OGGI VI DICO CHE… QUANTO COMPLESSO E’ L’AMORE

“Lo scrittore Isaac Singer ebbe quarantotto donne, cialis furono tutte sue traduttrici e lo accompagnarono nel corso della vita diventandone le muse… Singer era una sorta di Don Giovanni sempre legato a tre donne contemporaneamente, di cui una era l’amante, una era la moglie e con la terza aveva conversazioni lunghe e serie.” (Maurizio Molinari, La Stampa, 8 gennaio 2015). “Nicholas Sparks, autore di molti romanzi sentimentali in cui trionfa l’amore, poco tempo fa aveva raccontato il primo incontro tra lui e la moglie: – Era un lunedì sera, in Florida. Il martedì sera le ho detto che si saremmo sposati. – In questi giorni, dopo venticinque anni di matrimonio, ha annunciato la separazione.” (Corriere della Sera, 8 gennaio 2015).

ATTUALIZZANDO… AMORE? PROVIAMO A IMMEDESIMARCI

cuore

Caro Singer, sei un mito! Più o meno tutti noi desideriamo un amore uno e, minimo, trino. Però, che fatica, moltiplicato per sedici volte… Caro Sparks, è proprio vero che l’amore è eterno finché dura.

 

 

 

LETTERA/ UNA SOCIETA’ ITALIANA CONTESTA LA SACE

SACESenza entrare (per ora) nel merito, ho ricevuto una segnalazione a sostegno di una vertenza che una società italiana ha nei riguardi della Corea del Nord e, in particolare, verso la Sace – società pubblica, ora privata – istituzionalmente delegata a tutelare gli interessi di aziende italiane impegnate all’estero, in caso di insolvenze da parte dei committenti. Senza entrare (per ora) nella complessità della materia espostami in una lettera, mi piacerebbe approfondire almeno due aspetti: che cosa sia obbligata a fare la Sace, per tutelare gli interessi delle aziende italiane esposte a rischi evidenti; e un nodo politico, con evidenza mi pare scontato, visto che il committente è addirittura la Repubblica Democratica di Corea. E’ ragionevole chiedersi se ci siano ostacoli o problemi, per i quali la Sace non abbia provveduto a ottemperare ai suoi compiti. Sono in ballo decine, forse centinaia di milioni di euro. C’è un riferimento a un lucro tratto dalle banche, tenute indenni dall’insolvenza coreana. Invio contestualmente all’attuale dirigenza Sace il documento che mi è prevenuto, ma al di là della vertenza, ovviamente, interessa un chiarimento sulla funzione istituzionale di tutela dell’economia nazionale, da parte della Sace, a tutela degli esportatori italiani. La società che contesta si chiama Lumace srl, incorporata della Grinka srl. Ma l’argomento interessa tutti.

QUIRINALE/ DRAGHI E ALTRI CANDIDABILI

mario draghi

Mercoledì, se lo starnazzamento (una volta si diceva pissi pissi – bao bao) dei mass media aveva ragione di esistere, sarà il giorno cruciale: Napolitano dovrebbe annunciare le dimissioni, si aprirà ufficialmente la battaglia per la successione. (Consentitemi una parentesi: insisto a chiedere quale sia stato il motivo irrituale per cui il 14, se così sarà, si verificherà l’evento, annunciato da tutti i giornali, in primis “La Repubblica” con Eugenio Scalfari, senza che mai, e chissà perché, il  Presidente vi abbia accennato, per non dire confermato, come era formalmente importante che facesse). “Il Fatto” ha indicato alcuni giorni fa 43 candidature più o meno eccellenti. Il premier Renzi ha detto, prendendosi una responsabilità notevole, che il nuovo Presidente, sostenuto dal Pd ufficialmente, sarà eletto alla quarta votazione. Ci permettiamo di restringere a 16 candidati le nostre previsioni, secondo la nostra stima e simpatia, o secondo probabilità. Da tempo auspichiamo l’elezione al primo scrutinio di Mario Draghi, con un consenso plebiscitario. Draghi è di varie spanne più meritevole di qualsiasi altro antagonista. Non mi importa che egli (diplomaticamente?) si sia chiamato fuori e che molti, con inattendibile apprezzamento, sostengano che il presidente della Bce sia più utile per gli interessi italiani nel ruolo dove si trova, anziché al Quirinale. Draghi? The best, punto. Dal momento che dubitiamo del buon senso dei parlamentari riunito per la votazione, siamo obbligati a prendere in considerazione altri 15 candidabili, in ordine alfabetico.

