OGGI VI DICO CHE… UN CONSIGLIO DI SENECA

“Sopportiamo dunque con animo generoso tutto ciò che per legge dell’universo ci tocca di patire… Sopportare le cose mortali e non lasciarci turbare da ciò che possiamo evitare. “ (Seneca)

ATTUALIZZANDO… PURTROPPO, find NON TUTTO E’ EVITABILE

Beppe Severgnini

Immedesimatevi: il consiglio di Seneca è utile per tutti. Per quanto mi riguarda, direi che – purtroppo – non tutto ciò che è fastidioso, è evitabile. Esempi? Quando mi unii a mia moglie, ventotto anni fa, mai avrei immaginato che un giorno sarei riuscito a sopportare le osservazioni asprigne con le quali mi inonda la giornata. All’epoca, erano dolcezze e sdolcinature (meglio che non le abbia oggi, visto che sono diabetico, ma non credo che le i lo faccia per attenzione alla mia glicemia). Fastidio evitabile? Direi di no, avrei potuto separarmi, ma non ne valeva la pena. Altro esempio quotidiano come scriverò qui sotto, la lettura dei giornali, per me obbligata, mi riserba il fastidio di imbattermi in argomenti, notizie e opinioni, di cui – come dicono a Roma – “non mi può fregare di meno”. Evitabile? Non potrei, dovendo leggere accanitamente: spetterebbe ai colleghi giornalisti risparmiarmi questo sciupio di tempo. Se vogliamo sorridere, Beppe Severgnini l’altro giorno ha scritto, recensendo la serie tv “1992”, che quell’anno registrò anche l’evento della nascita di un suo figliolo, abbiamo anche condiviso la gioia, se ricordo bene, di conoscere il suo nome, Antonio. A chi può interessare? A quale smisurato “ego” deve essere attribuito il gusto di sprecare una riga della prima pagina del maggior quotidiano italiano per questa superflua annotazione? Non poteva, il pur bravo Beppe, comunicarlo direttamente in famiglia, alla moglie e al figlio, presumibilmente i soli interessati?

CORRIERE DELLO SPORT/ IO E FRIARIELLI, AMODEI E DE PAOLA

Corriere dello sport

Molti amici e lettori mi hanno chiesto di spiegare meglio lo strano caso di cui sono stato vittima al Corriere dello Sport. Ho un po’ di imbarazzo: ogni giorno succedono nel mondo cose ben più gravi e degne di attenzione. Comunque riassumo quanto ho già scritto: il direttore del Corriere dello Sport, Paolo De Paola, mi ha telefonato una sera dicendo che una mia indiscrezione in questa rubrica aveva molto irritato l’editore Roberto Amodei e che Amodei gli aveva ingiunto di “tagliare” la mia collaborazione al quotidiano sportivo. L’indiscrezione riguardava la possibile e cessione del quotidiano Tuttosport (sempre edito da Amodei), che secondo alcune fonti e precedenti pubblicazioni avrebbe ingolosito sia la Fiat, sia Urbano Cairo. Mi limitai, avendone diritto e facoltà, a riferire semplicemente questa cosa, in maniera cronistica. Apriti cielo! Mi richiama Paolo De Paola e mi dice: “Sbagliato scrivere che l’editore mi ha ingiunto qualcosa. Sono il direttore e mi prendo la responsabilità della decisione…” Rispondo: “Ok. Le cose non sono andate come mi avevi detto, ma come mi dici ora?”. Paolo: “Sì, la responsabilità è mia.” Rispondo: “Allora mi puoi dire la motivazione?” Paolo: “Nessuna motivazione. Diciamo che la collaborazione si è consunta.” Testuale. E mi fermo qui, per ora. Ho fatto notare al mio ex direttore che solo due giorni prima eravamo andati a pranzo da “Meid in Nepols”, ottima cucina napoletana, e avevamo parlato affabilmente di tutto, del Corriere dello Sport e del Corriere della Sera, anche di Tuttosport, nonché della mia rubrica. Gli avevo detto che ero un po’ deluso della mia collaborazione limitata alla rubrica e Paolo, generosamente, mi aveva detto che l’avremmo allargata ad altri argomenti, interviste, opinioni… Come si spiegava, allora, l’inopinato cambiamento di umore, visto che l’editore era fuori causa? Racconterò a pezzi e bocconi il mio strano caso, per non tediarvi. Però qualche preliminare conclusione forse è interessante o divertente. Uno: da “Meid in Nepols” ho gustato i friarielli più buoni di Roma, grazie a Paolo. Due: alla mia avanzata età, vedo che tutto è cambiato, anche il giornalismo. Debbo prenderne atto e consolarmi con i friarielli. Tre: i direttori che ho visto all’opera, cito a caso Indro Montanelli e Antonio Ghirelli, Piero Ottone e Gino Palumbo, Gaetano Afeltra e Franco Di Bella, ma anche Vittorio Feltri e Ferruccio de Bortoli e Paolo Mieli in tempi più recenti, mai si sarebbero comportati come De Paola. Si sarebbero addossati subito la responsabilità del mio esonero, o avrebbero respinto il dictat dell’editore, o avrebbero tentato una mediazione. Quattro: comunque, anche Franco Amodei, papà di Roberto, l’editore che ha reso grande il Corriere dello Sport lasciandolo in eredità al figlio, sono certo che non si sarebbe mai comportato come il suo successore. E questo lo scrivo con tristezza perché a Franco ero affezionatissimo, gli sono tutt’ora grato perché fu il mio primo datore di lavoro, e infine perché scrissi a Roberto, in suo ricordo, un’affettuosissima lettera, prima dell’incidente: senza nessuna risposta, come del resto nessuna risposta ho avuto a un’altra breve lettera, dopo l’esonero, in cui chiedevo educatamente un chiarimento. Continueremo a raccontarla, questa strana storia, in termini ironici, senza drammatizzare. Chiedo scusa ai lettori non interessati al caso, per lo spazio che – su richiesta – gli sto dedicando. Forse, se i friarielli sono buoni come nei tempi che furono, forse, ripeto, non tutto è cambiato. Grazie Paolo, non importa Roberto, gratitudine soprattutto a “Meid”!

