OGGI VI DICO CHE… PAUSA DI FERRAGOSTO

Oggi nessuna alta citazione: solo l’annuncio che (salvo colpi di scena) questa è l’ultima puntata del mio diario, prostate prima di Ferragosto. Il problema non è mio, cialis ma vostro: io continuerei a scrivere, ma voi siete tutti in vacanza, con la testa altrove. Tornerò da voi lunedì 25 agosto, con qualche novità.

ATTUALIZZANDO… LIBRI, TANTI LIBRI

la morte a venezia

Sospendo “Alle 5 della sera”, non leggerete me, ma dovete assolutamente leggere tanti libri. Vi consiglio subito quelli che ho scelto per me. Rilettura de “La morte a Venezia” di Thomas Mann e de “Il giocatore” di Fedor Dostoevskij. Poi altri due libri del vecchio Fedor, che non conoscevo: “Note invernali su immagini estive” e “Lettere sulla creatività”, quest’ultimo mi è stato consigliato dal mio Gioiellino, il mio Nobel personale per la poesia, quella ragazza neanche ventenne di cui vi ho parlato già, con smisurato entusiasmo.
Alla piccola Gioia, che non conosce Hemingway, regalerò (dopo averli riletti, cinquant’anni dopo) “I 49 racconti” e “Fiesta”.
La rilettura consente puntualmente preziose scoperte. Nel caso de “Il giocatore”, grazie alla deliziosa prefazione di Antonio Pennacchi, ho appreso che Fedor smise di giocare a cinquant’anni e morì ricco. E che scrisse questo suo capolavoro – secondo Pennacchi, e concordo, il vero e massimo capolavoro – in poche settimane, mentre aveva la testa a “Delitto e castigo”, oppresso da un contratto giugulatorio col suo editore.
Infine, mi provoca curiosità “Camus deve morire”, che riapre i misteri inquietanti sulla morte (per un inspiegabile incidente stradale) dello scrittore. Con l’ipotesi che si trattò di un attentato ordito dal KGB.

 

 

ELOGIO DI MASSIMO DONELLI

massimo donelli

Ingaggiai Massimo Donelli alla fine degli anni Sessanta, al Secolo XIX, quando ancora portava i pantaloni corti. Lo spedii a seguire gli allenamenti del Genoa. Un giorno mi telefonò l’allenatore, Arturo Silvestri, per protestare contro “quel ragazzetto che ogni giorno gli rompeva le palle con domande provocatorie e polemiche” mentre tutti gli altri giornalisti erano tranquilli, educati e condiscendenti. Finsi un falsissimo rincrescimento, chiamai il ragazzo e gli feci avere un aumento dei compensi.
In seguito Donelli ha fatto una carriera meravigliosa, dirigendo giornali quotidiani, settimanali e televisioni. Ora, in pensione, ha scelto la libera professione.
Martedì scorso Max ha dato notizia, twittando in inglese, di un importante congresso internazionale (una sorta di Davos) in Sicilia. Nessun grande organo di informazione se n’era accorto. Qualche ora dopo l’annuncio è stato correttamente retwittato da un addetto stampa di Renzi. Classifica parziale dell’informazione estiva: primo, e non è una sorpresa, Donelli; secondo, sorprendente, l’assetto stampa del premier; ultimi, i rimbambiti e i bamboccioni dei grandi giornali.

IL CLUB DELL’IRONIA. WELCOME, RUGGERI

ultimo tango a parigi

Mi scrive il mio adorato Riccardo Ruggeri: “L’ironia più alta per me fu quella di Deng Xiao Ping a proposito della Rivoluzione Francese sulla quale l’Occidente e’ prono: “due secoli e’ tempo troppo breve per un giudizio”. Sublime.
La più bassa quella di Bertolucci sul burro di Ultimo Tango: era normanno quindi salato lui non si scusò per questo con Maria.
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GOSSIP DECADENTE DA CAPALBIO

capalbio

Capalbio è ormai un simbolo della decadenza italiana, perfino il gossip si avvita su agguerriti ma avvizziti personaggi… Con relativi indovinelli. 1) Si dice che una nota conduttrice televisiva viva separata in casa con il marito, ma che nelle occasioni pubbliche siano inseparabili. Dicono anche che le cause della separazione non dipendano dallo stipendio di lui.
2) Un notissimo giornalista, pugnace e polemico, sembra vivere una seconda giovinezza amorosa con una vedova allegra del jet set. Con tanto di baci appassionati nella hall di un albergo. Suvvia, per rispondere non è necessario essere specialisti della Settimana Enigmistica…

SCHETTINO IN VERSIONE CINEMATOGRAFICA

schettino

 Mi scrive un giovane e intelligente amico, Tiziano Rapaná:”Caro Cesare, la vicenda di Schettino può essere sintetizzata prendendo, in prestito, un titolo di un, simpatico film di Sordi: Assolto per aver commesso il fatto. Schettino è un personaggio da commedia all’italiana e, come tale, dev’essere considerato. Un produttore intelligente potrebbe farci un film su di lui. Cesare fallo tu. Hai pure un superfinalone (Il gran finale alla Sapienza non sarebbe venuto in mente nemmeno ad Age e Scarpelli). Cesare pensaci! Il resto, tutto bene?” Rispondo: non escludo che Schettino possa essere celebrato dai fratelli Vanzina, eccellenti professionisti, in chiave satirica. Per me Schettino è un personaggio drammatico, al centro di una storia tragica, che non mi attira. Sia per la volgarità del contesto: chi è più volgare, Schettino o chi l’ha inventato a discettare (alla Sapienza!)? Sia perché sarei costretto a scrivere un finale cruento, l’unico che potrebbe restituire dignità a questo eroe dei nostri tempi. Ad esempio: un suicidio in mare, per morire annegato, come è stato per le vittime della Concordia. E l’indignazione facile, moralistica, non è nelle mie corde.

 

*** Qualora lo vogliate scrivere indirizzando a cesare@lamescolanza.com

Riempite la mia solitudine estiva! Risponderò a tutti.

08.08.14