OGGI VI DICO CHE… L’INGRATITUDINE, UN INGUARIBILE DIFETTUCCIO

“L’ingratitudine è sempre una forma di debolezza. Non ho mai visto che uomini eccellenti fossero ingrati”. (Goethe , ambulance “Massime e riflessioni”, 1833 – postumo)

ATTUALIZZANDO… INGRATI, MAL COMUNE E SCARSO GAUDIO

gad-lerner

Il problema è che l’ingratitudine è uno di quei difetti umani (come l’avarizia, la superbia, l’invidia e altri…) che vengono puntualmente a galla e danneggiano chi ne è portatore consapevole o no. Tanto per fare un nome, ma senza offesa, spesso è citato l’esemplare caso di Gad Lerner. Era praticante a “L’Espresso”, apprezzato per le sue qualità: Giorgio Bocca chiese a Giovanni Valentini di intervenire per migliorare il suo stipendio, tenuto al minimo da Livio Zanetti. Valentini si attivò generosamente, gli fu spiegato che lo stipendio, da praticante, non era migliorabile. Gad non poteva dare l’esame per diventare professionista perché non aveva la cittadinanza italiana. Allora Valentini si interessò addirittura presso Scalfaro, allora ministro degli interni, per risolvere il problema. Dopodiché, negli anni, dicono che sia stato proprio Giovanni a coniare un severo slogan: “Non fate mai un favore a Gad Lerner, se non volete che lui, per ricambiare, faccia tutto ciò che gli sia possibile per dimostrarvi la sua irriconoscenza”.
Non sarei oggettivo e tanto meno autocritico, se non vi confidassi un mio gesto di ingratitudine, che ancora oggi mi brucia la pelle. Fu alla fine degli anni settanta, quando Gaetano Afeltra, direttore de “Il Giorno”, si batté per assumermi come capo redattore. Rimasi pochissimi mesi, comportandomi in modo sostanzialmente ingrato. Una giustificazione? Depressione legata ad uno stravolgimento sentimentale. Come ho detto, ancora mi pesa. Ma lasciatemi aggiungere che se ripercorro tutta la mia vita, carriera inclusa, quella fu l’unica tenebra. In tanti altri casi, no.

TERRORISMO / MA DAVVERO VOLETE UNO STATO DI POLIZIA?

stato di polizia

Considero veramente sgradevoli, di cattivo gusto e inopportuni i bizzarri servizi giornalistici di alcune emittenti televisive: mandare l’inviatino di turno a dimostrare quanto sia facile evitare, ingannare e dribblare i servizi di sicurezza. Salire su un treno, entrare al Colosseo o prendere la metropolitana… Ma davvero non si capisce quanto sia difficile, anzi assolutamente impossibile, il controllo su ogni persona? Oppure davvero vi augurate uno Stato di polizia che ci renda impossibile la vita quotidiana, affidando il controllo, ammesso che sia possibile, a un paio di milioni di agenti, poliziotti, carabinieri, eccetera? Mi sembra una domanda banale. Ma mi aspetto di essere considerato un filo-terrorista da questi maestri di giornalismo. Dalli all’untore…

CHI HA SCELTO CALABRESI PER LA REPUBBLICA?

mario calabresi

Come forse ho già scritto, erano in ballo varie possibilità per la direzione de “La Repubblica”, dopo la decisione di Ezio Mauro di lasciare il timone, a venti anni dalla sua nomina. Primus inter pares Giulio Anselmi: quasi inedito, un precedente interessante, venti anni fa prima di nominare Mauro, Carlo De Benedetti chiamò Giulio e gli chiese: “Le piacerebbe dirigere La Repubblica?”. Risposta: “Si”. E poi non successe nulla, il direttore fu Ezio. Oltre ad Anselmi candidabili erano Paolo Mieli, Ferruccio De Bortoli e soprattutto Massimo Giannini, che aveva lasciato “Il Giornale” per andare a condurre “Ballarò” in tv, e altri opinionisti graditi all’editore. Alla fine è stato scelto Calabresi per due motivi fondamentali: il primo, come solido capo redattore prima di andare a dirigere “La Stampa”, era stato apprezzato, e quindi presumibilmente gradito oggi dalla redazione; ben stimata anche la sua capacità di gestire con ragionevolezza aziendalista le esigenze di un gigante editoriale: riduzione dei costi, del personale, strategie per il futuro del web, ridimensionamento dell’eccessivo numero delle pagine del quotidiano di carta stampata.
Chi ha scelto il nuovo direttore? Senza alcun dubbio, Carlo De Benedetti con il consenso di Mauro, Scalfari informato (e per questo indispettito) solo all’ultimo momento.

