OGGI VI DICO CHE… IL MIO LIBRO SULLA RAI

Speravo di chiudere a fine luglio,  poi per fine agosto,  ora mi impegno a farcela per la fine di settembre. Amici cari, ve ne ho già parlato… “Cara Rai, l’ispirazione me la dai? Poesie e poesiole, aforismi, battute e battutacce, riflessioni e ricordi (e qualche sassolino nelle scarpe): tutto incentrato sui personaggi, giganteschi e minuscoli, dell’azienda di Stato” Il problema è che avevo ideato il libello come una selezione del meglio e del peggio: 50/100 nomi al massimo. E invece sono già più di trecento. Mi sono arrivate infinite segnalazioni e io stesso mi ponevo il dubbio: perché mettere questo e non inserire quell’altro? Così il dizionario, scritto a modo mio, impertinente e affettuoso, sprezzante e delirante, si è gonfiato. Già che ci siamo: avete qualche nome di personaggi irrinunciabili? Il lavoro di ricerca, affidato alla straordinaria Ilaria Ammirati, cercatrice di tartufi (ma tutto il gruppo dei collaboratori è eccellente, per ora cito solo i più impegnati Donato Moscati a Valeria Cannizzaro), mi ha dato soddisfazioni inaspettate: retroscena, chicche incredibili, molte cose che non immaginavo (ad esempio, Indro Montanelli fu tra gli autori dell’indimenticabile “Il Mattatore” di Vittorio Gassman. E qui sotto – troppo lungo perché io possa includerlo nel libro, vi propongo il testo cult di Massimo Troisi, Lello Arena e Massimo De Caro ne “L’Annunciazione”: il terzetto aveva lavorato come “La smorfia” a teatro, e fu censurato, però quell’exploit affermò i tre ragazzi presso il grande pubblico, e da lì Troisi decollò verso una fantastica carriera (interrotta solo dalla commovente, prematura fine).

TROISI, ARENA E DE CARO, IL FAMOSO PEZZO DI “ANNUNCIAZIONE”

