RICORRENZE… NATI IL 20 GIUGNO

Jean Baudrillard, Luigi De Magistris, John Goodman, Nicole Kidman, Frank Lampard, Jean-Marie Le Pen, Lionel Richie, Gustave Rol, Salvator Rosa.
Morti il 20 giugno: Emil Cioran, Silvio Spaventa.

 

 

 

UNA INDISCREZIONE AL GIORNO…

“Fleabag, sacco di pulci, dice: ho il terribile sospetto di essere una donna avida, pervertita, egoista, apatica, depravata, cinica, moralmente fallita, che non merita di essere chiamata femminista. Il padre le risponde: beh, hai preso tutto da tua madre” [Benini, Foglio: Fleabag è la serie Bbc scritta e recitata da Phoebe Waller-Bridge].

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OGGI VI DICO CHE… LA PETULANZA

“La ristrettezza mentale determina la caparbietà: non crediamo facilmente a ciò che si trova al di là del nostro campo visivo. Le menti mediocri condannano abitualmente tutto ciò che oltrepassa la loro portata.”
(François de La Rochefoucauld)

“La vera saggezza è meno supponente della stupidità. L’uomo saggio dubita spesso, e cambia la sua opinione; lo stupido è ostinato, e non ha dubbi; egli conosce tutte le cose ma non la sua stessa ignoranza.”
(Faraone Akhenaton)

“Ogni testardaggine è basata sul fatto che la volontà ha usurpato il posto della conoscenza.” (Arthur Schopenhauer)

“Gli uomini sono animali molto strani: un miscuglio del nervosismo di un cavallo, della testardaggine di un mulo e della cattiveria di un cammello.” (Thomas Henry Huxley, filosofo britannico)

“Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio.” (William Shakespeare)

ATTUALIZZANDO… CHI RICORDA IL CONVEGNO DEI CINQUE

Ormai sono convinto che i talk show faranno una brutta fine. L’indizio più chiaro arriva dai giovani: non li guardano, quindi non c’è futuro. Da vecchio ‘diversamente giovane’, come si dice oggi, rimpiango un meraviglioso talk radiofonico del dopoguerra (“il convegno dei cinque”): cinque gentiluomini, colti e competenti, scelti per le loro qualità e non per le chiassose malefatte, esponevano i loro diversi punti di vista, senza urlare, senza insultarsi, senza sovrapporre le voci.

 

TRISTE E CHIASSOSA FINE DEI TALK

E oggi? La cosa più fastidiosa è il conduttore che puntualmente vuole imporre la propria (superflua) opinione. Quasi tutti: invadenti e petulanti. Qualche giorno fa ho scritto di Lilli Gruber e Gad Lerner. Sono due ottimi professionisti: colti, determinati, competenti. Bravi giornalisti. Ma quando fanno i conduttori, anche in loro prevale quel vizietto irritante: sono faziosi e vogliono diventare protagonisti. Andrebbero condannati a rivedere due volte al giorno – per terapia – le conduzioni di Enzo Biagi, che protagonista puntualmente lo diventava, ma col massimo rispetto verso gli ospiti e i telespettatori: toni bassi, domande incisive. La Gruber, qualche sera fa, voleva zittire Matteo Salvini e addirittura lo minacciò (lui ospite, lei padrona di casa!) di spegnergli il microfono. Idem ieri con Di Battista: Lilli lo incalzava, lo interrompeva, tentava di ridicolizzarlo, non gli consentiva di terminare una riflessione. Ma perché? Con quanta presunzione, quali pregiudizi?

PERFINO I TELEFONINI…

Ma lascio spazio ad altri. A una lettera di Donato Moscati, da Roma: “Hai notato il nuovo mal costume nei talk? L’uso dei telefonini in diretta. Capita sempre più spesso di vedere che gli opinionisti si mettono a twittare, a rispondere ai messaggi o alle chiamate, in diretta. Strafregandosene di chi sta parlando: nemmeno si ascoltano tra di loro, e senza alcun rispetto per il telespettatore. Non sono un bacchettone: un minimo di educazione però non guasterebbe. Mi stupisce che non ci sia un autore, un conduttore o regista capace di intervenire”.

 

“DE CHE COSA STAMO A PARLÀ?”

Ho poi letto con gusto, sul Foglio, Andrea Minuz a proposito di ‘Cartabianca’: “Non c’è talk senza trash. Mauro Corona che brandisce una birra e poi sbrocca, poi ammutolisce, poi si perde in un complicato delirio alcolico, blaterando di “una signora della Rai che ho visto bere in tv”, mentre Bianca Berlinguer lo rimbrotta (“in questa trasmissione non si viene a bere in diretta!”, casomai si viene già bevuti) è l’immagine formidabile della decadenza dei talk-show, giunti ormai al loro fatale destino ultimo: de che stamo a parla’?”

 

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