OGGI VI DICO CHE… BUROCRAZIA? MEGLIO CAMBIARE IL PROBLEMA!

“Se hai un problema che deve essere risolto da una burocrazia, prostate ti conviene cambiare problema”. (Arthur Bloch, “La legge di Murphy II”, 1980)
“È più facile ottenere un perdono che un permesso”. (Arthur Bloch, ibidem)

ATTUALIZZANDO… NON PRENDETEMI IN GIRO, PLEASE!

Vi racconto questa mia piccola esperienza personale, prendetela come un malaugurabile divertissement, so bene che la burocrazia produce ben altri problemi e disastri oggi in Italia. E, io, mi riferisco – pensate un po’! – semplicemente al modo di Mediaset di gestire gli abbonamenti per le partite di Champions – di cui il network berlusconiano ha acquisito i diritti.

BUROCRAZIA E CALCIO IN TIVU / TU QUOQUE, MEDIASET PREMIUM…

mediaset premiumPreambolo: da anni pago l’abbonamento a Mediaset Premium, senza quasi mai seguire le sue offerte. In particolare, per il calcio, preferisco Sky: sinceramente Sandro Piccinini – bravo, l’ho conosciuto – mi dà ansietà, col suo stile enfatico e drammatizzante. E dire che lo stimo per la preparazione, capisce di calcio, ed ero anche un ammiratore di suo papà, indimenticabile mediano sinistro di una straordinaria Juventus.
La settimana scorsa scopro di aver perduto la scheda. Dal mio ufficio telefonano subito all’ufficio stampa: che fare? Gentilissimi, mi dicono che mi sarà inviato subito un duplicato. L’abbonamento è in regola. Purtroppo, fino a stamattina (mercoledì ore 14) la tessera non è arrivata. Vedrò dunque la partita Roma – Barcellona in casa di un amico, che per fortuna (c’è sempre un’altra faccia della medaglia) ha un televisore ben più importante e godibile del mio.
Ma il punto non è questo. Ieri c’era, su Mediaset Premium, Manchester City – Juventus. Disperato, vado a comprare un’altra scheda, 69 euro buttati al vento.
Il problema però non è risolto, devo “attivare” la scheda… Sono le 19, il match comincia alle 20.45. Bisogna chiamare un certo numero, lo faccio. E comincia il tormento. Al numero risponde una gentile voce femminile: “La telefonata da lei eseguita non è abilitata”. Che cacchio significhi, non si sa. Cosa vuol dire che non sono abilitato?
Ma sono calabro ligure dunque doppiamente testardo; e riprovo. A lungo. Una volta (diciamo fifty-fifty) mi dice che non sono abilitato, un’altra volta risponde… Primi misteri burocratici! Quando rispondono, considerandomi implicitamente “abilitato”, tuttavia mi mettono immediatamente in attesa… e puntualmente cade la linea, dopo tre secondi. Oppure dicono di richiamare più tardi. Oppure mi lasciano in attesa a lungo, e non succede niente. La telefonata si paga, non ricordo quanti centesimi al minuto. E  io, sentendomi sempre più scemo, insisto e insisto (che calabro ligure sarei?) per un’ora e mezza, poi, stremato, alle 20.30 desisto. Come nella famosa commedia di Eduardo e Totò, “Miseria e nobiltà”… Desisto.

NON MI SUICIDERO’ PER QUESTO, PERO’ SPIEGATEMI…

silvio-e-piersilvio-berlusconi_324Penso che si possano fare molte riflessioni, ma mi limito a due o tre. La prima: questo trattamento da parte di Mediaset Premium verso i suoi abbonati è semplicemente vergognoso. Mi piacerebbe sapere cosa ne penserebbe Silvio Berlusconi, se ancora si interessasse a queste minuzie. Perché è proprio interessandosi a queste apparenti minuzie, infatti, quando faceva l’imprenditore, che Berlusconi riuscì a mettere le basi per il suo impero: prima regola, rispetto per i clienti!
Invierò questa nota a Pier Silvio Berlusconi, erede del padre, e al suo direttore generale Salem: li ho conosciuti, ho lavorato con loro con soddisfazione, dunque sono certo che non siano al corrente di questo scempio (il disagio non è stato solo mio, non soffro di sindrome di vittimismo, non mi sento perseguitato: delusi e frustrati sono rimasti tanti, tantissimi  appassionati di calcio, beffati come me). Seconda riflessione, implicita nella prima: la Champions è un business per Mediaset, qual è dunque una possibile ragione per spiegare questo comportamento? Inadeguatezza organizzativa? Insensibilità verso i diritti dei clienti (che pagano)?
Impreparazione, responsabilità affidata a funzionari incapaci? Piacerebbe avere una risposta, innanzitutto dall’ufficio stampa. Ma anche da Pier Silvio e Salem, o da un responsabile del (dis)servizio. Perciò invio anche alle associazioni che difendono i diritti dei consumatori.  Non mi va di essere preso per i fondelli!
Non voglio essere estremo e catastrofico, proponendovi cosa scrisse Emil Cioran a proposito di burocrazia: “La menzione delle noie burocratiche tra i motivi che giustificano il suicidio, mi sembra la cosa più profonda che Amleto abbia detto”. (“Sillogismi dell’amarezza”, 1952). Non mi suicido, comunque non per questo motivo, e aspetto serenamente una spiegazione. Plausibile, non una ulteriore presa in giro.