unnamedDa un ricordo di Lello Arena: “Dopo il primo passaggio in tv siamo stati denunciati per vilipendio alla religione di Stato. Arrivarono in Rai centinaia e centinaia di proteste, tutte le associazioni religiose. Siamo finiti tribunale. Stupiti, non capivamo. Ma la situazione si risolse in maniera semplice: il giudice ci chiese: ‘Volevate vilipendere la religione di Stato?’ No, era solo un pezzo comico. ‘Va bene, andate’. La Rai per anni ha chiuso il pezzo nelle teche, temevano altre denunce. L’unico che si è preso la briga di farlo riemergere è stato Renzo Arbore. …La vestaglia di mia mamma è finita in un museo dei costumi dell’attore: ci hanno chiesto il costume di Gabriele in Annunciazione e quella esposta è la vestaglia di mamma. Lo sketch fu proposto nella famosa trasmissione televisiva, della seconda metà degli anni ’70, Non Stop. La trama è estremamente semplice: Massimo Troisi interpreta la parte della moglie di un modesto pescatore, la donna viene coinvolta per errore nella scena dell’Annunciazione, in quanto l’Arcangelo Gabriele, interpretato da Lello Arena, pressoché semi-cieco, la scambia per Maria, la futura madre di Gesù. Partecipa all’equivoco anche un Cherubino, Massimo De Caro, che Maria scambia per un venditore di libri. (Una casa umile ma onesta, una donna somigliante alla Madonna è seduta quando entra l’angelo Gabriele che quasi cieco suona la tromba e sbatte i piedi).
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ARENA: Annunciazione! Annunciazione! Tu Marì Marì fai il figlio di Salvatore. Gabriele t’ha dato la buona notizia. Annunciazione! Annunciazione!
TROISI: Ma io non sono Maria, io non mi chiamo Maria.
(L’angelo non vede bene e per questo comincia a tatstare prima il terreno e poi Maria. Poi urla di nuovo)
ARENA: Annunciazione!…
TROISI: (Stupito e confuso si rivolge all’angelo ormai fuori scena) Gabriè, tu si scemo! Cose ‘e pazzi. Uno sta int’ ‘a casa sua…
(Entra Enzo Decaro. È vestito da angelo e suona un flauto)
TROISI: Che vuò scusa?
DECARO: Sono il Cherubino, mi ha mandato Gabriele per creare l’atmosfera celestiale.
TROISI: Cherubì! (E fa cenno con la mano di uscire da casa sua) Cherubì, tu te ne a’ a j’! Mo’ ritorna mio marito e io che gli dico «Chisto è ‘o Cherubino!» Cose ‘e pazzi… Una sta int’ ‘a casa sua… Mio marito… mio marito mi disse «Non ti preoccupà, non ti preoccupà, ‘o trovo un altro lavoro» e infatti è iuto a ‘na parte e ha detto «io aggia lavorà» e chill’ha detto «guardate, noi glielo diamo il lavoro, ma si tratta di un lavoro minorile.» Mo’ mio marito tene ‘na certa età, allora ha detto «no, mi dispiace, sì, io tengo i figli, tengo i figli miei, ma sono tutti e due fuori età lavorativa perché tengono 18 e 20 anni…». A Napoli si fatica fino a dodici anni, «mi dispiace…» È rimasto nu poco accussì però ha detto «non posso fare niente, mi dispiace, ma li tengo già tutte e due in pensione. Mi dispiace!»
(Entra Decaro in canotta e elmetto da guerra)
DECARO: Signò, io me ne lavo le mani! Per correttezza io me ne lavo le mani! Per precisione io me ne lavo le mani! IO ME NE LAVO LE MANI!
TROISI: Ma fatte pure la doccia, Pila’, che me ne importa a me!
(Entra Lello Arena. In testa porta un elmetto giallo con una sirena luminosa rossa. Indossa una maglietta imbrattata di sangue)
ARENA: Signò, signò è nato! Signò guarda che se io acchiappo gli innocenti faccio una strage! Faccio una strage!
TROISI: Ma tu chi si’ Erode? Chillo del trono insanguinato e della strage degli innocenti?
ARENA: Più forte non sento signò!
TROISI: (Ripete tutto)
ARENA: Più forte non sento!
TROISI: (Ripete ancora una volta)
ARENA: Non sento!
TROISI: (Indicando la sirena luminosa) Ma pecché non chiudi sto coso!
ARENA: Signò, io faccio ‘na strage!
TROISI: Erò! Guarda come te lo dico bello: «Tu vai a finì in galera.»
ARENA: Ma perché, secondo te, per una cosa di queste vado a finì in galera?
TROISI: Secondo me, scusa, dopo il trono insanguinato e la strage degli innocenti tu vai a finì in galera per nu’ piezzo!
ARENA: Ci devo pensare. (Esce di scena)
TROISI: E mi fece mio marito «non ti preoccupà, non ti preoccupà». Allora uno ci disse «guardate, io ho il lavoro però si tratta di un lavoro nero per sua moglie». Mo’, non per dire no… mio marito a me mi vuole ‘nu bene e’ pazz’, non mi fa spostà ‘na seggia da qua a là, allora ha detto «no, mi dispiace, ma no. Se devo mandare a lavorare mia moglie… Preferisco una casa umile ma onesta». E chist’ha detto «guardate noi abbiamo del lavoro, ma si tratta di lavoro a cottimo». A questo punto mio marito è rimasto nu’ poco e ha detto «scusate, ma è possibile che a Napoli solo lavoro non se ne trova, sempre co’ n’ata parola vicina addà sta…».
