OGGI VI DICO CHE…

“Cercasi: governante veramente brutta,  ma esperta e abile,  che sorvegli ed educhi tre ragazze, la maggiore delle quali ha 16 anni. La persona in questione deve intendersi di musica e comprendere sia il tedesco sia il francese. Conversazione brillante, maniere cortesi e bellezza fisica non sono gradite, poiché il padre è spesso in casa e inoltre sono presenti figli maschi adulti.” (Karl Kraus, “Con le donne monologo spesso”, Castelvecchi).

 

ATTUALIZZANDO…
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…”Dat veniam corvis, vexata censura columbas”, è il commento, una citazione latina di Kraus. I censori perdonano tutto ai corvi, e tormentano le colombe. Come sappiamo bene, qualsiasi dibattito riferito all’universo femminile è molto complesso, difficile giungere a conclusioni definitive. Per me, l’anima, la personalità di una donna è assai spesso incomprensibile, misteriosa: mi arrendo, anche prima che la partita inizi. Qui, vorrei semplicemente sottolineare come la bellezza rappresentasse (rappresenta?) un handicap per la ricerca di un dignitoso lavoro casalingo e, in qualsiasi epoca, un pregio invece determinante per qualsiasi altro ruolo, a cominciare da quello di moglie. Oggi, mi sembra di capire che stia tramontando la stagione trionfale delle veline, tette e culi sbattuti dovunque, come modello sociale, di sicura e irresistibile affermazione, di carriera, ecc. Le femministe detestano che una donna si affidi prioritariamente alla bellezza del proprio corpo. Il concorso di Miss Italia, che pur rappresenta un pezzetto della storia italiana dopo la seconda guerra mondiale, rischia di essere cancellato dai palinsesti tv, sicuramente da quelli della Rai. Mi chiedo: la bellezza rischia di essere un handicap? Sono convinto di no. Ma come si pongono le donne, realmente, di fronte a questo problema? Come ho detto, mi arrendo, prima di cominciare a tentare di capirci qualcosa.

 

GOVERNO E PD, MASOCHISMO PURISSIMO.

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Una (e neanche una) ne fanno, in positivo, e cento ne pensano per autodistruggersi. L’ultima proposta Pd è di vietare l’accesso alle elezioni e i conseguenti rimborsi ai movimenti politici, come quello di Beppe Grillo, lasciando spazio esclusivamente ai partiti. E’ tutto da ridere. Il Pd non ha ancora capito che la sola parola “partito” provoca oggi indignazione e disgusto? In dosi eccessive, sono d’accordo, e non razionali. Ma i partiti avranno pur fatto moltissimo per inimicarsi a tal punto la gente, per diventare estremamente impopolari. “Movimento”, di per sé, è una parola assai più simpatica e accettabile. Se dovesse passare – ma non passerà mai – la proposta Pd costituirebbe un enorme regalo per Grillo e indurrebbe milioni di cittadini ad astenersi dall’andare a votare.

Quanto al Governo, qualcuno sa spiegarmi che cosa stia facendo? Eppure, è universalmente noto che dovunque, non solo nei governi, ma in qualsiasi azienda, impresa, scuola o università, i primi tre mesi di un incarico sono decisivi. Perché si dimostra ai dipendenti, o agli studenti o a chiunque, pubblicamente, quale sia lo stile di comando, la capacità di dirigere, prima che si sia giudicati, assai spesso irrevocabilmente. Anche nelle condizioni più semplici e tranquille. Mentre il governo Letta è partito, e dovrà navigare, in acque molto agitate. Quindi? Non si è visto nulla, solo una pasticciata e non definita legge sull’Imu. Non un segnale, niente di concreto di fronte ai problemi più allarmanti. Non si può non condividere l’astuto diktat, proposto ieri da Matteo Renzi, che naturalmente – se no  anche lui che politico sarebbe? – parla per le proprie personali convenienze. Si faccia una legge elettorale decente e si vada a votare!

