OGGI VI DICO CHE… IL FASCINO DEL MENÙ

“Il menù di mia madre aveva due scelte: prendere o lasciare”. (Buddy Hackett)
“Ogni notte esige il proprio menù”. (Honoré de Balzac)

ATTUALIZZANDO / MENÙ E COLLEZIONI

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Ho riferito ieri la spiacevole sorpresa di essere andato a pranzo in un bel ristorante – Nicola in piazza Rossio – a Lisbona, di aver chiesto il menù, anche a pagamento, e di essermi beccato un rifiuto tanto gentile quanto ostinato e
insormontabile. Per la prima volta in vari decenni. Non ci crederete, ma ho ricevuto, da amici e collezionisti, sms e mail di solidarietà. Eccone una, particolare e divertente.

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LETTERE / NON DISTURBARE…

do-not-disturbMi ha scritto Franco Bellino da Venezia:
«Carissimo, tu collezioni menù di ristoranti. Immagino che tu debba aver pranzato in quel locale perché il menù ti interessi. Altrimenti, ti raccolgo tutti quelli che posso qui a Venezia. Io collezionai i cartelli “Do not disturb”, però solo di hotel dove avevo dormito. Un giorno scoprii che un giornalista che forse tu conosci, Gino Nebiolo faceva la stessa collezione. Insieme progettammo una mostra che, come tutte le cose belle che io creo, non è mai nata». Rispondo: per ciò che mi manderai da Venezia, ho qualcosa del “Do forni” e varie trattorie, e dei grandi alberghi. Ma non colleziono solo i menù dei luoghi che ho visitato, ma tutti, tutti… Così sono entrato in possesso, grazie all’amicizia di colleghi e amici, di menù, ad esempio, perfino del Vietnam, Iraq e Iran, e Libia, durante gli anni di guerra.

COLLEZIONI POVERE, MA NON TROPPO

menu-storiciDefinisco le mie collezioni “povere” perché ci si può divertire e passare il tempo anche con pochi soldi. Ad esempio, i menù: la mia massima preziosità è qualche cosa del primo Novecento, che ho trovato nei mercatini. Però, qualche mese fa su un giornale americano ho letto la notizia di un menù venduto all’asta per più di un milione di dollari. Era il menù di una cena a Yalta, là dove, nel 1945, i vincitori si riunirono per spartirsi il mondo. Erano Roosevelt (in precarie condizioni di salute), Churchill e Stalin. E su quel menù c’erano i loro autografi.

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IL COLLEZIONISTA NON VUOLE…

medusa-mondadori…morire! L’ho letto in un libro, come una riflessione psicologica. Sarà vero, ma c’è chi vuole morire? Comunque sembra che noi collezionisti raccogliamo, conserviamo, inseguiamo ciò che ci manca anche per un inconscio esorcismo, essere impegnati in qualcosa che non ha fine. Può essere vero: io colleziono i Medusa Mondadori, quella collana di libri verdi, gli autori sono solo stranieri. Una collana che ha avuto un termine, come altre, molti anni fa. Ebbene, mi mancano pochi “verdi”, ma non li cerco più. Che gusto ci sarebbe, dopo l’ultimo acchiappo? Oppure è paura della fine della collezione, intesa metaforicamente come fine della vita?

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cesare@lamescolanza.com
29.09.2016