(entra il Cherubino)
TROISI: Ma mo’ che vuoi?
DECARO: Sto creando l’atmosfera celestiale.
TROISI: E non la puoi creare più in là?
(Gabriele entra sbattendo i piedi)
ARENA: Annunciazione! Annunciazione!…
TROISI: (Guardandolo sfinito e compassionevole) Gabriè tu si scemo! Mio marito ha detto «va bene» ha detto «sì, se posso lavorare di meno tanto di guadagnato». E chillo: «allora non ci siamo capiti, ho detto che tengo per voi un lavoretto…» e mio marito: «scusate un lavoretto… lo dice la parola un lavoretto» e chisto ha detto: «no, non ci siamo capiti… no, non guardate a me, guardate la mano!» Come mio marito ha afferrato sta cosa della mano ha detto no! E allora voi direte: «ma se facessero tutti quanti accussì a Napoli non faticasse nisciuno?» e invece io vi rispondo: «Sì, non faticasse nisciuno!»
(Entra Decaro con canotta e elmo)
DECARO: Signò , io me ne lavo le mani! Io me ne lavo le mani! ‘O paese è piccolo, la gente parla… Pilato di qua, Pilato di là. Poi quand’è il momento mi mandate a chiamare, vengo con spada e bastone.
TROISI: Porta pure coppe e denari! Tanto è diventata ‘na cantina è diventata…
ARENA: (Vestito da Re Magio) Permesso signora… Nel libro del Destino…
TROISI: No, no, no, scusate ca’ libri qua non ce ne servono. E chesta è ‘na povera casetta di pescatori e enciclopedie e cose non ce ne servono.
ARENA: Signora, ma io sono un Re.
TROISI: Un Re?
ARENA: Sono venuto dal lontano Oriente per portarvi in dono…
TROISI: L’oro?
ARENA: No! Sono venuto dal lontano Oriente per portarvi in dono…
TROISI: L’incenso.
ARENA: No! Sono venuto dal lontano Oriente per portarvi in dono…
TROISI: (Fa una smorfia delusa) La mirra…
ARENA: La mirra!
TROISI: Io ‘o sapevo. Come si può fare… Mo’ tre sono i Re Magi e chi mi capita a me? Chillo colla mirra. Ca poi che è sta mirra? Nun aggio capito che è sta mirra.
ARENA: La mirra è un’erba medica che si dà agli ammalati…
TROISI: Mamma mia d’ ‘o Carmine!
ARENA: Ai moribondi…
TROISI: Mamma mia! Per piacere, Magio, mettila loco. Già stammo accussì belli cumbinati cca’!
ARENA: Hai visto la stella, che bella che bella! Lo disse il profeta che è la Cometa!
TROISI: Magio! Magio… pe’ piacere, aggio… sto parlando… (Esce il Re Magio e entra il Cherubino che però questa volta non suona) Che? Senza atmosfera celestiale stasera?
DECARO: Gabriele non ci sta?
TROISI: No, nun ce sta!
DECARO: Ma è venuto?
TROISI: Ma perché, mo vi date l’appuntamento cca’?
DECARO: Ha lasciato detto qualcosa?
TROISI: Nun ha lasciato detto… tu sai come fa, viene ca’, sbatte i piedi pe’ terra, suona ‘a trumbetta e se ne va.
DECARO: Ma torna?
TROISI: Non ha lasciato detto niente!
(Entra Gabriele sbattendo i piedi e suonando la trombetta)
ARENA: Annunciazione! Annunciazione!
DECARO: Aspetta! Aspetta!
ARENA: O Marì! Marì! Avimmo sbagliato casa!
(Squilla il telefono)
TROISI: Ma comme avite sbagliato casa, io v’ ‘o sto dicendo a’ tre ore…Scusate, il telefono. Pronto! Sì Signore, sì Signore. (E si inginocchia) Sì, so’ venuti tutti quanti Signore… no, non mancava nisciuno Signore… Troppo nu fastidio Signore… Non lo dico pe’ vo rinfaccià, figurarsi. Ah, hanno sbagliato tutto… e sì… è scemo Gabriè Signò! No! io lo dico per Voi Signore… ma vi andate a mettere in mano a certa gente che chillo nun ci vede… lo so… è scemo… Signò, mio marito fa ‘o pescatore… ho capito, ho capito. Va bene Signore, va bene. E lo so, hanno sbagliato… e che vulite fa Signò… vedete che si aggiusta tutto. E lo so… lo so… avevate organizzato tutto per il 24 e mo’ invece… e lo so Signò e che volete fa’…quando chillo è scemo. E lo so… sì Signo è chillo ch’ha dato più fastidio. Entra e sbatte chilli piedi pe’ terra… va bene… ho capito…serve per dare più importanza… Signò mio marito fa ‘o pescatore… E lo so, mo state nu’ poco alterato… no… nun facite accussì però… no… no… SEMPRE SIA LODATO SIGNORE! Che so’ sti ‘ccose in bocca a Voi, per piacere Signore… e non sta bene… lo so, ho capito… mio marito… lo so, Signore, ho capito… va bene Signore. Arrivederci Signore, buone cose! Mamma mia come stava agitato chisto… d’altronde aveva ragione… pure io quando aspettavo ‘o primo figlio stavo strana…

