OGGI VI DICO CHE… PARLIAMO DI GRECIA E NOI

Bandiera GreciaQuesta parte del mio diario di solito è riservata alle citazioni. Ma oggi sono obbligato a parlare io. Questa diatriba infinita su Grecia ed Europa non solo sta diventando estenuante,  ma rischia di mettere in collisione anche i rapporti personali! Prima Vittorio Feltri mi ha affettuosamente bacchettato perché mi sono schierato con Tsipras e con il popolo greco che rappresenta. E ho dovuto replicare cercando di spiegare le mie umili,  forse utopistiche, passionali motivazioni. Nulla può dividere il mio amico Vitt e me, però mi duole essere per una volta in netto contrasto, e soprattutto temo che possa avere ragione lui, quindi mi sento in imbarazzo e a disagio – se sono indotto a considerare l’eventualità di aver preso una cantonata. Ma non basta. Oggi Riccardo Ruggeri, quel grand’uomo che da operaio diventò super manager nella Fiat, scrive un’invettiva anti-Grecia e pro-Germania, che non condivido affatto: per fortuna non se la prende direttamente con me, ma fatto sta che io per lui nutro sentimenti di stima e rispetto che riservo solo a pochi pochissimi (tra i pochissimi ci sono, perché mi considero libero di mente e apprezzo innanzitutto la qualità di ciò che si scrive, non solo Vittorio Feltri, ma giornalisti, come Giuliano Ferrara e Marco Travaglio, che si detestano, neanche cordialmente). Ed eccomi di nuovo a disagio? Ma allora forse ho proprio torto? O il futuro mi spingerà a dover polemizzare con Vitt e Rick? Pubblico qui sotto l’articolo di Ruggeri, così come ho fatto per la lettera di Feltri: che i miei lettori si facciano la loro opinione. La mia è questa: il credito storico che la Grecia ha verso l’Europa è infinitamente superiore al debito storico che la Germania ha accumulato verso l’Europa; al posto di Tsipras, da buon padre di famiglia, avrei fatto lo stesso: prima si sopravvive, e si esce dalla disperazione, poi si pagano (questo è indiscutibile, amico Tsipras, nei modi e nei tempi possibili) i conti, è doveroso. Cara Merkel, se alla Germania, dopo la seconda guerra mondiale (e all’Italia), fosse stato riservato lo stesso trattamento giugulatorio che oggi vogliamo riservare agli amici greci, lei non sarebbe qui a trattarci, sprezzantemente, col pugno di ferro. Posso aggiungere un consiglio a premier: si dia una mossa, altrimenti rischiamo anche noi di essere messi con le spalle al muro.