IL TREMARELLA/ DALLA REGIONE LAZIO AL TEATRO DI ROMA…

Antonio Calbi

(Il Tremarella e lo pseudonimo dietro cui si nasconde un giornalista, che ritiene di essere il maggior esperto delle vicende di Roma…)

 1. Giorni convulsi alla Regione Lazio. Dopo le dimissioni, perché indagato, del segretario generale Venafro,  sono circolate per Roma voci di imminenti e imponenti (per numero) arresti. Pignatone, procuratore capo, forse non vede l’ora di lasciare Roma: tra i suoi pm, si dice, si starebbe aprendo una competizione a chi produce l’inchiesta più tellurica e la cosa non gli piace.2. Il direttore del Teatro di Roma, Antonio Calbi, e l’assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli, non si rivolgono più la parola. Calbi rimprovera alla Marinelli di non essersi battuta perché il Teatro avesse più fondi da Franceschini. Il Teatro di Roma prenderà molto meno del Piccolo di Milano, ma anche meno della Pergola di Firenze e dello Stabile di Torino, il che è un assurdo. Senza contare che il Teatro India è in condizioni disastrose, alcuni spettatori hanno perfino protestato per la presenza di topi. 3. Giovanna Marinelli è un’idea di Walter Veltroni, così come Antonio Monda alla guida del Festival del cinema. Così come Marino Sinibaldi, gran cerimoniere delle presentazioni di libri, alla presidenza del Teatro di Roma. Il rifugio di “Uolter”, dopo la delusione politica della mancata elezione al Colle, è la cultura. Martedì 14 aprile presenterà in anteprima il suo docufilm “I bambini sanno”, prodotto da Sky. Pare abbia invitato rutta la Roma che conta, ma soprattutto i cinematografari che contano: a cominciare dai premi Oscar Sorrentino e Tornatore. Hanno assicurato la presenza anche le ministre Madia e Boschi.

