discorso durante la visita in Sardegna, domenica 22 settembre 2013).

 

 

 

 

ATTUALIZZANDO… CIO’ CHE DICE E COME LO DICE

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Non è importante solo ciò che dice questo Papa rivoluzionario, ma come lo dice: con semplicità, con franchezza, in modo da essere compreso da tutti. E perciò…

 


 

IL LINGUAGGIO DI FRANCESCO. VOGLIAMO PROVARE A…

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…raccogliere le parole della lingua che usa? Nell’ultima visita, a Cagliari, ha addirittura parlato in sardo. Bergoglio è un fantastico innovatore di usi e costumi della nostra religione, non solo ha riportato (cominciando dal nome che si è scelto) la missione del rappresentante di Cristo in terra a ideali di umiltà e povertà, di onestà e di rispetto verso tutti. Ha anche innovato il linguaggio! Non si contano ormai le parole nuove con cui si esprime, quelle desuete, i neologismi, i dialetti e i dialettismi, le citazioni popolari, le metafore suggestive… C’è già chi ha parlato di “slang” del Papa. Chiederò a una collaboratrice, volenterosa, di provare ad elaborare un dizionario delle parole del Papa. Mi raccomando: che Scalfari non venga a saperlo.

 

 

 

IL LINGUAGGIO MODAIOLO. SE C’E’ INTENSITA’, A UNA CERTA…

Slang

Detesto il linguaggio modaiolo, gli slogan sciocchi e futili che nascono in tivù e nei salotti e si propagano purtroppo come una micidiale pestilenza, nella comunicazione.  In primavera era esploso “A una certa…” “Si è fatta una certa”, ecc. Che voleva dire? Si è fatto tardi, semplicemente. Ma era più divertente, per molti e molte, dire: a una certa… Ci eravamo appena ripresi da questo furioso intercalare, purtroppo in estate ecco dilagare un aggettivo, di per sé bellissimo, ma ora, a poco a poco, insopportabile. Intenso. Tutto sta diventando intenso, negli sproloqui dei telecronisti e dei cronisti sportivi, nei critici cinematografici e televisivi, negli editorialisti politici. I momenti di una partita di calcio, un amore, un film, uno stupidissimo programma, perfino un talk… quasi tutto ormai è intenso. Fermiamoci finché siamo in tempo, ancora l’intensità non ha colpito quelli che vanno al mercato, prendono la metropolitana, chiacchierano al telefono… L’epidemia non è esplosa, ma è lì sulla porta di casa. Fermiamoci. Anche perché a una certa vorrei andare a dormire tranquillo. Con intensità.

 

 

 

TELECOM. PAROLE CHIARE DA MASSIMO MUCCHETTI:  COSA SCEGLIERA’, BERNABE’?

M.Mucchetti

Mucchetti, 59 anni, eccellenza suprema nel mondo dell’economia e della finanza, era un venerato columnist del Corriere della Sera, poi alle ultime elezioni è stato eletto senatore nelle liste Pd, ora è presidente della commissione industria, commercio e turismo a Palazzo Madama. Sulla Telecom, in odore di vendita  frettolosa alla spagnola Telefonica, è intervenuto con l’abituale chiarezza: “Governo e Parlamento debbono muoversi. Il PD non può distrarsi perché ha un congresso alle porte. Il Pdl non può ridursi a pensare solo al destino del suo padre padrone…” “Il capo di Telefonica, Cesare Alierta, venga ad illustrare i suoi progetti, il Parlamento completi le norme su Opa e golden share a tutela delle risorse strategiche nazionali, comunicazioni comprese… Telecom potrebbe diventare una vera public company, basata in Italia e proiettata nel mondo.” “…Gli azionisti hanno fatto i debiti, gli azionisti provvedano. Il presidente Franco Bernabè deve scegliere: o servire gli azionisti Telco o servire l’impresa proponendo al consiglio l’aumento di capitale, e a prezzi accettabili dal mercato. Anche a costo di perdere la poltrona.” Più chiaro di così!

 

 

 

 

MINIMALISMI. PERCHE’ GLI EDITORIALI DEL CORRIERE NON FINISCONO IN PRIMA PAGINA?

Corriere

Stavo appena elaborando una gioia personale: negli ultimi giorni perfino Ernesto Galli della Loggia e Angelo Panebianco erano riusciti a controllare la loro proverbiale incontinenza e a chiudere i loro articoli di fondo in prima pagina, evitando ai lettori (almeno a quelli affezionati, come me) di sfogliare il Corrierone alla ricerca del seguito nelle pagine interne… Ed ecco che oggi, per commentare le elezioni tedesche, vengono designati ben due fondisti: Paolo Lepri e Massimo Nava. E tutti e due – anche perché il loro spazio in prima pagina è stato dimezzato – “pisciano” obbligatoriamente all’interno, per di più l’uno a pagina 2 e l’altro a pagina 36, costringendo chi volesse leggerli a una doppia rottura di c., pardòn, a un doppio sfogliamento delle pagine.

Sogno un quotidiano in cui i commenti siano ristretti a una ventina di righe, in prima pagina o anche all’interno, purché con inizio e fine nella stessa pagina – senza fastidio per i lettori, che poi dovrebbero essere i veri “padroni” del giornale. Eminenza de Bortoli, se Lei non mi accontenta lancerò una raccolta di firme, e in tal caso, imitando Pannella e i suoi referendum, aggiungerò altre richieste, altre mozioni, altre proteste… Cominceremo con un paio di banchetti in via Solferino, dove L’assunsi incautamente a metà degli anni settanta, al Corriere d’Informazione. E Lei, Eminenza, a vent’anni, indossava un blazer blu e guardandola negli occhi si capiva che aveva già programmato il suo futuro. Io pensavo che si sarebbe fatto prete e ben presto sarebbe diventato un principe (della Chiesa). Ho sbagliato profezia: dirigere per tanti anni il Corrierone equivale a diventare Papa (del giornalismo). Dunque: dimentichi i banchieri, i poteri, la politica, i salotti per cinque minuti e faccia un ordine di servizio: gli articoli debbono essere chiusi in prima pagina, tutti e sempre, per rispetto dei lettori (sempre più pochi e sempre più anziani).

 

 

 

1942, UN LIBRO ARRIVATO DA UN CAMPO DI PRIGIONIA

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Ho già scritto qualche volta che un mio vizio è di collezionare tutto ciò che riguardi il 1942, mio anno di nascita. Mi è arrivato da una mia amica un regalo imprevedibile: un libro scolastico, in condizioni discrete, scritto in tedesco, a quel che ho capito un testo di elettronica. Autore, tale von Bruins, titolo “Werkzeugmaschinen”. Non conoscendo il tedesco, mi ha incuriosito un timbro: “Campo di prigionieri di guerra n.962 – Biblioteca Lina Vitali-Giuriati”. Non conoscendo il tedesco, non ho altre attrattive: perciò ho deciso di regalarlo a chi fosse interessato. L’editore è Leipzig / B.G. Teubner di Berlino.

23-09-2013

cesare@lamescolanza.com