MIGRAZIONI / DUE LETTERE, TRA LE TANTE… E UNA PROPOSTA DI CUORE

Migranti a Monaco“Sul tema migranti comincio a provare una forte preoccupazione. Appare oramai un fenomeno non più controllabile e le reazioni che si registrano da parte degli Stati in giro per l’Europa mi sembrano inconsistenti se non isteriche (vediamo ora con l’accordo per le quote sui flussi…). Il fatto poi che gli USA richiamino l’Europa affinché prenda misure concrete sul problema (che dovrebbe essere esclusivamente europeo e non americano), non vorrei che sia sintomatico di un riscontro concreto che cominciano ad avere oltreoceano su qualcosa che fino ad ora veniva da molti paventato solo come potenziale rischio: ovvero che a questa grossa ondata di migrazione si stiano accompagnando anche fenomeni di infiltrazione terroristica su larga scala. Ma l’apertura della Germania e dell’Austria apre il cuore alla speranza…” Rispondo: questa lettera è firmata da S.G., un manager importante e di grande sensibilità. Di mio, aggiungo che vorrei che noi italiani ci comportassimo come hanno fatto gli austriaci e i tedeschi. Mi piacerebbe che Renzi, oltre che parlare (giustamente) di distinzione tra uomini e bestie, riuscisse a varare provvedimenti, o anche solo propiziare, significative iniziative di accoglienza – come hanno fatto in Germania e in Austria. Seconda lettera. “Che dire ? Che non ha senso parlare di confini perché la storia è fatta di migrazioni. Gli uomini seguono l’istinto di sopravvivenza. Prima di morire provi…Personalmente ringrazio di non aver mai dovuto tendere la mano,di poter viaggiare e non fuggire e mi chiedo se mi sarà sempre possibile. Se mi capita di aiutare mi rendo conto di quanto poco io faccia e di quanto mi piaccia vivere nelle mie comodità. Se fossi uno di quegli sventurati farei quello che fanno loro sperando di incontrare da qualche parte una mano tesa.” Rispondo: questa invece è la sobria e sincera lettera di una insegnante, Serena, che impone una riflessione sull’aspetto cruciale di questa tragedia che è esplosa, senza possibilità di gestirla (durerà almeno cinquant’anni, ha scritto Eugenio Scalfari). Che cosa possiamo fare, tutti noi, per abbattere il compiacimento delle “comodità” e offrire un sostegno concreto a chi ne ha bisogno? Il Papa ha stabilito (sarà assecondato?) che ogni parrocchia, a cominciare da quelle del Vaticano, accolga una famiglia di profughi. Lancio un’idea: si potrebbero accelerare le procedure per adottare, subito, i bambini senza più genitori, sottraendoli alla loro atroce infelicità? Non c’è bisogno di dire che la mia famiglia sarebbe pronta a farlo, naturalmente. Ma credo che milioni di altre famiglia, in Italia, oggi soffocate da oscene contrapposizioni politiche e dalla ottusa burocrazia, sarebbe pronta all’accoglienza. Questo è il momento del cuore, non dei litigi e di assurde, invereconde polemiche.

cesare@lamescolanza.com

07.09.15