E CHISSENEFREGA? GIORNALI DI OGGI, NOTIZIE IRRILEVANTI

Amal Clooney

La Repubblica, pagina 38: Sean Penn dice che fa a cazzotti, ma per amore *** La Repubblica, pagina 32: Le Maldive, l’ultima battaglia di Amal Clooney. *** Il Corriere della Sera, pagina 25: “Il futuro dell’editoria? E’ nella mani di chi avrà il coraggio di cambiare” (ndr non contesto il concetto, ma che a questa ovvietà sia dedicata mezza pagina, in omaggio ad Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani – editori, inventato dall’ex giovanotto quindici anni fa: in tre lustri ha parlato moltissimo e fatto pochissimo; senza cambiare). *** Il Corriere della Sera, pagina 27: Hollywood punta su Roma, il ritorno dei divi a Cinecittà (ndr, l’ultima balla nella Capitale delle chiacchiere). ***  Il Fatto Quotidiano, pagina 15: “Vestito con Marlene, il rock si è fatto corpo”. *** IL Foglio, pagina 4. Alta società, di Carlo Rossella (ndr, una sicurezza): “E’ uscito Salotto e potere, i segreti di Piazza di Spagna di Giovanna Ruggero. E’ il primo libro su Maria Angiolillo. Ne usciranno altri. Come dice un proverbio russo: Arriveranno nuovi tempi, arriveranno nuove canzoni.

MA ANCHE NOTIZIE CHE MI TURBANO PROFONDAMENTE

Garissa

Il Foglio, prima pagina: Moratoria per Ciro *** Il Foglio, pagina 2: Occidente, apri gli occhi, gli studenti di Garissa sono i nostri figli. *** Il Fatto Quotidiano, pagina 2: Il figlio giornalista che filmò il massacro. *** La Repubblica, pagina 14: Otto colpi alla schiena contro un nero disarmato. Video incastra il poliziotto. *** La Repubblica, pagina 18: In Italia irregolare un appalto su tre. *** Il Corriere della Sera, pagine 8-9, come tanti altri giornali, titoloni anti – De Gennaro: “Una vergogna l’incarico a De Gennaro”, “Palazzo Chigi non riapre la pratica”, addirittura “Da Amato a Monti e Letta, la collezione di sponsor del super poliziotto, nel 2008 Berlusconi lo volle a capo dei servizi segreti” (ndr, la fiducia accordata da governi di diverso colore diventa un motivo di disprezzo, anziché di apprezzamento per il merito). *** La Repubblica, pagina 21: Il pilota degli spari beve e si schianta in auto: ”Sono solo incidenti: vedrete, chiarirò tutto”. *** Il Fatto Quotidiano, pagina 9: “Affittasi parlamentari per compleanni e cene”.

PARADOSSI/ ASSOLTO LUCIO PRESTA, I SOSPETTI ERANO INCREDIBILI…

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Finalmente si è conclusa l’incredibile vicenda, che aveva posto Lucio Presta all’interno di indagini su casi di corruzione, per la realizzazione di programmi alla Rai. Presta è considerato l’agente “number one” nel mondo dello spettacolo televisivo: come era possibile ipotizzare che avesse bisogno di trafficare, o di corrompere, per ottenere programmi e lavoro per i suoi assistiti? Nella sua scuderia figurano purosangue come Roberto Benigni e Paolo Bonolis, oltre a decine di artisti di notevole caratura… Un paradosso. Semmai, ovviamente nell’ambito di totale correttezza, da quando la memoria mi assiste, succede il contrario: i manager di aziende e di reti cercano di convincere Presta a concedere i suoi campioni. Ci sono voluti i soliti mesi, i tempi della giustizia li conosciamo, ma alla fine il caso è stato archiviato.

IL LINGUAGGIO DI FRANCESCO/ BRUNO MUSSO CONTESTA RICCARDO RUGGERI

Papa Francesco

Ah, quanto mi piace assistere a una polemica raffinata tra due persone intelligenti quali, oggi, ad esempio, Riccardo Ruggeri e Bruno Musso. A proposito di un articolo di Ruggeri, che abbiamo pubblicato qui due giorni fa, sul linguaggio e l’identità del Pontefice. Di Ruggeri ho parlato tante volte, per la sua vita singolare: figlio di un operaio della Fiat, anche lui entrò a lavorare in fabbrica, scalò decine di posizioni nella Fiat fino a diventare uno dei manager più stimati, poi cambiò vita, passò ad altri incarichi prestigiosi, e adesso su “Italia Oggi”, diretto dal nostro comune amico Pier Luigi Magnaschi, si è affermato come uno degli opinionisti più lucidi e apprezzabili, forse a parer mio il più bravo, per indipendenza e chiarezza. Ed ecco che mi arriva, da parte di Bruno Musso, una elegantissima contestazione. Musso, in carriera, non è stato inferiore a Ruggeri, presidente di Ansaldo e Finmeccanica, personaggio di rara qualità intellettuale, rigoroso e onesto. E’ profondamente cattolico, ha scritto libri meravigliosi sulla religione e sull’indispensabilità della fede (e tuttavia non è riuscito, neanche lui, a convertirmi). Cattolico, presumo, assai più di Ruggeri, e chiedo scusa a Riccardo se mi sbaglio. Troverete la missiva di Bruno su www.lamescolanza.com . Mi piacerebbe una contro replica di Ruggeri e anche altri interventi, al centro c’è (non solo) la personalità inaspettata e libera di Francesco.

