OGGI VI DICO CHE… C’E’ LAPSUS E LAPSUS

“Che nel lapsus si affermi proprio quell’idea che si vorrebbe escludere, site è fatto molto comune” (Sigmund Freud, unhealthy “Psicopatologia della vita quotidiana”, decease 1901/24).
“I lapsus sono delle tremende spie” (Alda Merini, “Aforismi e magie”, 1999).

ATTUALIZZANDO… QUANDO NEL LAPSUS CASCO IO

Emiliano FittipaldiIeri, parlando di un’analisi sulla Rai molto interessante, a firma di Emiliano Fittipaldi, sono caduto in un lapsus involontario, attribuendo l’articolo a “Panorama” anziché a “L’Espresso”. Mi dispiace e mi scuso. Non sono mai tenero, non solo con gli estranei ma anche con i miei collaboratori, quando mi trovo di fronte a errori futili, a refusi banali. Avverto quindi l’obbligo di essere severo anche con me stesso, con questo atto di contrizione, e aggiungo qualche riflessione. La spiegazione principale è che si tratta di un errore dovuto alla mia insenescenza, quindi in futuro dovrò tenere la memoria sveglia e gli occhi ben aperti. Il bello è che avevamo ripreso la nota di Fittipaldi, correttamente e con precisione, anche sul nostro sito www.lamescolanza.com. Poi, al momento di scrivere il mio diario “Alle 5 della sera”, il lapsus è partito. E cos’è un lapsus, perché si chiama così? Esiste un lapsus linguae, ovvero un errore verbale, uno sbaglio nel parlare, “uno sdrucciolamento di lingua”; ed esiste un lapsus calami, ovvero un errore di scrittura, “uno sdrucciolamento di penna”, e questo dovrebbe essere definito il mio, anche se ormai non si scrive quasi più con la penna, ma digitando i tasti del computer.

IL DIRETTORE DELL’ESPRESSO NON HA INFIERITO…

Luigi VicinanzaLuigi Vicinanza, direttore de “L’Espresso”, mi ha inviato una breve mail, argutamente facendomi notare l’errore, trovandomi generosamente una giustificazione (“forse è stato complice l’infausto 29 febbraio”) e non mi ha chiesto neanche una rettifica. Non ha infierito. Infierisco però io stesso: “Alle 5 della sera” avevo consigliato una “magistrale lettura”, in realtà magistrale non era la lettura, ma il pezzo di Fittipaldi. Per concludere, escludo l’interpretazione di Freud e anche quella della mia adorata Alda Merini, riportate qui sopra, e torno a consigliare – in particolare per chi sia interessato alle vicende della Rai – la lettura di Fittipaldi e dello storico settimanale.
Per puro divertimento, aggiungo che una collezione di lapsus sarebbe istruttiva e piacevole: mi troverei in ottima compagnia. E ne segnalo uno, che molti ricordano, di Matteo Renzi, ospite di Bruno Vespa a “Porta a porta”, il 16 giugno 2015: “Noi siamo quelli che hanno alzato le tasse”.

NON UN LAPSUS, MA UNA DIMENTICANZA. TOMMASO BESOZZI…

Tommaso Besozzi…è il nome del mitico giornalista, autore del reportage sull’Europeo sulla morte del bandito Salvatore Giuliano, che ho citato ieri. Nato a Vigevano il 20 gennaio 1903 e morto suicida a Roma il 18 novembre 1964, Tommaso Besozzi è stato un famoso inviato. Il suo celebre articolo, in cui Besozzi non abboccava alla versione delle autorità, aveva un titolo che è rimasto scolpito nella nostra memoria: “Di sicuro c’è solo che è morto”. Mi sono permesso di fare questo accostamento, a proposito dell’assassinio di Giulio Regeni e delle inverosimili, goffe e bugiarde spiegazioni che hanno dato gli inquirenti egiziani. Di sicuro c’è solo che Regeni è morto. Assassinato, dopo torture orribili. Mi auguro che (per di più di fronte alle quiete, scandalose reazioni della politica e delle nostre autorità istituzionali) ci sia nel giornalismo un Tommaso Besozzi capace di indagare e scoprire la verità.

SPIFFERI / VITTORIO FELTRI APPRODA AL VERTICE DE “IL TEMPO”?

vittorio feltriAvevo scritto ieri, raccogliendo qualche attendibile spiffero, di avere maturato l’impressione che Feltri sia in procinto di tornare alla guida di un giornale, vecchio o nuovo non saprei. Oggi, durante una colazione di lavoro, mi si è accesa una luce (ancora fievole) e ho pensato che l’approdo possa essere “Il Tempo”, peraltro ottimamente diretto da Gian Marco Chiocci. Dal momento che ho il privilegio di essere in confidenza con Feltri, gli ho mandato questo sms: “C’è Il Tempo nel tuo imminente futuro? Dimmi cosa posso scrivere…”. Mi ha risposto: “Firmo i contratti dopo averli letti e approvati”. Criptico, ma neanche tanto. Un fatto è certo: se Feltri arrivasse subito (secondo lo spiffero come direttore editoriale, Chiocci resterebbe direttore), tre mesi gli sarebbero sufficienti, con i suoi fuochi di artificio, invettive e denunce, per trascinare alla vittoria il centrodestra – attualmente mal ridotto e litigioso – nelle elezioni di giugno per designare il sindaco di Roma. O sbaglio?

LA PRESENTAZIONE DEL ROMANZO DI PIER LUIGI CELLI, ECLETTICO GENIALE

PIER-LUIGI-CELLI-LIBRO-AL-CANOTTIERI-ANIENE-_38Alla presentazione del romanzo di Celli “E senza piangere” (editore Tea), ieri sera al circolo Aniene di Roma, c’è stato un afflusso straordinario di pubblico. Posti in piedi, nonostante il diluvio e l’epidemia di influenza. Barbara Palombelli, Pietrangelo Buttafuoco e Luca Barbareschi – i relatori – erano in gran forma (acuti, profondi, ottimi affabulatori), a fianco del padrone di casa, Giovanni Malagò, presidente del circolo e del Coni. In gran verve, benché febbricitante, il festeggiatissimo Celli. Questo mi dicono i miei reporter. Frenato dalla tempesta e dalla febbre, non sono riuscito a partecipare. Avrei volentieri rivolto una domanda incentrata sull’eclettismo, qualità in cui Pier svetta per eccellenza: saggista, romanziere, manager formidabile, ex direttore generale della Luiss e ora senior advisor delle Poste Italiane, e molto altro… La domanda sarebbe stata: perché alcuni opinionisti/istituzionalisti/banalisti/moralisti ce l’hanno tanto con la genialità degli eclettici?

cesare@lamescolanza.com
01.03.2016