ATTUALIZZANDO… RUGGERI: MERKEL, ESCA LEI DALL’EUROPA

Merkel

di Riccardo Ruggeri

Lo confesso, la politica politicante mi annoia, i politici cosiddetti puri penso abbiano vite infelici, amo invece il momento in cui cadono tutte le sofisticazioni intellettuali, le chiacchiere cessano, e si decide. La politica politicante è come il calcio del Barcellona di Guardiola, un ridicolo tiki taka, è come l’amore ridotto a petting continuo, fino allo sfinimento di entrambi. In momenti come questo, capisco l’utilità della “Politica”, quella con la maiuscola, perché so che, a seconda della decisione che verrà presa domenica, i miei nipotini vivranno in un mondo migliore o peggiore. Ho la sensazione che domenica 12 luglio sia un “momento storico” ove si scontrano due filosofie di vita, utilizzando il dilemma “Grexit: sì o no?”. (Solo per dovere storico ricordo che il 12 luglio 1191 Riccardo Cuor di Leone sconfisse l’invincibile Saladino). La Grecia conta come il due di picche, ma dobbiamo ringraziarli per aver innescato il processo, esprimendo una leadership dichiaratamente marxista-leninista, che in questo senso è stata utile. Questi, per l’ideologia che si ritrovano, hanno al solito preso il problema dalla coda anziché dalla testa. Avendo negli anni scorsi dilapidato tutti i quattrini, presi a debito grazie all’appartenenza all’euro, aumentando così (in modo artificiale) il tenore di vita medio, portandolo al 70% di quello tedesco (sic!), non capiscono perché tutto non dovrebbe continuare, così, in scioltezza: gli altri lavorano, loro consumano. Ecco allora che colpevolizzano l’Europa, descrivendosi come un popolo del terzo mondo, con una situazione di fame, povertà, alta mortalità infantile, ridotti così dai loschi tedeschi. Per sostenere l’insostenibile si aggrappano a qualsiasi fuscello, persino al temine tedesco Schuld  che, per sua sfortuna, significa sia debito che colpa (mi pare ovvio, essendo la lingua impregnata dall’etica protestante). Essendo poi marxisti leninisti raccattano una frase di Walter Benjamin “Il capitalismo è un culto che non consente espiazione, ma produce colpa e debito” che quando fu scritto era rivolto al capitalismo classico (che non lo meritava), mentre è assolutamente corretto riferito all’attuale losca versione del “ceo-capitalism” di matrice anglosassone. Arrivati a questo punto, avendo il popolo scelto per la seconda volta Tsipras, significa che i greci pensano che il marxismo-leninismo in salsa tzatkiki (yogurt-cetriolo-olio-aglio-aneto), sia il loro futuro. Se così vogliono, così sia, e buona fortuna. E’ l’Europa che deve fare chiarezza, è inaccettabile, come dice il nostro Diego Gabutti, che passi il messaggio secondo il quale i greci votano, i tedeschi pagano. Purtroppo, è la posizione, più o meno esplicita, di tutti i nostri partiti, della Francia, e di molti paesi. Non osano dirlo ma vogliono che i “popoli formiche” (Germania e pochi altri) si accollino i debiti dei “popoli cicale”, fanno discorsi alati sulla solidarietà, la parola più inflazionata è “generosità” (ovviamente degli altri a loro favore), ma l’obiettivo è quello. Sono semplicemente dei buffoni. Sobillati dagli ascari neokeynesiani, con alla testa il solito Krugman, vorrebbero pure cambiare politica economica, convinti che sia sufficiente stampare moneta per creare lavori inutili ben pagati, e vivere felici. Se posso permettermi, consiglierei la Signora Merkel di respingere al mittente la volgare affermazione di Obama “Grexit non è un’opzione” , modo losco e inaccettabile per far pagare a noi europei la sua impotenza verso una Grecia che potrebbe scivolare nella sfera di influenza di Russia e Cina. La risposta a costui sia secca: “Hai un Impero? Fai l’Imperatore”. Colga l’occasione Signora Merkel per ridisegnare questa Europa, non si fidi di Hollande, Renzi e soci (non saranno marxisti leninisti, ma culturalmente sono come Tsipras), nessun compromesso con costoro, sia la Germania a uscire dall’euro. E’ arrivato il momento per i tedeschi di assumere il ruolo che spetta loro, i prezzi per il passato nazista l’hanno pagato, ora stabiliscano regole rigide per fare parte della Nuova Europa con una governance a guida tedesca. Poi ogni Paese sceglierà, democraticamente, se rimanere con l’Europa di Bruxelles e con la BCE dello stampatore Draghi, o con quella tedesca di Merkel-Weidmann. Spero che il Governo italiano dia anche a noi cittadini la possibilità di scegliere con chi stare, come l’hanno avuta i greci. Personalmente, non ho alcun dubbio che per un liberale, cattolico e Àpota, il futuro sia con la Germania, e la prospettiva di lungo periodo l’Est del mondo.

 (editore@grantorinolibri.it, da “Italia Oggi”).

EXPO, I NUMERI NON TORNANO? BASILIO RIZZO INCALZA

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Expo: siamo al flop di visitatori? E’ polemica sul numero di ingressi. A sollevarla è stato Basilio Rizzo (presidente del consiglio comunale di Milano) che non crede alle stime fatte  dal commissario dell’evento Giuseppe Sala. Il Fatto Quotidiano aveva già messo in evidenza il divario che c’è stato tra previsioni e realtà: secondo quanto risulta, nei primi due mesi ci sono stati 6 milioni di ingressi, il 30% in meno rispetto alle stime sperate prima dell’apertura.  Ma adesso la questione è proprio sul numero di visitatori dichiarati, che sarebbero troppi rispetto ai dati dei trasporti. Rendersene conto è molto semplice: Sala sostiene che ogni giorno entrano in media 100.000 persone all’Expo. Peccato che Atm (l’azienda dei trasporti di Milano) accompagni 30.000 visitatori il sabato e 25.000 gli altri giorni. E tutti gli altri? In macchina? Non proprio, i parcheggi sono semi vuoti. Così semi vuoti che c’è il rischio che i vertici Expo debbano pagare una penale di 3 milioni di euro alla società che li gestisce. Pullman e treni? Anche questi con pochi passeggeri. Così pochi che Trenord ha rafforzato inutilmente il servizio. I conti dunque non tornano e Rizzo incalza: “Se i parcheggi sono vuoti, se i dati di trasporto pubblico di Atm e Trenord sono sotto le attese, tutta ‘sta gente che ci dicono, da dove arriva?”. E in effetti è una domanda che sorge spontanea. Visto che, anche se si volesse generosamente raddoppiare la stima fatta dalle aziende dei trasporti, resterebbe comunque un gap di ben 2 milioni di ingressi.

 

cesare@lamescolanza.com

09.07.15