RICORRENZE. NATI IL 18 GIUGNO

Simona Atzori, Fabio Capello, Raffaella Carrá, Marta Cecchetto, Paul McCartney, Vincenzo Montella, Raymond Radiguet, Isabella Rossellini, Flavio Tosi
MORTI: Ethel Barrymore, Vincenzo Cardarelli, John Cheever, Giorgio Morandi, José Saramago.

PAUL MCCARTNEY, NASCITA E MORTE (PRESUNTA)

Il 18 giugno 1942 nasce Paul McCartney. “Paul is dead!” è stato un leitmotiv celebre almeno quanto “Yellow Submarine”, per un certo periodo. 9 novembre 1966: Paul McCartney è dato per morto in un incidente stradale. I Beatles, temendo una ricaduta a picco in termini di marketing, prima lo sostituiscono, poi ci ripensano, seminando qua e là frasi al contrario e anamorfosi. L’arrovellio di critici e fan sulle cover di “Sgt. Pepper” e di “Abbey Road” è tale da aver creato una nuova scienza: l’iconografia misterica del vinile.La presunta morte del bassista dei Beatles è un po’ come quella delle foglie in autunno: un fenomeno solo apparente. I loro colori caldi, legnosi, evocano tutto, tranne il mortifero freddo. Il suono, al calpestio delle nostre scarpe nel parco, è il basso continuo dei 90 giorni e più tra ottobre e dicembre. Danno, insomma, il tono di fondo.

OGGI VI DICO… I BEATLES

“Il paragone con i Beatles mi riempie d’orgoglio, li ammiro da sempre”. (Noel Gallagher)

“Il più grande colpo della mia vita fu l’avvento dei Beatles. Mi affascinarono totalmente e pensai “Questa è la mia strada, la musica”. (Ozzy Osbourne)

“Non sono stato il primo né sarò l’ultimo a cambiare le sonorità strada facendo. Ogni musicista, a partire dai Beatles, l’ha fatto”. (Umberto Tozzi)

“Venne il Sessantotto e poi le barricate | mentre sempre l’autunno era più caldo dell’estate | e mentre i Beatles si sciolgono dopo Let It Be, | in Grecia Papadopulos balla il sirtaki”. (Rino Gaetano)

“Io ricordo vagamente i miei giorni di scuola. Erano quello che succedeva sullo sfondo mentre io cercavo di ascoltare i Beatles”. (Douglas Adams)

IL TRENO SFIBRANTE ROMA-GENOVA…

Il supplizio per raggiungere in treno Genova e il mar Tirreno è irrisolto. Diciamolo: il collegamento ferroviario tra Roma e la Liguria è obbrobrioso e i dirigenti di Trenitalia (tra l’altro rinnovati da poco) farebbero bene a occuparsene sollecitamente. Propongo la mia esperienza personale, recentissima. Per andare da Roma a Savona (idem, ovviamente, per il tragitto al ritorno) ci vogliono sei ore e mezza! Non esistono le cosiddette “frecce”, nonostante l’importanza sociale e turistica di Genova e delle sue coste marine, incantevoli, a est e a ovest.

NO FRECCIA ROSSA, SOLO INTERCITY

Il treno previsto dalle Ferrovie è tuttora un lentissimo e scomodo “Intercity”, che ferma dovunque (con conseguenti, e frequenti, inevitabili ritardi) e spesso è ridotto in condizioni miserevoli: caldo d’estate, ghiacciato d’inverno, bagni sudici. E senza bar né alcun ristoro. Ma si può? È accettabile, tollerabile? Di più: la mia metà era Spotorno. Una volta giunti, sfiniti, a Savona, ecco la scelta obbligata: aspettare e prendere la presunta coincidenza con un altro trenino, locale; oppure, arrangiarsi con un taxi (aggiungendo ai costi del biglietto altri trenta euro, per Spotorno).

UNA CRISI INFINITA

Sono pienamente consapevole delle difficoltà e della infinita crisi del sistema ferroviario italiano: in particolare delle orribili condizioni in cui, ogni giorno, sono obbligati a viaggiare i lavoratori pendolari.Quindi, questa nota deve essere considerata come la protesta verso un caso-limite, ma con totale rispetto verso le difficoltà di altri milioni di viaggiatori, in situazioni simili.

L’AFFETTO PER GENOVA

Certo sono molto affezionato, com’è noto presumo, a Genova. E ne difendo i diritti. Non capisco perché di “frecce” si debba parlare solo per Roma-Milano, per Firenze, Bologna, Venezia; per il sud solo per Napoli e mai per il mare tirrenico. Sono incongruenze e contraddizioni da eliminare al più presto, in un Paese che stenta a diventare, semplicemente, equo e normale.




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