MALA BUROCRAZIA / MA RAI, SKY E MEDIASET NON POTREBBERO METTERSI D’ACCORDO?

Diapositiva1Terza riflessione, la più importante. Questa è solo una piccola vicenda di mala burocrazia. Il Paese è soffocato da ben altra mala burocrazia. Però, tanto per chiudere questa piccola vicenda, vorrei dire ancora: per cambiare da una emittente all’altra, ormai ci vuole una laurea! Il disagio è forte soprattutto per le fasce anziane, che però sono quelle “fidelizzate”, e fidelizzabili, a seguire la tivu. E invece: decoder, schede, telecomandi, accendi questo e spegni quello, prova a sintonizzarti, non ci si riesce, cosa ho sbagliato?… L’autostima affonda. Chiedo allora: per Rai, Sky e Mediaset non sarebbe possibile (nel loro interesse!) trovare un accordo, unificarsi tecnicamente, proporre un solo, uno solo cribbio!,  telecomando – facile da usare – per cambiare emittenti e sintonizzarsi sui programmi preferiti? Non sarebbe un business più grande epiù facilmente gestibile per loro, e un gran bel gesto di rispetto verso i telespettatori? Mi chiedo anche se non ci siano gli estremi perché una Authority, tra le tante che affollano la nostra repubblica per vigilare su diritti e doveri, non colga il momento per intervenire.
Concludo invitandovi ancora a una riflessione, con Carlo Dossi:  “La vita burocratica, come la prigione del corpo, fa vittime più che non si pensi all’altare della pazzia. È infatti un vero carcere dell’animo. I soli che vi possano resistere sono gli idioti – ma l’idiotismo è già una forma della pazzia”.

BRUNO TINTI: RENZI A NEW YORK HA COMMESSO UN REATO

bruno tintiVorrei concludere la telenovela sul viaggetto del nostro premier a New York per seguire la finalissima di tennis tra Pennetta e Vinci. Troverete su www.lamescolanza.com un formidabile pezzo di Riccardo Ruggeri, opinionista di Italia Oggi. “Qui, coinvolto da Riccardo, riprendo una parte di un altro, inesorabile, commento su questa vicenda: a firma di Bruno Tinti e pubblicato da Il Fatto quotidiano.
“… le regole, da sole, non servono: occorre che i cittadini abbiano un “minimo etico” che li induca a rispettarle. Ma in Italia così non è. Renzi in visita a New York ne è l’esempio lampante. La regola da rispettare è l’art. 314 del codice penale: Il pubblico ufficiale (Renzi) che, avendo per ragione del suo ufficio la disponibilità di cosa mobile altrui (l’aereo di Stato), se ne appropria e ne fa uso momentaneo è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Secondo la Cassazione (Sez 6, 41587, 19/6/2013) il peculato si caratterizza principalmente per le finalità di tutela del patrimonio della Pubblica Amministrazione e dell’interesse alla legalità, efficienza e imparzialità della sua attività. Ritenere che la presenza di Renzi alla finale degli US Open tra due italiane sia funzionale alla legalità e all’efficienza dell’attività della PA è dissennato. I costi dell’operazione, come documentato da Il Fatto, sono tra 150.000 e 200.000 euro. La trasferta ha comportato la rinuncia del Presidente del Consiglio a presenziare alla Fiera del Levante, evento strategico per l’economia del Sud. La sua presenza alla finale del torneo era irrilevante sotto il profilo istituzionale. Dunque Renzi ha commesso un reato, non ha rispettato le regole e, prova evidente di carenza del “minimo etico”, si è autoassolto con arroganza.
Su un altro piano, non è probabile che Renzi abbia avuto la faccia di bronzo di volare a New York perché tifoso di tennis: il gioco non valeva la candela. Ma lo spot pubblicitario sì che la valeva. Milioni di persone che lo vedono, ascoltano i suoi commenti scontati, lo considerano uno sportivo (da poltrona) dinamico ed entusiasta, proprio come loro. Tutto questo conterà al momento delle elezioni… questa strategia non ha nulla a che fare con “l’interesse della PA alla legalità, efficienza e imparzialità della sua attività”; molto invece con un suo interesse privato. Altra circostanza che qualifica l’illegalità delle sue azioni.”

cesare@lamescolanza.com

16.09.2015