STRANEZZE EDITORIALI, I DIRETTORI NOMINATI CON LARGO ANTICIPO

de bortoli

Dopo la curiosa vicenda di Ferruccio De Bortoli non confermato alla direzione de “Il Corriere” ma mantenuto in prorogatio per alcuni mesi, a “La Repubblica” e a “La Stampa” si concede il bis: breve interregno per la successione di Calabresi a Torino, già nominato il nuovo direttore, Molinari; più lunga la sosta a Roma, dove Ezio Mauro, ribattezzato “Topolino”, si tratterrà qualche settimana in più per lasciare il posto a Calabresi. Con schiettezza il mio umile commento, valido per qualsiasi situazione: il direttore è l’anima di un giornale, così come un allenatore è il capo di una squadra di calcio. Stabilire che un direttore, o un allenatore (leggete qui sotto, se vi va, ciò che penso di Garcia alla Roma) se ne andrà e lasci una situazione di indecisione prima che arrivi il successore, è un errore, può determinare disorientamenti, contraddizioni e quant’altro di negativo alberghi nell’animo umano. Sono avvicendamenti che andrebbero decisi e effettuati nel giro di 24 ore.

L’INESORABILE (?) CRISI DEI QUOTIDIANI

giornali

Diciamola in sintesi: una volta “Il Corriere” e “La Repubblica” vendevano 600.000 copie, oggi sono sulle 200.000, al massimo 250.000. Tutti i quotidiani, tranne due, perdono circa un terzo delle copie rispetto a quelle dell’anno scorso. “Il Messaggero veneto” e “La Gazzetta di Parma” sono considerati in ottima salute perché perdono solo il 2% e si dice, tra gli addetti ai lavori, che “Libero” va bene perché perde solo il 5% (se volete saperne di più leggete l’analisi di “Blitz quotidiano”). Il punto cruciale è quello ben conosciuto: i lettori, in particolare i giovani – quindi poche aspettative per il futuro – si orientano sul web, la televisione e i social network impazzano, rendendo inutile o superflua la lettura dei quotidiani di carta. E quindi quale sarà l’avvenire dei giornali tradizionali? A mio parere, diventeranno fogli di opinione, le opinioni infatti, i commenti, le schermaglie del dibattito sono trasferibili su internet con minor incisività. Gli editori e i direttori lo hanno già capito da tempo: i siti sono sempre più agguerriti e tempestivi, citerei quello del “Secolo XIX” tra i meglio confezionati.

MARCHINI FOR SINDACO DI ROMA, LO VOGLIONO QUASI TUTTI

marchiniProprio tutti, no: i primi nomi di dissenzienti che mi vengono in mente sono Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni, anch’essa in odore di candidatura. I rumors assicurano che Marchini presenterà la sua bella lista civica, sarò sostenuto dal Pd e, in modo sotterraneo, sostanzialmente anche da Forza Italia. Manca qualche mese all’elezione, politicamente un tempo infinito, al posto di Alfio starei in campana, nell’ambientino romano, gli eccessi dei consensi a volte nascondono imprevisti agguati. Più o meno la stessa riflessione dovrebbe fare Sala, indicato come candidato super favorito per Milano.

ANIA / MARIA BIANCA FARINA SARA’ PRESIDENTE

Maria Bianca Farina

Una mia previsione, un’indiscrezione che si avvera. Il 2 dicembre Maria Bianca Farina, vice presidente dell’Ania e amministratore delegato di Poste Vita e Poste Assicura, sarà promossa presidente. E perché mi è stato possibile azzeccare la previsione? Semplice: il curriculum è straordinario, ma soprattutto le fonti ben informate (ovvero quelle di cui mi fido per competenza e serietà) mi avevano dato la giusta dritta. Auguri, Maria Bianca: al di là della stima per la persona, sono tra quelli che desiderano un aumento e consolidamento di presenze femminili nei ruoli che contano nella vita italiana.

ROMA / GARCIA NON TIENE PIU’ IN PUGNO LA SQUADRA

roma

Le responsabilità della crisi allucinante della Roma sono attribuibili a tanti. Il presidente Pallotta è troppo lontano dal club. Il direttore Sabatini, bravo astuto e competente, si esprime spesso con una inaccettabile arroganza: l’ultima volta ieri, quando ha detto “saremo felici di ricevere Pallotta a Roma e di ascoltarlo”, con un tono e con parole come se lui, Sabatini, fosse il proprietario della squadra e non un dipendente, adeguatamente retribuito. I giocatori, ignavi sul campo e a volte discutibili per i comportamenti fuori campo, pensano di salvarsi attribuendo, come succede dovunque e non solo a Roma, anche senza parlare, la colpa delle sconfitte all’allenatore, il solito capro espiatorio.
Infine Garcia, che dopo la prima splendida stagione ha perso via via autorità e carisma e mostra di non sapere più tenere in pugno la squadra, compattandola come si dovrebbe. Cosa succederà? L’esonero è nell’aria, ma potrebbe essere determinata solo dalle due prossime partite, una in campionato e l’altra, decisiva, in Champions. Cosa dire? Il guaio è che nessun grande allenatore (Ancelotti, Capello, Lippi, Spalletti…) accetterebbe di guidare la squadra a metà campionato, forse solo Mazzarri, che propriamente grande non è, accetterebbe. Passare mano, continuando a stipendiare Garcia e affidandosi a un allenatore di modesto prestigio, sarebbe probabilmente più rischioso che confermare l’attuale tecnico, fino alla fine del campionato.

cesare@lamescolanza.com
30.11.2015