OGGI VI DICO CHE…

“Non penso mai al futuro. Arriva così presto.” (Albert Einstein)

 

 

ATTUALIZZANDO…

Einstein è sacro e intoccabile. Ma mi permetto di contraddirlo: bisogna pensare al futuro proprio perché arriva troppo,  direi io,  presto. Per atto di umiltà,  più che di vanità, mi propongo come testimonial. Nella mia vita ho guadagnato tanti soldi, non tanti da diventare ricco, ma sicuramente più che confortevoli per risparmiare e pensare a un futuro, sempre incerto. Non l’ho fatto e ho dilapidato, sventatamente.           Oggi, alla mia non più tenera età, sono obbligato a lavorare,(e questo non è male). Inoltre, ho scritto un sacco di frivolezze, che potevo risparmiare a me e ai lettori. E, ciò che mi deprime più di tutto, non ho letto abbastanza, il maggior pensiero depressivo è che non mi sarà possibile riuscire a leggere o rileggere tutti i libri che ho in mente. Infine, non ho trovato, pur sentendone ogni tanto la presenza, la strada di Dio: sinceramente spero di non dover arrivare alla conversione in punto di morte, per pura paura. Dunque, in barba al genio Einstein, meditate, gente, meditate.

 

 

 

UNA PUNTUALIZZAZIONE SU IMMIGRATI E CITTADINANZA

 immigrati

Il nostro opinionista Fiorenzo Spingardi mi scrive:

“Una battuta sullo ius soli. D’impeto, sono d’accordo anch’io: trovo veramente assurdo che un ragazzo di colore, ma anche bianco come il latte o giallo come l’ittero, che e’ nato in Italia e parla italiano, magari con l’inflessione romanesca o brianzola piuttosto che calabrese o sarda, non debba essere automaticamente considerato e riconosciuto formalmente come italiano.

“Ragionando piu’ a mente fredda, tuttavia, penso pure che se nella maggior parte dei paesi europei, anche quelli piu’ evoluti, non vi e’ un automatismo una ragione ci deve pur essere. Probabilmente, ogni paese, di ragioni, ha le sue, ma, di certo, se ce l’hanno la Germania e la Danimarca, non possiamo non chiederci se non ne abbiamo qualcuna anche noi.

“E li’, ahime’, temo che la risposta dovra’ essere necessariamente positiva: nel paese della deroga (stavo per dire del compromesso, ma avrei nobilitato pratiche che col sano e civile compromesso nulla hanno a che vedere…), dell’inciucio, del “fatta la legge trovato l’inganno”, ho davvero paura che sarebbe alto il rischio di dare la stura ad ardite e strumentali manovre per ottenere una cittadinanza UE.

“Questo, naturalmente, non significa negare tout court il diritto alla cittadinanza ai nati in Italia, come fanno beceramente certi politici nostrani, che se ne fregano della sostanza dei problemi pur di centrare la pancia dell’elettorato piu’ bieco o accattivare la sponda d’oltretevere. Piu’ seriamente, raccoglierei la proposta che, pure, da qualche parte – non ricordo, colpevolmente, da chi – e’ stata fatta, di riconoscere la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia, alla sola condizione, che mi pare onesta e accettabile, che essi abbiamo compiuto un intero ciclo di studi Italia. Insomma basterebbe la quinta elementare, ma, forse, a pensarci bene, potrebbe essere sufficiente il primo triennio.

“In questo modo, ogni rischio di pratiche surrettizie sarebbe superato e i nostri fratelli neri, gialli o bianchi, come noi nati in Italia e come noi afflitti da accenti dialettali che ovunque, all’interno dei patrii confini, ci fanno riconoscere, vedrebbero riconosciuti i loro sacrosanti diritti, al pagamento di un prezzo, tutto sommato, onesto…”

Rispondo: concordo su tutto. Ma il segnale di cambiamento e umanità va dato, subito. Per un’Italia moderna e migliore.

