OGGI VI DICO CHE… LA CHIAREZZA E’ LA PRIORITA’

“Cred’io ch’ei credette ch’io credesse”. (Dante Alighieri, troche Canto XIII, sovaldi Inferno della Divina Commedia)

ATTUALIZZANDO… NIENTE PAURA, E’ SOLO UN POLIPTOTO

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E cos’è un poliptoto, altrimenti detto anche polittoto? È una figura retorica, che consiste nel ripetere a breve distanza una parola, cambiandone la funzione morfosintattica. Evitando astutamente di ficcarmi nelle infide paludi delle funzioni morfosintattiche, posso dirvi che il poliptoto è molto caro a Dante, e più non dimandate. Ora, però, vi spiego l’input della citazione che avete letto qui sopra. Sabato, in una conversazione con una mia carissima amica, un’insegnante di lettere, sono andato a incartarmi in una serie, poco apprezzata dalla mia interlocutrice, di approfondimenti e parentesi, di condizionali e congiuntivi, di distinzioni e analogie, di metafore e similitudini, fino a quando l’insegnante – esausta – ha infranto il mio eloquio con “Cred’io ch’ei credette ch’io credesse”…, con una risata. Confesso: lì per lì ci sono rimasto assai male, orgoglioso com’ero del mio eloquio. Ma poi, ripensandoci, debbo ammettere che la sintesi e la chiarezza a volte sono indispensabili. Ne parlo oggi, perché penso che, più che mai, sia necessario esprimermi con assoluta limpidezza su due argomenti di attualità. Le polemiche sulla ministra Maria Elena Boschi e la sconfitta di Marine e Marion Le Pen. Leggetemi, se già non vi ho esasperato, qui sotto.

IL CASO BOSCHI, UNA VICENDA INQUIETANTE

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All’origine c’è una vicenda, oscura, che investe Maria Elena Boschi per lo scandalo delle banche che hanno messo con il sedere per terra tanti poveri risparmiatori. Vi è invischiato, o quanto meno chiamato in causa, il padre della Boschi, vice presidente di una di queste banche, la Etruria. È scoppiato il solito caos: chi difende la Boschi (molto simile, ricordo, è una vicenda che ha messo nei guai il papà del premier Matteo Renzi) sostiene che non è giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli. E così via. Assolutamente reticenti, finora, il capo del governo e la ministra. E allora poche chiacchiere: c’è una sola cosa da fare, rendere comprensibili i fatti e gli eventuali misfatti a chiunque, non solo ai poveri investitori che hanno perduto i loro risparmi e sono stati presi in giro, gabbati o truffati. È uno di quei casi in cui è doveroso mettere da parte gli azzeccagarbugli e rispettare i ruoli, i diritti e i doveri di ciascuno. Penso che la magistratura, se già non lo ha fatto, interverrà: questo è il suo ruolo. I magistrati debbono far luce, il capo del governo e la ministra, senza indulgere a battute e battutacce, debbono riferire ai cittadini. I cittadini debbono essere informati. I giornalisti hanno il dovere e il diritto di informare, pienamente, senza sudditanze psicologiche o riverenze verso chiunque. Punto e basta, non c’è altro da fare e non bisogna – infine – trarre conclusioni prima che tutto l’intrigo sia chiarito. Sarebbe opportuno che, al più presto, anche la Banca d’Italia intervenga, senza esitazioni. E mi auguro anche che tutto questo avvenga in tempi ragionevolmente brevi.
Ovviamente, questo è augurabile da parte delle persone perbene (la stragrande maggioranza degli italiani) e se si vuole, finalmente e in modo concreto, tentare di restituire credibilità alle istituzioni e riportare al voto molti milioni di italiani che da tempo non votano più, proprio a causa del disgusto verso gli ambigui comportamenti di chi rappresenta le istituzioni.

