OGGI VI DICO CHE… PERDERE LA FIDUCIA

“Tutto ciò di cui abbiamo bisogno in questa vita sono ignoranza e fiducia; e il successo è assicurato”.
(Mark Twain)

“Devi molto a chiunque ti abbia mai dato fiducia”.
(Truman Capote)

“Fidarsi di pochi, confidarsi con nessuno”.
(Alessandro Morandotti, antiquario e aforista italiano)

“Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno”.
(José Saramago)

ATTUALIZZANDO… PERDERE LA FIDUCIA

In amore, in amicizia, in famiglia, in qualsiasi rapporto la fiducia è un fattore fondamentale: andreste ancora a servirvi dallo stesso pescivendolo che vi avesse venduto fraudolentemente un branzino, “in fiducia”, garantendone qualità e freschezza, nascondendovi la verità sull’imminente putrefazione? E anche in politica la fiducia è un fondamento irrinunciabile, nonostante la ben nota capacità di affabulazione, e di dire bugie, da parte di politici e politicanti.

CASO REGENI, UNA GRAVE SCONFITTA

Il ricordo della morte di Giulio Regeni, e del vergognoso comportamento del governo di fronte ai misteri del suo brutale assassinio in Egitto, sarà a poco a poco dimenticato. Ma lascerà tracce importanti, forse decisive, nell’elettorato. Com’era prevedibile, ha cinicamente vinto la ragion di Stato. Il governo ha annunciato il ritorno in Egitto dell’ambasciatore italiano, senza una una sola parola attendibile sull’omicidio.

LA RAGION DI STATO

Ci è stato detto che l’Egitto è un Paese importante, con il quale non si può non avere rapporti. Niente da eccepire. Ma est modus in rebus! È ineccepibile anche il nostro diritto a sostenere la dignità nazionale (preziosa non solo per motivi etici, ma anche per salvaguardare i nostri interessi nei rapporti con l’Egitto e qualsiasi altro Paese). E dunque? La verità è che si tratta di una grave sconfitta politica. Fu tardivo a suo tempo il ritiro del nostro ambasciatore al Cairo, un segno inequivocabile di debolezza; è frettoloso rispedirlo oggi, come se l’orribile vicenda fosse conclusa e tutto fosse chiarito.

L’AMARA REALTÀ…

…è chiara. Abbiamo calato le braghe. Insipienza pura e totale. I troppo vituperati politici della Prima Repubblica avevano ben altra qualità. Ricordate come si oppose a Sigonella Bettino Craxi a Ronald Reagan? E oggi l’interlocutore era l’Egitto, non gli Stati Uniti, il Paese più potente del mondo! Non c’era un modo più dignitoso, politicamente, per imporre i nostri diritti e salvare i rapporti economici?
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LOGICHE CONSEGUENZE…

Sono state raccontante bugie imbarazzanti, ancora una volta la nostra classe politica ha perduto attendibilità e fiducia. Non meravigliamoci se metà Italia non va a votare. Non meravigliamoci se, nell’Italia che vota, un forte consenso arriva al movimento di Grillo e alla Lega di Salvini, che promettono un cambiamento. E non meravigliamoci quindi se poi, a livello internazionale, siamo spesso trattati come pezze da piedi. Per parte mia, con amarezza, non posso far di più che unirmi, come padre, al dolore della famiglia Regeni e, come cittadino, allo sdegno di tutte le persone di buoni sentimenti.

PS. LETTERE SU GIANNI BRERA

Ps. Ho ricevuto due lettere ancora su Gianni Brera, una molto affettuosa di Pier Luigi Magnaschi, direttore di “Italia Oggi”. Che mi attribuisce generosamente qualità che non credo di possedere. L’ altra, dell’intramontabile Elio Domeniconi, che si dichiara testimone oculare della rottura tra Gianni Brera e Giovannni Arpino. Secondo Elio, Arpino accettò un contratto d’ingaggio da Brera per il “Guerin Sportivo”, ma – dopo aver accettato, verbalmente – alla fine scelse di restare a “La Stampa” (dove già scriveva) perché il quotidiano torinese rilanciò l’offerta economica. E Gioann la prese come un’offesa personale. Ringrazio per la testimonianza: non ho elementi però né per smentirla né per confermarla.

 

cesare@lamescolanza.com

07/09/2017