OGGI VI DICO CHE…. DALLA PARTE DEGLI IMMIGRATI

“Per un caso, finii l’ultimo libro di Michele Serra, “Gli Sdraiati”, il giorno in cui si seppe che Matteo Renzi voleva cassare la Bossi-Fini (figlia della Turco-Napolitano). Mi venne un tweet ironico, improvviso (per me sono uno sputo della mente), lo lanciai in rete: “In effetti, se i nostri giovani sono sempre sdraiati ci vogliono immigrati sempre in piedi: via la Bossi-Fini. Finish”. Se vogliamo che il PIL cresca e lo Spread diminuisca non c’è altra soluzione che affidarsi agli immigrati che, come ovvio e giusto, dopo un paio di generazioni di nostrani “sdraiati” a consumare PIL, e loro sempre “in piedi” a produrlo, li sostituiranno. Ne sono felice, come sostenitore della meritocrazia sto dalla parte degli immigrati.” (Riccardo Ruggeri, editore@grantorinolibri.it, Italia Oggi).

 

ATTUALIZZANDO… AVANTI CON UNA NUOVA LEGGE

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Spero, semplicemente, che presto si faccia una legge buona e giusta sugli extracomunitari e l’immigrazione. Non solo per elementari motivi morali e per ragioni di solidarietà. Ma anche per realismo e, come scrive Ruggeri, per riconoscimento del lavoro che hanno svolto in questo Paese.

 

 

L’EXPO DI MILANO. PISAPIA, ROTA E MARONI: OCCHIO AI TRASPORTI

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Forse perchè vivo a Roma (a Milano tuttavia salgo un paio di volte al mese), ma non ho l’impressione che siamo davvero alla vigilia dell’Expo di Milano (1 maggio – 31 ottobre 2015…). Forse è colpa del mio scarso interesse – però mi sembra generalizzato, in Italia, al di fuori di Milano; forse la comunicazione non è eccellente, quanto meno non incisiva; forse il timore ansioso che ci siano ritardi nei lavori non è giustificato. Emerge, nel mio stato d’animo, quel pizzico di orgoglio patriottico, nazionale, che unisce un po’ il nostro Paese (uno dei più individualisti, per fortuna!, del mondo), in occasione dei grandi eventi. Spero che l’Expo sia un grande grandissimo evento: è un’occasione per dimostrare che non siamo ancora un fottutissimo Paese rassegnato al peggio, che sappiamo “fare” (parola diventata odiosa per colpa della classe politica, che se ne è impossessata, come fosse un diritto – ma senza senso del dovere), che siamo efficienti, che vogliamo essere moderni e in lizza con le avanguardie delle civiltà occidentali. Non è solo un’occasione per l’economia, per il turismo, per il privilegio di trovarci al centro di attenzione internazionale, ma, prima di tutto, un’occasione preziosa per la riqualificazione della nostra immagine nel mondo. In queste cornice, per me la chiave di lettura prioritaria è legata ai trasporti. Affinchè l’Expo abbia successo, è essenziale che i trasporti siano organizzati in modo da reggere e soddisfare l’ondata del turismo, ma anche di accontentare gli italiani, in particolare la gente di Milano e della Lombardia: perchè sia coinvolta con efficienza per l’evento, per evitare che l’evento (come purtroppo spesso succede, in occasione delle manifestazioni culturali, in primis le mostre cinematografiche) “escluda” di fatto gli abitanti del posto e per permettere al contrario che essi possano partecipare con facilità, senza difficoltà. Ci sarà tempo per parlare di Alitalia, ahimè, e di Ferrovie dello Stato. Per ora, a inizio d’anno, esprimo volenterosamente fiducia perchè degni di rispetto sono tre uomini che avranno la responsabilità dell’organizzazione dei trasporti a Milano e in Lombardia. Il sindaco di Milano Pisapia, che può cogliere questa occasione storica per dimostrare il suo valore per la realizzazione di un’impresa concreta. Bruno Rota, un manager che seguo dai tempi in cui era il braccio destro di Romano Prodi all’Iri, e oggi presiede l’ATM, l’azienda municipalizzata che si occupa dei trasporti locali. Roberto Maroni, il governatore della Lombardia – che mi sembra interessato, saggiamente, al funzionamento delle cose della Regione più che ai riti e ai proclami della Lega: ricordo che è uomo operativo, di strategie, non a casa ha sollecitato una coordinazione, se non la fusione, tra le aziende che si occupano dei trasporti milanesi, dell’hinterland e regionali.

