OGGI VI DICO CHE… PACTA SUNT SERVANDA

“La locuzione latina pacta sunt servanda (in italiano: i patti devono essere osservati) esprime un principio fondamentale del diritto civile e del diritto internazionale. Nel diritto civile sintetizza il principio del carattere vincolante del contratto, stabilito dall’art. 1372 del codice civile: il contratto ha forza di legge tra le parti, ovverosia «fa legge fra le parti» e può essere sciolto soltanto per mutuo consenso o per cause ammesse dalla legge. Secondo alcuni studiosi, fra i quali il Roppo, “Una volta concluso, il contratto getta un vincolo sopra le parti, le «impegna», nel senso che esse non possono più sottrarsi ai suoi effetti, i quali a questo punto si producono, piaccia o non piaccia alle parti”. Pacta sunt servanda esprime un principio fondamentale e universalmente riconosciuto del diritto internazionale generale, ovverosia il diritto che si applica a tutti gli Stati e sul quale si basano le relazioni internazionali tra gli Stati: i patti, i trattati, le intese o più in generale gli accordi degli Stati vanno rispettati. L’art. 26 della Convenzione sul diritto dei trattati (Vienna, 23 maggio 1969) è rubricata pacta sunt servanda e afferma: «Ogni trattato in vigore vincola le parti e deve essere da esse eseguito in buona fede». L’art. 10 comma 1 della Costituzione italiana stabilisce che “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconos l’obbligatorietà all’interno dell’ordinamento giuridico italiano di queste ultime. Se un patto non venisse rispettato dall’Italia, si violerebbe non già lo stesso patto ma al contempo una norma di rango costituzionale.”

ATTUALIZZANDO… ALTRA COSA, IL PATTO DEL NAZARENO

Renzi-Berlusconi
Mi sembra interessante aver ricordato, grazie all’utile semplificazione di Wikipedia, cosa significhi “Pacta sunt servanda”. Anche per chiarire che il Patto del Nazareno è tutt’altra roba, non un contratto in termini di legge, non un contratto trasparente, ma un oscuro (tuttora) patto politico. E all’oscuro patto quindi non si poteva chiedere rispetto di moralità, lealtà, valori giuridici. È stato interpretato da Renzi e da Berlusconi in modo diverso, tutti ne parlano, solo due sanno com’era concepito. Inevitabilmente, c’è stato uno strappo. Sembra che abbia vinto Renzi. Per ora. Qualcuno dice che la partita sia ancora in corso. Ma Renzi, politicamente, ha vinto comunque. Anche se Berlusconi, come dicono in molti, ha salvaguardato i suoi interessi privati.

CARO CAIRO, A LA 7 (TUTTA TALK) UN PROBLEMA C’E’

Urbano Cairo
Urbano Cairo ha dato a La7 un indirizzo strategico intelligente, un talk politico pressoché continuo da mane a sera. È una scelta intelligente per almeno tre buoni motivi: 1. Assicura al network una identità precisa e riconoscibile (così come fa Sky con lo sport e i film), e anche vincente, rispetto ai giganti Rai e Mediaset. 2. I talk non costano nulla o poco: gli ospiti non chiedono né compensi né rimborsi… 3. La 7, e di conseguenza Cairo come personaggio (imprenditore ed editore), diventa centrale nel dibattito politico, acquisisce automaticamente relazioni, prestigio, importanza e influenza nel cosiddetto Palazzo. Senza necessità di grandi apparati, tipici di grandi aziende, per l’immagine, uffici stampa, relazioni esterne e istituzionali. Gli ambasciatori di Cairo diventano automaticamente i conduttori grandi e piccoli, di cui la rete dispone. Tuttavia, c’è un problema: una trappola, una insidia che sarebbe incauto sottovalutare.

SE LA POLITICA INQUINA IL TALK

La7 logo

Il problema è questo: la politica, basta la parola, è giustamente odiata, detestata. Troppe ne hanno fatto personaggi, importanti e minuscoli, della politica: alla fine più di mezza Italia si é stufata, non va più a votare, maledice la politica che ruba, promette e nulla fa. I talk potrebbero assumere un ruolo importante, se riuscissero a diventare un osservatorio esterno e imparziale, senza mai strizzare l’occhio al Sistema, senza limitarsi a dire battute convenzionali e scontate contro la Casta, ma accendendo dibattiti rigorosi e coinvolgenti: mettendosi, senza qualunquismi, dalla parte della gente. A La7, caro Cairo, sempre più raramente prevale il rigore. La tendenza é al cazzeggio… E il rischio (ascolti insufficienti a parte) è che i programmi abbiano stima solo nell’ambito elitario del mondo politico, ma diventino – come puro specchio della politica – impopolari e antipatici quanto la politica, estranei ai bisogni quotidiani della gente.

COFFE BREAK E L’ARIA CHE TIRA

Myrta Merlino- Tiaizana Panella

Due esempi mi sembrano significativi: “Coffee break”, condotto da Tiziana Panella, e “L’aria che tira”, dove domina Myrta Merlino. Tutte e due hanno qualità: la Panella é informata, elegante; Myrta è una piaciona, che potrebbe condurre qualsiasi programma (potenzialmente una Mara Venier). Però, ecco il punto critico… Tiziana non solo dà l’impressione di specchiarsi nella sua indiscutibile bellezza, e passi, purtroppo ha sempre qualcosa da dire più dei suoi ospiti, si sovrappone a loro, dice la sua (spesso scontata e trascurabile) opinione, partecipa al chiasso e provoca incomprensibilità. Così facendo, non prende le distanze dal detestabile chiacchiericcio della politica di oggi, ma vi entra con tutte le scarpe (tacco alto), vi sguazza, si confonde nel bla bla. Idem Myrta, con una aggravante: il bla bla diventa cazzeggio puro. Battute, risate, interruzione continua dei malcapitati invitati! Ci sono momenti seri e interessanti a “L’aria che tira”, ma si sa che conduttori ben più esperti e attrezzati di Myrta fanno fatica a gestire l’alternanza tra serio e faceto, drammatico e comico. E stamattina Myrta ha chiuso la bocca, nei momenti migliori, a personaggi come Pomicino, la Mussolini, Sgarbi, Barbacetto, D’Attorre… Non ha saputo gestire una furente invettiva di Sgarbi vs Barbacetto. Ha tolto la parola a D’Attorre, che voleva sviluppare un tema cruciale: si può pensare il male che si vuole di Tsipras, ma il premier greco ha il merito di lanciare un problema ormai cruciale, l’Europa non va così com’è. Conclusione: il guazzabuglio non giova né alla politica, né agli ascolti, né al talk, né alla rete (o al suo editore, Cairo). E direi neanche alle conduttrici, che pure hanno qualità e risorse. Perché insistere su questo stile, staccandosi dalla gente e dalla realtà? Non si capisce.

 cesare@lamescolanza.com

 06.02.15