RICORRENZE. NATI IL 9 FEBBRAIO

Lorena Bianchetti, Mia Farrow, Little Tony, Pietro Nenni, Joe Pesci, Leo Valiani, Julio Velasco.              
MORTI: Lucia Alberti, Eluana Englaro, Enzo Forcella, Costante Girardengo, Franco Marini, Gaspare Pisciotta.

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I GENOVESI NON SONO AVARI!

Papa Francesco scherza in tv, da Fabio Fazio, sui genovesi avari, ma ribatte la storica Gabriella Airaldi: “No, solo autonomi”. La professoressa è autrice di un libro sulla parsimonia e sulla febbre del possesso. Papa Francesco durante l’intervista con Fabio Fazio a “Che Tempo che fa”, domenica sera, mette bene o male il “sigillo” sull’avarizia, vera o presunta come stereotipo, dei genovesi.

IL PAPA, BATTUTA DISCUTIBILE 

“Da piccolo volevo fare il macellaio perchè, quando andavo a fare la spesa con la mamma e la nonna lo vedevo mettere tutti i soldi nella borsa che portava… si capisce per la radice genovese che ho da parte materna…piemontese anche, ma dissimulano di più” ha detto il pontefice, sorridendo e sottolineando l’importanza dell’ironia e dell’umorismo, alla domanda del conduttore (savonese (peraltro) su cosa, da bambino, pensava del suo futuro). Ma Gabriella Airaldi, storica e autrice di “Essere avari. Storia della febbre del possesso”, edito da Marietti, avverte: che in realtà Francesco, con le sue parole, ha confermato una lettura identitaria dell’essere veri genovesi, persone attente al denaro perché è un ottimo strumento per crescere (se non si esagera, chiaro).

SANTITÀ, NON SIAMO AVARI…

Professoressa Airaldi, non c’è scampo, anche il Papa dà degli avari ai genovesi: che ne pensa? «Nel mio libro ho parlato un po’ di questa cosa ma non impostandola sul piano dell’avarizia: ci sta perché i genovesi sono molto attenti al denaro, ma più che altro io la definirei un’attenzione eccessiva, che deriva da una condizione millenaria per cui il denaro è condizione necessaria per crescere, accumularlo permette di fare investimenti che danno origine all’arricchimento; quel denaro guadagnato porta al reinvestimento. E già nel Medioevo gli uomini d’affari genovesi sono i primi d’Europa a prendere in mano la gestione della città. Il denaro è una cosa preziosa per i genovesi, ma parte da un’idea di mille anni fa in cui il denaro, diversamente da beni materiali come la terra, era una cosa rara: per cui chi può lo accumula, ma per fare altro».

 PAPERONE NON ABITA QUI

Denaro come mezzo d’investimento, quindi una cosa che non viene accatastata nei forzieri come farebbe Paperone, che lei cita nel suo libro, ma che circola? «Sì, il denaro come lo intendono i genovesi non è una cosa morta. L’avarizia ha più significati, ripeto: e per i genovesi deve essere finalizzata a qualcosa di produttivo. Che poi, in fondo, anche Paperone con la sua origine scozzese, quindi altro esempio tipico di avarizia, mostra di aver saputo far fruttare i suoi guadagni. Tornando a Genova, ricordiamo anche il Secolo dei Genovesi, tra il Cinque e il Seicento, che li vede diventare i signori del denaro in Europa».

C’È ANCHE UN PO’ DI INVIDIA

Ma allora non è che in fondo si accusano i genovesi di essere avari solo per invidia, viste le loro ricchezze e la capacità di crearne sempre di nuove?

«Certo che c’è invidia: i genovesi diventano in quegli anni i grandi prestatori, sostituiscono l’attività ebraica che viene scalzata dai nostri concittadini, molto intraprendenti. E questo eccita negli altri un senso di invidia ma anche di paura: tutti hanno bisogno dei genovesi, dei loro banchi, del loro denaro, perché sono più abili in certe cose. Non dimentichiamo che Genova è un porto strategico in un territorio limitato: i genovesi sono obbligati a giocare sul doppio tema del denaro e della libertà. Perchè sei tu che decidi cosa ne vuoi fare e non sei sottoposto a qualcuno che te lo dice».

CONCORDO: È DIGNITÀ RAZIONALE

Qui sopra ho ripreso un articolo firmato da Donatella Alfonso e pubblicato nell’edizione genovese di “Repubblica”. Aggiungo che sono (quasi) del tutto d’accordo: adoro Genova, in cui ho vissuto alcune decine di anni e credo di conoscerla bene. Non parlerei di avarizia, ma di dignità razionale. Il denaro non va sprecato, ma risparmiato e utilizzato, con buon senso. E quando è giusto spendere, i genovesi spendono. Tuttavia, alla professoressa Airoldi rivolgo una ulteriore osservazione. Nei secoli scorsi i genovesi sapevano investire. In anni più recenti, invece, conservano e difendono il denaro, presumo per timore del futuro e di possibili disavventure. Così il porto, che era il più grande d’Europa, è entrato in crisi. E molte storiche aziende sono sparite.

OGGI VI DICO… L’AVARIZIA

“Che cos’è l’avarizia? È un continuo vivere in miseria per paura della miseria.” (Bernardo di Chiaravalle) “

L’avaro è senz’altro un pazzo: che senso ha, infatti, vivere da povero per morire da ricco?” (Decimo Giunio Giovenale)

“Roba mia, vientene con me!” (Giovanni Verga)

“Uno dei primi effetti della bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l’avarizia.” (Italo Svevo) “

L’avaro ha una somma pazzia, che sempre stenta per non stentare, e la vita a lui fugge sotto speranza di godere i beni con somma fatica acquistati.” (Leonardo da Vinci)



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