 

 

ZANABONI NAPOLEONICO. RCS PUBBLICITA’, ESPANSIONE DILAGANTE

 

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In via Solferino dicono che si avverte il profumo di un avvicinamento editoriale tra Milano e Torino, ovvero tra il discussissimo progetto di fusione tra il Corrierone e La Stampa. Penso che non sia così, fatto sta che RCS MediaGroup annuncia che dal prossimo 1° febbraio 2014 la raccolta pubblicitaria nazionale su stampa e on-line per il quotidiano La Stampa e LaStampa.it sarà gestita dalla concessionaria pubblicitaria del Gruppo RCS, guidata da Raimondo Zanaboni. La raccolta della pubblicità locale rimarrà fuori dall’accordo commerciale, resta sotto il diretto controllo della struttura commerciale di Publikompass. La raccolta pubblicitaria nazionale per i due mezzi, nel 2012, è stata pari a circa 30 milioni di euro. Più che strategie – tramontate, comunque da subito poco convincenti – di fusione tra le due testate, è rilevante cogliere l’espansione continua del ramo pubblicità di Rcs, a livello nazionale. Prima che con la Stampa, Rcs aveva concluso accordi con la Monrif di Rieffeser (QN, Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione), con un contratto operativo dal 1° settembre 2013. E un altro accordo è di Capodanno per la gestione in esclusiva della raccolta nazionale su carta e web de Gazzetta del Sud, La Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia e La Sicilia. Se dite a Zanaboni che si tratta di un’espansione napoleonica, lui fa gli scongiuri e il confronto non gli piace, visto che poi Napoleone finì a Waterloo.

 

 

DONNE! BUKOWSKI MI PIACE MA NON SONO D’ACCORDO

 

 

 

Avevo chiesto aiuto ieri, ai miei amici e ai lettori, per opinioni su Giolitti e Tamara De Lempicka. Raccolta zero: Simone dice che di Giolitti parleremo a voce, Marisela Federici dice che non apprezza la pittura di Tama e perciò mi aiuterà “per un bel niente”. Formidabili i miei amici! La mia collaboratrice Ilaria Ammirati mi informa che Tamara dopo la morte fu incenerita e le ceneri sparse ai piedi di un vulcano e, tanto per divagare sulla mia ideuzza di scrivere un manuale ad uso delle mogli e delle amanti, mi invia anche questo fiorellino tratto da “Post office” di Charles Bukowski: “Dio o qualcun altro continua a creare le donne e a mandarle in giro, e una ha il culo troppo grosso, l’altra le tette troppo piccole, una è pazza e l’altra è suonata, una ha la mania della religione e l’altra legge le foglie del tè, una non riesce a controllare le scoregge, l’altra ha il naso grosso, e l’altra ancora ha le gambe secche… Ma ogni tanto arriva una donna, in pieno rigoglio, una donna che scoppia dal vestito… una creatura tutta sesso, una maledizione, la fine di tutto.” Bene. Adoro Bukowski come in genere sono attratto da tutti le persone irregolari, trasgressive, un po’ pazze (non a caso l’opera migliore del vecchio ubriacone restano le “Storie di ordinaria follia”). Però non sono d’accordo con la provocazione di Charly. Io vedo qualcosa di attraente in ogni donna, per la loro femminilità e diversità, che non significa che lì, in mezzo alle gambe, c’è qualcosa di diverso rispetto a ciò che ciondola a noi maschiacci… Non è il sesso che mi attira, non il corpo che scoppia sotto il vestito – o, meglio, non è quello il primo richiamo. Il primo richiamo nasce dalla mente, da una parola, da uno sguardo, da quella preziosa, rara, complicità che solo le donne sanno trasmettere, con stile variabilissimo: elegante, sfacciato, timido, esplicito, le guance che arrossiscono, le narici che fremono lievemente, la mano che liscia i capelli, la fronte che si corruga, quello sguardo che diventa vuoto, sembra opaco, e nasconde il desiderio o un invito… Amo le donne, e il corpo non c’entra. Viva le donne.

 

***Qualora vogliate, preferirei che usaste – per scrivere – questo indirizzo: cesare@lamescolanza.com

 

08 -01- 14

 

 

cesare@lamescolanza.com