  1. Giuliano Amato sarebbe una mediazione tra Pd e Forza Italia. Possibile, non augurabile.
  2. Lorenza Carlassare. Costituzionalista, ottantatre anni. Augurabile, ben poco probabile.
  3. Bernardo Caprotti, ottantanove anni, imprenditore. Vitalissimo, energico, intelligentissimo. E augurabilissimo. Utopia?
  4. Pierferdinando Casini, senatore, cinquantanove anni. L’età è giusta, incoraggiante la sua capacità di mantenersi sempre in piedi: anche lui potrebbe essere il punto d’arrivo di faticose mediazioni. Al momento, improbabile.
  5. Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, sessantasei anni. Ha tutte le carte in regola, nelle variegate schiere del Pd.
  6. Massimo D’Alema, sessantacinque anni, ex premier. Colto da una incredibile ondata di contestazioni (cosa che prova i timori intorno al suo nome): possibile solo se Renzi entrasse nell’ordine di idee di tacitare la fronda nel partito. Al momento, ipotesi poco credibile.
  7. Milena Gabanelli. Giornalista, sessant’anni. Un’altra utopia? Piacerebbe molto, del tutto improbabile. La cito per rispetto. Prima della rielezione di Napolitano, rinunciò alla candidatura offertagli dai grillini.
  8. Paolo Gentiloni. Ministro degli Esteri, sessant’anni. Tra i più probabili, quando si nasce con la camicia, si può avere anche fortuna in politica! Non esalta nessuno, non scontenta nessuno.
  9. Pietro Grasso, presidente del Senato, settant’anni. Appare come il candidato più autorevole, sulla base della alleanza Reni–Berlusconi: autorevole, istituzionale, corretto e prudente.
  10. Gianni Letta, ex sottosegretario, più volte, a Palazzo Chigi. Settantanove anni. Al momento solo outsider, sostenuto dal Cavaliere, non inviso alla sinistra.
  11. Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, sessantaquattro anni. Indicato diffusamente del bosco e dalla riviera, rappresenta con Gentiloni e Grasso la troika dei candidati più probabili.
  12. Romano Prodi, ex premier, settantacinque anni. Mah! E’ un personaggio divisivo, il Paese avrebbe bisogno di unità. Nell’ultima elezione, fu sabotato dai famosi centouno franchi tiratori. Correrà il rischio del bis?
  13. Stefano Rodotà, giurista, ottantuno anni. Carisma, prestigio, anche equidistanza… Augurabile, ma non credo che queste qualità siano sufficienti.
  14. Walter Veltroni, cinquantanove anni, ex sindaco di Roma. Se si vorrà lasciare spazio a un candidato Pd, la candidatura è forte, in quanto poco osteggiata dagli avversari del Pd.
  15. Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, sessantacinque anni. Indubbiamente autorevole, ma temo per lui che il prestigio non basterà.

Un’occhiata agli altri nomi. Laura Boldrini non ha chances. Ha fatto il possibile per autodistruggersi rendendosi impopolare. Emma Bonino: in conclave entra papa, esce cardinale. Cantone, Caselli, Cassese, Elena Cattaneo… Bei nomi ma non sembrano strutturati per avere i voti sufficienti. Castagnetti, Fassino, Franceschini: consensi non adeguati. Umberto Eco: candidatura promozionale per l’uscita del suo ultimo libro. Vittorio Feltri: magari! Ma è solo una provocazione. Anna Finocchiaro: più o meno come la Bonino. Di Matteo, Gratteri, Imposimato… Un’altra sfornata di bei nomi, senza visibili sostegni. Maria Pia Garavaglia, Antonio Martino e Carlo Petrini: inconsistenti. Riccardo Muti: magari! Renzo Piano: risum teneatis. Roberta Pinotti: mandata allo sbaraglio troppo presto, non credibile. Francesco Rutelli: piacerebbe anche per vedere la Palomba (Barbara Palombelli) come first lady. Ma i piacioni raramente sono arrivati al Quirinale, forse solo Pertini vi riuscì. Gino Strada e Gustavo Zagrebelsky: per diversi motivi, troppo ingombranti. Paola Severino: bel nome, ma circondato da polemiche ostative. Infine, Sergio Mattarella: indicabile tra i probabili, ma il suo nome è stato messo in circolo troppo presto.

*** Se avete da suggerire, ma fate presto, un buon nome per il Quirinale, o se volete obbiettare, contestare – ma non insultare, vi prego – l’autore di questo diario, scrivetemi indirizzando  a cesare@lamescolanza.com

12.01.15