OGGI VI DICO CHE… LE PAROLE? / 1. SONO PIETRE

“Le parole sono pietre”. (Carlo Levi, è il titolo del romanzo pubblicato nel 1955, in cui narra la sua esperienza di un viaggio in Sicilia)

ATTUALIZZANDO… LE PAROLE / 2. 100 ANGLICISMI MOLTO NOTI…

anglicismiConoscete la mia passione per la difesa, ragionevole, della lingua italiana. Un illustre insegnante dell’università, membro dell’Accademia della Crusca, mi ha segnalato una preziosa pubblicazione della Cancelleria Federale Svizzera, sezione di terminologia, di Berna. “100 Anglizismen, anglicismes, anglicismi, anglicissems, Anglicisms”: il libro è redatto in cinque lingue e analizza 100 anglicismi molto noti e diffusi, andandone ad analizzare la radice e gli utilizzi che ne vengono fatti dalla società contemporanea, anche nelle varie declinazioni. Gli obiettivi del testo sono: proporre, quando l’uso lo consente, alternative agli anglicismi nelle lingue nazionali; spiegare i diversi significati che uno stesso anglicismo può assumere in contesti diversi; evidenziare i cosiddetti pseudo anglicismi, ovvero formazioni coniate nei Paesi non anglofoni.
Alcuni esempi? Pendrive, chat, deal, feedback, smartphone… Vi avverto, è una fatica tanto nobile e meritevole quanto, probabilmente, infruttuosa. Tentare di fermare gli anglicismi dilaganti, ho già scritto, sarebbe come illudersi di fermare il vento con le mani. Ciò nondimeno mando agli amici svizzeri un affettuoso e sentito apprezzamento. Non ce la faremo, ma facciamo bene a batterci.

LE PAROLE / 3. ENIGMI, VATICINI, ORACOLI, SFINGI

Simone BetaSimone Beta, che lui mi perdoni e il cielo con lui, è il fratello di Roberta Beta, che fu popolarissima concorrente della prima edizione del “Grande fratello”. (Se vivessimo nel Paese che molti di noi sognano, si direbbe: Roberta è la sorella dell’illustre studioso Simone Beta). Bando alle ciance: Simone ha appena pubblicato da Einaudi “Il labirinto della parola”. Lo leggerò con attenzione, temo con fatica: è troppo colto, raffinato, erudito, documentato per le mie modeste conoscenze. Ma spero di farcela, è indicato come una lettura essenziale per capire e studiare l’epica, la tragedia, la commedia, la lirica dell’antichità classica, che sono ricche di allusioni enigmatiche o di giochi che si fondano sulle difficoltà interpretative imposte al destinatario.
Il libro inizia raccontando una delle storie piú famose della mitologia antica, la contesa fra Edipo e la Sfinge, destinata a concludersi con la sconfitta – e con la morte – di quest’ultima. L’enigma della Sfinge è molto famoso, ma non è certo l’unico nella storia della cultura antica: i Greci e i Romani amavano molto gli enigmi, sono molti i personaggi che hanno a che fare con un quesito da risolvere. A partire dal poeta Omero, che proprio a causa di un enigma non risolto trovò la morte sulle spiagge dell’isola di Ios. Nel libro vengono messi in luce i complessi meccanismi dell’enigma, vera e propria metafora dell’esistenza umana, a partire dai suoi rapporti sotterranei, quasi subliminali, con la vita e la morte.

LE PAROLE / 4. CONTE? MI PIACEREBBE ESONERARLO

Antonio ConteGustave Flaubert in “Madame Bovary” (1856) scrisse che “La parola è una specie di laminatoio che affina i sentimenti”. Ebbene, io – se avessi questo privilegio, questa responsabilità, al posto di Tavecchio userei parole adatte per affondare la lama sul contratto del ct della nazionale, Antonio Conte. Affinando i sentimenti miei e di milioni, presumo, altri appassionati di calcio. Conte, infatti, non solo ha annunciato le proprie dimissioni poco più di due mesi prima del campionato europeo, ma anche speso pessime parole nei riguardi del nostro calcio. Confermando ciò che da tempo si sospettava, e cioè che contrattualmente si è impegnato per allenare il Chelsea nella prossima stagione.
Non mi interessa, prioritariamente, discutere se Conte abbia ragione o torto: il Sistema Calcio in Italia è largamente criticabile come la maggior parte degli altri elementi della nostra vita sociale, seria o ludica che sia. Il punto è che queste cose, questi sfoghi, queste parole non sono sopportabili da parte di un uomo che in sostanza sputa nel piatto in cui ha lautamente mangiato, demoralizza la squadra che gli è stata affidata, è irrispettoso e ingrato nei riguardi di tutti coloro che hanno avuto fiducia in lui e lo hanno sostenuto, come mai era successo prima, nei riguardi di tutti i precedenti allenatori della nostra rappresentativa calcistica. Come lo manderei volentieri a casa o a Londra, o al Chelsea, a studiarsi la sua futura squadra! Meglio provvedere subito alla successione piuttosto che aspettare giugno… Ancora una volta, come già era successo quando decise di lasciare la Juventus pochi giorni prima dell’inizio del campionato, il signor Conte dimostra di essere un personaggio egoista, pretenzioso, senza rispetto degli altri e, in fondo, anche del suo stesso lavoro. E sapete bene quanto io sia affezionato al valore, sacrosanto, del rispetto.