LA SCONFITTA IN FRANCIA DI MARINE E MARION LE PEN

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In questo caso, mi sforzerò di mettere in riga alcune elementari osservazioni: 1. Trovo frettolosa – è un eufemismo – la gioiosità con cui i mass media hanno registrato, accolto e commentato, la sconfitta del Front National. Il Front National è radicato nel territorio francese e ci sono milioni di persone che hanno votato Le Pen. Si può disprezzare o celebrare questa realtà, ma mi sembra un errore gravissimo sottovalutarlo, ignorarlo, non tenerne conto. 2. Le Le Pen, per impotenza, ingenuità o superbia, hanno perduto semplicemente perché non sono riuscite a trovare alleanze. Un po’ come succede in Italia per il Movimento 5 stelle. L’affermazione spettacolare e il consenso di milioni di persone scontente della cosiddetta Casta, rischiano di restare sterili. 3. A fronte di questa impotenza (o ingenuità o superbia), è il risultato vincente in tutte le regioni francesi l’accordo tra Sarkozy e Hollande, fino a ieri e probabilmente anche domani, acerrimi avversari. Il fine giustifica i mezzi, bene lo sappiamo in Italia, dai tempi di Machiavelli. Invito i miei lettori a riflettere: è un fatto positivo o negativo? Anzi, nel punto seguente, pongo una domanda ancor più drastica. 4. Il metodo elettorale del ballottaggio è davvero democratico, o no? Non rischia di allontanare dal voto gli elettori che desiderano scegliere rigorosamente, senza compromessi, alleanze e mediazioni? 5. Anche il contrario deve essere elemento di riflessione: per il ballottaggio ha votato in Francia il 9% in più degli aventi diritto al voto, rispetto a chi aveva votato al primo scrutinio. Perché? 6. L’affluenza maggiore è stata determinata, come sempre gioiosamente commentano i mass media, da una spontanea affluenza di cittadini intimoriti dal possibile trionfo del vero o presunto populismo delle Le Pen, zia e nipote? Oppure è dovuto alla mobilitazione dei due partiti vincenti, più strutturati e organizzati? Non è domanda da poco: nel primo caso, si tratterebbe di un sussulto importante, un comune sentire della maggioranza dei francesi; nel secondo, si tratterebbe di una scelta machiavellica e, diciamo, viscida (la conquista del potere per il potere) destinata a infoltire il dissenso e, alla lunga, a rafforzare le Le Pen.
Conclusione: vero è che nelle guerre, come in politica, ha ragione chi vince. Ma avrete capito che, per come la penso io (“Cred’io ch’ei credette ch’io credesse”!), pur evitando di arzigogolare e cercando di essere il più chiaro possibile, non sono affatto sicuro che le Le Pen, zia e nipote, siano state sconfitte e che i loro avversari abbiano vinto: non penso che la cosiddetta onda populista si fermerà qui.

BANCHE / MI ASSOCIO A FABRIZIO RONDOLINO

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Questa mattina, a La7, un intervento di Rondolino mi ha colpito perché parola per parola era identico a quanto ho scritto alcune volte e a quanto penso io. Al di là delle considerazioni e del merito della vicenda delle banche fallite (vedi sopra), il rapporto tra i cittadini e le banche è più o meno questo: entriamo in banca, a portare i nostri soldi e, anziché essere trattati “come principi”, ha detto Rondolino esageratamente, ma quanto meno con cortesia e rispetto, siamo approcciati spesso sgarbatamente, quasi con fastidio, con irritazione, da impiegati, burocrati e dirigenti. Perché? Non so rispondere. Fatto sta che il principio fondatore della banca, negli anni, via via si è stravolto.
La banca è nata – correggetemi se sbaglio – per custodire e tutelare i nostri risparmi, incoraggiarli, valorizzarli; e per concederci sostegno (mutui, prestiti e quant’altro) per incentivare lo sviluppo dell’economia, sostenere ragionevolmente investimenti, lavoro, imprese. È questa, oggi, la situazione? Non direi. Al di là del caso estremo, ma esattamente estremo non è, delle banche che hanno fregato i loro correntisti, succede troppo spesso che le richieste di mutui e prestiti (da parte chi ne abbia bisogno, e sia in grado di restituirli, per organizzare ed esercitare un’attività o per la volontà di acquistare una casa, aprire un negozio, eccetera), non siano affatto prese in considerazione.
Di contro, quantità allucinanti di denaro vengono concesse spesso allegramente o criminosamente a truffatori, specialisti in speculazioni e imbrogli, senza le cautele indispensabili, neanche da parte delle istituzioni che dovrebbero vigilare. Il rischio del blackout o del fallimento serpeggia in misura tale da allarmare il comune cittadino, al di fuori di astuzie e giochetti vari. Difficile che l’economia possa ripartire se il denaro, affluito nelle banche da parte dei cittadini, continuerà ad essere disperso nei favoritismi verso una elite o, peggio, di bande criminali, anziché sostenere i cittadini che ne abbiano bisogno per produrre e che lecitamente ne facciano richiesta. Ecco perché, a proposito di indispensabile chiarezza, ci si augura che il governo possa, con un colpo di timone forte e serio, recuperare un po’ di fiducia.

ALLA GAZZETTA DI PARMA SI E’ INSEDIATO MICHELE BRAMBILLA

michele brambilla

Alla “Gazzetta di Parma”, come abbiamo già scritto, si è insediato il nuovo direttore, Michele Brambilla, un eccellente giornalista. Ne abbiamo parlato di recente per segnalare alcuni suoi libri. Oggi, aggiungerei che è uno dei pochi direttori – il maestro è Vittorio Feltri – capace di scrivere in modo divulgativo e coinvolgente per chi legge. Mi associo al suo titolo di domenica: “Vivere con passione è il segreto del successo”, sullo spunto curioso di un vassoio di tortelli d’erbetta, gustati in compagnia di un altro grande giornalista, il mio amico Stefano Lorenzetto. Potete leggere il suo editoriale su www.lamescolanza.com. Aggiungo che, al di là del successo, solo la passione ci consente, nelle nostre piccolezze quotidiane, di dare un senso alla vita.

cesare@lamescolanza.com
14.12.2015