DIAZ/ RAFFAELE CANTONE DIFENDE GIANNI DE GENNARO

Giovanni De Gennaro

La penso come tanti: Gianni De Gennaro, oggi presidente di Finmeccanica, è stato un esemplare servitore dello Stato, nelle forze dell’ordine e poi nei servizi segreti. Coinvolgerlo nelle vicende di Genova è stato imbarazzante, continuare ad accusarlo adesso, come ha fatto Matteo Orfini, presidente del Pd, più che una sciocchezza retorica mi sembra un errore. Le forze di polizia rappresentano forse l’ultimo muro contro l’illegalità, le bizzarrie della legge, i tanti soprusi quotidiani che si registrano ogni giorno in un Paese anarcoide come il nostro. Mi conforta dunque l’opinione espressa su Huffington Post da Raffaele Cantone, magistrato integerrimo: “De Gennaro è stato indagato e assolto. L’assoluzione conta pure qualcosa, quindi non può pagare le responsabilità complessive di una macchina intera”, dice Cantone, oggi presidente dell’Authority per l’anticorruzione. E ancora: “Non mi piace l’idea che si possa utilizzare questa vicenda bruttissima, drammatica, un a delle peggiori immagini dell’Italia all’estero, per tirare sulla polizia, che spesso è la parte più popolare del Paese.” Ben detto. E’ ancora una volta dobbiamo amaramente constatare che il garantismo, da molti politici, non è un valore assoluto, ma è espresso secondo appartenenze e opportunità.

EXPO, ATTENZIONE AI TRASPORTI

Expo

Oggi Carlo Verdelli, gran giornalista che ho, mi sembra inutilmente, candidato alla direzione del Corriere della Sera, firma un reportage sull’Expo, col titolo: “La corsa contro il tempo nei cantieri, ventuno giorni per salvare l’immagine dell’Italia.” E parla di rattoppi, ridimensionamenti e tagli con la scure di progetti e strutture. La nuova parola d’ordine è semplificare, ma più si avvicina l’inaugurazione più sembra allontanarsi il miraggio di un esito all’altezza. Cifre interessanti: 13.275 mq la superficie che ospiterà Expo (pari all’estensione dell’antica Paestum o a 160 campi di calcio). 86 padiglioni espositivi, più 20 ristoranti con cucine regionali. 92 milioni il costo finale per costruzione e allestimento, doveva essere di 63 milioni. 24 milioni, così almeno si auspica, gli ingressi pagati per pareggiare il bilancio, il biglietto d’ingresso costa tra 34 e 39 euro. Ho già scritto, da settimane, che Expo (a cui, da buon italiano, auguro ogni bene possibile) crollerà certamente sui trasporti. Paradossalmente, maggiore sarà l’afflusso dei visitatori – vedi sopra, dovrebbero essere almeno 24 milioni, spalmati in 6 mesi, per pareggiare il bilancio – e maggiore sarà il disastro per i trasporti. Porto una minima, ma significativa testimonianza personale: martedì, alla stazione Garibaldi, tutti gli ascensori erano rotti, scene indescrivibili per gli anziani, le donne in stato interessante, le mamme con i bambini in carrozzella, i disabili lungo le varie scalinate che portano ai binari. Un operaio, sornione, mi ha detto: “Il bello è che gli ascensori sono nuovi, appena consegnati!”. Presumo che la sornioneria si riferisse ai pasticci e alle inadempienze, per non dire peggio, che si verificano nelle commesse pubbliche, in Italia.

cesare@lamescolanza.com

09.04.15