Per la verità, a meno che non si opti di tornare dal Porcellum al Mattarellum -basterebbe un semplice decreto-, per cambiare la legge elettorale ci vorrebbero almeno due mesi, per il percorso tecnico. Poi al minimo, i 45 giorni previsti dalla Costituzione, più i soliti odiosi tatticismi: in poche parole, ben che vada, 4 o 5 mesi. Esattamente il tempo necessario per fare qualche riforma seria, per l’economia, l’occupazione, la giustizia, se il governo sapesse lavorare e se riuscisse a trovare qualche minimo accordo!

 

IL MERITO NON SERVE AGLI ALLENATORI DI CALCIO

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Il signor Andreazzoli ha fatto benissimo alla Roma, ma sarà sostituito da un personaggio eclatante. Non condivido, ma posso capire: stoltamente i club preferiscono nomi famosi in panchina, e il sobrio Andreazzoli non lo è. Stessa sorte forse toccherà a Ballardini, che ha salvato la mia Genova dalla recessione. Allegri ha fatto miracoli al Milan, all’inizio del campionato aveva una squadra sfasciata dalle cessioni: è riuscito a riprenderla in mano, è arrivato terzo, da una certa domenica in poi ha realizzato gli stessi punti della Juventus – che ha vinto lo Scudetto. Mazzarri, invece, si è autoescluso dal Napoli: in questo caso lo spinge l’ambizione, dopo quattro anni sotto il Vesuvio pensa che De Laurentiis non potrà dargli lo squadrone perfetto che lui desidera, andrà- dicono- all’Inter (dove il giovane Stramaccioni ha fatto tutto ciò che poteva, una creatura umana: il destino gli ha tolto, via via, per infortuni i giocatori buoni e anche le riserve, un affollamento che avrebbe creato una situazione d’emergenza anche in un attrezzato ospedale).

Il merito, insomma, non è tutto, nel calcio. C’è però una consolazione: basta che un allenatore azzecchi un paio di stagioni per farsi un nome e poi vivere, o vivacchiare, ad alte quote di compensi, si parla di centinaia di migliaia o perfino milioni di euro. Un bel mestiere, quasi come quello di direttore di giornali. Girano sempre gli stessi nomi. Oltre a quelli già fatti, che so, Ancelotti, Ranieri,Capello, Spalletti, Ventura, Gasperini, Sannino, Del Neri, Delio Rossi, Benitez, Conte, il giovane e bravo Montella, perfino Mourinho,  perfino il mio adorato Zeman, Prandelli – e chissà quanti ne dimentico…E nel giornalismo? Come succede da sempre nel calcio, anche ai vertici dei giornali sta spuntando un fenomeno divertente (per chi ne gode): essere assunti, dimettersi o essere esonerati, essere riassunti… si torna a volte sul luogo del delitto…

 

TRAVAGLIO E’ UN MIO IDOLO?

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Di questo sono accusato, da amici e amiche che lo detestano. Sarei un suo fan sfegatato. Niente idoli: sono agnostico. E neanche sfegatato: il mio fegato ha già abbastanza problemi per l’ingestione, aimè sempre più controllata, di vino e birra, formaggi, succulenti arrosti e via mangiando. Però, ammetto, anzi credo di averlo già scritto, che il suo articolo è il primo che io legga, ogni mattina, sul Fatto. Mi diverte, mi fa incazzare, mi coinvolge, inducendomi a riflessioni, approfondimenti, obiezioni…Marco ha un quid in più. Come lo ebbe Montanelli. Come oggi lo hanno solo Vittorio Feltri e Giuliano Ferrara. C’è poco da discutere. Oggi, ad esempio, la sua invettiva è dedicata al Pd. Eccezionale. E del resto basta il titolo (spero che lo abbia fatto lui) per esprimere quel tocco di classe in più: l’Epifania. Per me, è vero che Travaglio incarognisce a volte contro qualcuno, e qualche volte con eccessi, ma è vero anche – rara avis- che non fa sconti a nessuno.

 

21/05/13

 

cesare@lamescolanza.com