RICORRENZE. NATI IL 10 MARZO

Osama Bin Laden, Joseph Blatter, Samuel Eto’o, Eva Herzigova, Ignazio Marino, Chuck Norris, Carlo Zannetti.
MORTI: Giuseppe Mazzini.

GIANNI AGNELLI, IL RICORDO

di Alberto e Giancarlo Mazzuca
“Erre moscia, sempre elegante con punte di eccentricità come quella di portare l’orologio attorno al polsino della camicia, battute spesso felici ma non sempre (disse, quando comprò l’Alfa Romeo, che gli era stata quasi regalata dall’Iri di Romano Prodi: «Ci siamo annessi una provincia»), era piuttosto “snob”, narcisista e, racconterà suo cognato, Carlo Caracciolo, «con un enorme desiderio di piacere, una vitalità straripante, quasi pericolosa».E perennemente annoiato, a volte anche pigro. Jas Gawronski, spesso fotografato in tribuna allo stadio tra lo stesso Agnelli e Luca Cordero di Montezemolo, dirà di lui: «Mai un libro letto fino all’ultima pagina, mai un film, mai una partita visti fino in fondo. Viveva di corsa, come di corsa guidava l’auto. Aveva l’ossessione del primato, gli piaceva soprattutto essere il primo a sapere, anche quando non gli serviva».

UN NEMICO COSTANTE, LA NOIA

“Poneva una serie di domande a raffica al suo interlocutore, voleva sapere, racconterà Cesare Lanza, «ogni cosa, particolari e retroscena» e poi, di colpo, si annoiava pronunciando sempre la solita frase di congedo: «Non le rubo altro tempo». E veniva spesso dipinto, da un giornalismo (sportivo, ma anche economico) piuttosto ossequioso grazie anche a un efficiente e soffocante ufficio stampa della Fiat, pronto a mettere in riga i “ribelli”, con toni talmente trionfalistici da indurre Fortebraccio a ricordare che «quando uno è miliardario, gli manca sempre pochissimo per essere un genio».

SUPER JUVENTINO CON FRESCO, INTERISTA

“Era un acceso tifoso della “sua” Juventus (una volta la definì come «qualcosa per la domenica…») tanto da porsi anche questo curioso dilemma: se non fosse disdicevole nominare alla presidenza della Fiat (quando il suo successore, Cesare Romiti, da lì a non molto avrebbe dovuto farsi da parte per limiti di età) l'”americano” Paolo Fresco, che non tifava per la Juve ma era invece un acceso interista. Risolse il problema nominandolo presidente, facendosi accompagnare da lui un paio di volte in tribuna d’onore a vedere giocare i bianconeri e poi non lo portò più. «Pensava che gufassi contro la Juve», racconterà Fresco anni dopo nel suo libro Mr. Globalization.
Diventò un mito il tradizionale arrivo in elicottero dell’Avvocato sul campo della Juve prima dell’avvio di ogni campionato. E Silvio Berlusconi, che sin dall’inizio della sua attività imprenditoriale aveva un debole per lui, volle imitare la scena dell’elicottero quando prese in mano le redini del Milan.

QUELLA MERAVIGLIOSA PINACOTECA

“Se possedeva, con maggiore o minore fortuna, «l’arte di servirsi degli uomini» come dirà Montanelli, era anche pronto a donare: sempre e con larghezza alle sue ex, arrivò persino a regalare a un’attrice italiana una barca a due alberi. Ma è stato capace anche del grande gesto di mettere a disposizione della collettività la sua meravigliosa pinacoteca contenente quadri di Canaletto, Picasso, Modigliani, Manet, Matisse.
Talvolta aveva anche lui le mani legate.Basta ricordare un altro incontro inedito di Montanelli con il presidente della Fiat che avvenne nel 1994, quando il giornalista lasciò la direzione del «Giornale» in seguito alla discesa in campo politico di Berlusconi che ne era il proprietario. Chi venne in soccorso di Indro e dei suoi transfughi, sottoscritti compresi? Agnelli, naturalmente: convocò Montanelli per offrirgli la direzione del «Corriere della Sera», il vecchio giornale di Indro, con Paolo Mieli pronto a sacrificarsi e cedergli la poltrona di “numero uno” di via Solferino diventando, così, condirettore.

OFFRÌ LA DIREZIONE DEL CORRIERE A MONTANELLI

“Quell’incontro, secondo quanto ci raccontò Montanelli, era stato un po’ surreale: il giornalista era ovviamente pronto ad accogliere l’offerta di Agnelli che, a sua volta, era anche molto riconoscente con Indro, che aveva rifiutato da poco l’offerta del presidente Cossiga di diventare senatore a vita lasciando, così, il laticlavio allo stesso Avvocato.Tutto risolto? No, perché Montanelli pose ad Agnelli una condizione: portarsi in via Solferino anche i colleghi che avevano espresso l’intenzione di volerlo seguire dopo il suo “divorzio” da Berlusconi. «Cinque?» chiese, a quel punto, Agnelli. «Una cinquantina», rispose Montanelli. Troppi anche per un principe rinascimentale che non badava a spese pur non avendo mai, quando andava in giro, un quattrino in tasca. E così dovette rinunciare. Un piccolo episodio, se vogliamo, che serve comunque a dare un’idea ancora più chiara di che pasta fosse fatto il presidente della Fiat, uomo disponibile al dialogo, ma pure personaggio controcorrente, lui che era in vetta all’establishment del Paese”.
(BALDINI+CASTOLDI SRL -Pubblichiamo un brano dall’introduzione del nuovo libro di Alberto e Giancarlo Mazzuca, «Gianni Agnelli in bianco e nero» appena uscito).

OGGI VI DICO… IL POTERE

“I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare.” (Fabrizio de André)

“Il tempo del potere può essere sprecato nella sola preoccupazione di conservarlo.” (Mario Draghi)

“La felicità è benefica per il corpo, ma è il dolore che sviluppa i poteri della mente.” (Marcel Proust)

“Il potere censura solo le battute che riesce a capire” (Karl Kraus)

“Il potere non corrompe. La paura corrompe, forse la paura di perderlo.” (John Steinbeck)





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