LE PAROLE / 5. LA VANITÁ DI MARCO BARDAZZI

Complimenti a Goffredo Pistelli, che ha pubblicato una lunghissima e interessante intervista a Marco Bardazzi, comunicatore dell’Eni. Non ci sono più i comunicatori di una volta! Nessun apprezzamento per Bardazzi… I grandi comunicatori di una volta (Cresci, Zamorani, Caravaggi, Montezemolo, Marco Benedetto, Bisignani e più di recente Lucchini, Comin, Migliarino e tanti altri) avevano un rispetto per una regola, fondamentale, del lavoro nella comunicazione: stare un passo indietro, rappresentare scrupolosamente nell’ombra, l’interesse, l’immagine dell’azienda e del leader. Bardazzi, invece, in questa alluvionale intervista al “Corriere fiorentino” si autocelebra, a cominciare da una gigantesca fotografia, in cui si esibisce alla guida di una motocicletta. E poi: “La sua Prato, New York, Roma, Torino e Milano…”, “un giramondo a caccia di notizie”, “Da ragazzo paninaro…” e via e via e via… Quando raccontò una rivolta nello spogliatoio calcistico, quando il mostro di Firenze gli mandava lettere di fuoco, quando studiava al Cicognini, quando la moglie restò bloccata, l’11 settembre, nella metrò di New York, quando ascoltava gli Spandau Ballet, quando Di Pietro si dimise dopo un suo lancio Ansa… In poche parole, una pippa insostenibile, senza precedenti, in una sola puntata, la seconda (non si sa quante ancore ce ne saranno).
Chissà se qualcuno, ai vertici dell’Eni, ricorderà a Bardazzi che, con tutti i problemi che l’Eni sta affrontando, sarebbe utile una rigorosa sobrietà, insieme con la scelta di un indirizzo di comunicazione più strategico e attento alle esigenze dell’azienda. Ma, in fondo (di nuovo: bravo Pistelli!) ai lettori che gliene frega? L’intervista è uno spasso!

LE PAROLE / 6. MEDIASET – VIVENDI, RETROSCENA E SEGRETI

mediaset vivendiQuanto valgono le parole (parole, parole, parole… echeggiando Mina) con cui Mediaset smentisce accordi non solo su Premium, la PayTv, ma anche su tutto il resto del gigante berlusconiano? Eppure, si capisce bene la radice del conflitto nella complicata trattativa: da una parte Bolloré, che ha messo le mani su Telecom, non è certo un sempliciotto e difficilmente sarà disponibile a prendersi il settore in perdita di Mediaset, senza altre ambizioni e senza prospettive; dall’altra Berlusconi, che non ha mai voluto rinunciare al suo impero e ha sempre difeso con le unghie e con i denti il suo patrimonio (fino a scendere in politica nel 1994), e tiene molto alla sua “robba”.

LE PAROLE / 7. QUANTO VALE UN MINUTO DI UN BANCHIERE

sergio ermottiAbbiamo appreso che Sergio Ermotti, di UBS, incassa in un minuto quanto un lavoratore medio svizzero guadagna in quattro ore (ovvero 240 volte). Nel 2015 14,3 milioni di franchi, nonostante un referendum elvetico avesse chiesto di limitare i super – stipendi in banca. Parole che, in sintesi, rendono l’idea come meglio non si potrebbe.

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LE PAROLE / 8. SOLO SEI MILIONI DI LIQUIDAZIONE PER PATUANO

marco-patuano-ad-telecom-italia-300x225L’amministratore delegato di Telecom Marco Patuano, dopo varie vociferazioni (parole, parole, parole non confermate), era considerato dimissionario fin da venerdì, con la conferma sabato a Borse chiuse. La conferma ufficiale si è avuta solo ad inizio di questa settimana. Nel frattempo, inevitabili oscillazioni di Borsa. Poi – è stato scritto – Patuano ha definito le trattative per la sua uscita: chiedeva 7 milioni, ne ha incassati sei. Era necessario un tirammolla di parole, per trovare un accordo, prima di firmare? (“La parola muore già sotto la penna”, Johann Wolfgang Goethe, “Faust”, 1808). Scrisse Gabriele D’Annunzio ne “Il piacere” (1889): “La parola è una cosa profonda, in cui per l’uomo d’intelletto son nascoste inesauribili ricchezze”. Inesauribili, già.

cesare@lamescolanza.com
23.03.2016