 

 

 

I LIBRI DI PAOLO CRECCHI (E GIORGIO RINALDI)

 PAOLO CRECCHI

Non conosco Giorgio, ma ho spesso esaltato Crecchi su queste colonne, come uno dei più grandi, curiosi e implacabili inviati speciali dei giornali italiani (lui è legato a Il Secolo XIX di Genova). Paolo non è un buon reclamizzatore di se stesso: fino a pochi giorni fa ignoravo, chiedo venia, l’esistenza dei suoi libri. Non me ne aveva mai parlato. Oggi, su mia richiesta, ne ricevo tre, tutti scritti in collaborazione con Giorgio Rinaldi, e faccio ciò che  si può fare solo quando esista una radice formidabile di apprezzamento preventivo. Li segnalo, al buio, ai miei amici e ai lettori che si fidano di me. Il più recente, editore De Ferrari, è “Abbasso L’Italia. Perché è difficile dirsi italiani. La patria che non c’è mai stata”, pubblicato in coincidenza con le celebrazioni dell’Unità -e questo la dice lunga, subito, sulla personalità controcorrente, dei due giornalisti scrittori. Ma in passato ci sono state due perle. La prima è un contributo alla lotta contro la Casta, con una carrellata straordinaria di opinioni e interviste di Beppe Grillo, Montanelli, Funari, Santoro, Stella&Rizzo, Travaglio, Vattimo, Woodcock, Strada, Brunetta, Camilleri, Celentano, Cossiga, De Magistris, Di Pietro, Clementina Forleo…e il Gabibbo! Il titolo è “Indignati speciali”, editore Aliberti, risale al 2008. Nel 2007, i due amiconi avevano pubblicato, sempre con Aliberti, con grande preveggenza: “Beppe Grillo. Biografia non autorizzata del comico che fa tremare la Casta”. Leggerò avidamente  e lo stesso vi suggerisco di fare, qualora lo vogliate.

 

 

BUONA SANITA’. UNA LETTERA SIGNIFICATIVA.

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Scrive Giorgia L.: “Spesso leggiamo, o veniamo a sapere, di episodi davvero drammatici che riguardano la malasanità e non nascondo che ero piena di pregiudizi.
Mi sono trasferita da Roma a Massa e verso gli ospedali delle “piccole” città non nutrivo grande fiducia. Per questo mi sembra giusto e doveroso, essendone stata coinvolta, mettere a conoscenza i lettori di un esempio di buona sanità.

Mio marito (un omone di 120 kg per 1.90 di altezza) che ha sempre avuto una salute di ferro, è stato colpito all’improvviso da un’emorragia cerebrale. Dopo aver ricevuto i primi soccorsi all’ospedale di Massa, è  stato portato all’ospedale di Carrara nel reparto di neurologia. Il primario Giovanni Andreani ha riconosciuto subito quale poteva essere il problema da alcune frasi senza senso che diceva e da leggeri stati di oppressione (attribuiti invece da mio marito a stati di ansia) che sentiva alla testa e al petto. Capire subito di cosa si potesse trattare è stato fondamentale per poter agire con grande prontezza e sottoporlo quindi a tutti i controlli necessari: tac, risonanza, angiotac ecc..
Da Carrara erano inoltre in continuo collegamento con i medici di Pisa, con i quali condividevano i risultati delle analisi per procedere nei migliori dei modi. Così è stato. Lo hanno curato con professionalità e attenzione, senza trascurare nulla. Hanno mostrato inoltre una grande umanità (che a mio parere è una dote da non trascurare, visto le condizioni psicologiche in cui si trova una persona che sta male) riuscendo a individuare il modo più giusto per curarlo. Adesso mio marito sta bene. Ma i medici, pur essendo stato dimesso, continuano ad essere in contatto con lui, per consigliargli il modo più adatto per evitare “ricadute”, e le visite di controllo sono regolari e scrupolose.  Ci tengo davvero molto a ringraziare il dottor Andreani, il dottor Petri, il dottor Fabrizi e il dottor Maremmani, che oltre a curare egregiamente mio marito, non si sono mai negati nel dare a me conforto (come a tutti i parenti degli altri malati) e nel mettermi di continuo al corrente sulle sue condizioni. Un ringraziamento anche a tutto lo staff infermieristico che, in perfetta linea con l’esempio dei dottori, sono tutti premurosi, gentili e soprattutto pazienti con i malati, che vi assicuro (soprattutto in un reparto come la neurologia) non è facile.”

 

 

 

 

 

08-05-2013

 

cesare@lamescolanza.com