OGGI VI DICO CHE…

“I processi politici non si impongono dall’esterno… Occorrono processi condivisi, generic congressi di partito, un dibattito culturale di alto livello.” (Massimo Cacciari)

ATTUALIZZANDO…

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Mai come oggi, a partire dal dopoguerra, i cittadini risultano estranei rispetto alla politica e ai poteri dei partiti. Tutto è deciso dai partiti, secondo un percorso probabilmente incompreso dalla maggior parte degli elettori. Difatti: la legge elettorale definita giustamente ‘Porcellum’ assegna ai partiti il potere di far eleggere i candidati che vogliono. Il cittadino-elettore non conta nulla. Tra pochi giorni sarà eletto il nuovo Presidente della Repubblica. E il cittadino-elettore anche questa volta non conterà nulla. Essendo la stragrande maggioranza degli elettori persone imposte dai partiti, saranno ancora una volta i partiti a suggerire il nome da scegliere. Tutto, insomma, è stabilito da una decina di persone: se vogliamo dare considerazione ai consulenti e alle figurine che circondano i leader, diciamo – al massimo – cinquanta. Tutti noi stiamo a guardare. Decine di milioni di cittadini che contano zero.

Per quest’ultima legislatura, ancora in stallo, abbiamo registrato la novità proposta dai grillini. M5S conta tuttavia, ed è un fantastico risultato, solo il 25% dei voti. E, ad esser sinceri, non è che abbia dato finora indizi di trasparenza, di guida democratica, di volontà costruttiva.

QUIRINALE, GRANDI MANOVRE FINALI

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Finalmente tra tre giorni, alle ore 10, si voterà per designare il successore di Napolitano. Il Fattoassicura che il Pd si sia ormai arroccato su tre nomi: Prodi, Rodotà e la Finocchiaro. Su Prodi pesa la scomunica totale di Silvio Berlusconi. Eleggerlo significherebbe andare dritti verso una rottura tra i due partiti. Con minor vigore il Pdl è ostile, dice no anche a Rodotà e Zagrebelsky. Resterebbe in campo la Finocchiaro, per limitarsi a questi nomi, ma anche questo nome ha avuto un siluro non da poco, da Renzi: accusata per l’ennesima volta della storiaccia della spesa fatta all’Ikea, mentre la scorta portava i carrelli. Renzi non l’ha fatto, ma c’è anche chi riporta una serie di ombre legate al marito della Finocchiaro. Insomma, ormai siamo vicini al traguardo e la boxe, con colpi proibiti anche sotto la cintura, diventa più rude di quella che si vede su un ring sportivo.

Qualche giorno fa, sulla base di confidenze raccolte da una fonte affidabilissima, ho avanzato il nome di Sergio Mattarella. Un giornalista de La Repubblica, che stimo molto, Sebastiano Messina,  mi ha scritto che concorda pienamente e mi ricorda che il nome era stato già da lui ipotizzato un mese fa. Sarebbe un ottimo presidente, Mattarella. Ma sviluppiamo altri ragionamenti, almeno sulla base di due schemini elementari:

1. Se Bersani vuole il via libera per formare il governo, l’inevitabile patto con il Pdl deve portarlo a miti consigli. Voglio dire: fin qui si dice che Bersani abbia proposto una rosa di nomi e abbia detto o fatto sapere a Berlusconi, scegliete chi volete, ma deve essere uno dei nomi indicati dal mio partito… Ebbene, temo che Bersani dovrà allargare il suo orizzonte. A meno che non voglia spaccare ogni possibile intesa con i berlusconiani, pensando di trovare qua e la, fra grillini e altri vari consensi, la trentina di voti che gli mancano. Se si farà un patto con il Pdl, il nuovo presidente sarà espressione, in qualche modo, del sostegno di Berlusconi. E il nome più affidabile per la sinistra è, alla fine della fiera, quello di Gianni Letta. Auguri! (oggi è anche il suo compleanno, 78 e non li dimostra).

2. Se il Pd ha deciso di scaricare Bersani, come appare possibile anche in conseguenza della visita (una mossa molto scaltra e realistica) di Massimo D’Alema a Firenze per un colloquio con il giamburrasca Renzi, il nuovo presidente potrebbe essere lo stesso D’Alema, o un altro rappresentante pidiessino accettato dal Pdl. E in questo caso si riaprirebbero i giochi per il governo. Non più Bersani, neanche uno della sinistra, ma un moderato. Qualcuno dice che sarebbe il trionfo della vecchia politica. Ma è proprio vero?

IL COMPROMESSO E’ UNA PAROLA DISGUSTOSA?

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I miei visitatori sanno che questa parola, brutta in apparenza, attribuisco un notevole valore. Bene ha detto, questa mattina in tv, il senatore Mario Mauro, di Scelta Civica. Mettiamo da parte espressioni che ormai sembrano parolacce, come compromesso e scambio, usiamo la parola patto o mediazione, o quella che diavolo volete: la politica, specialmente in situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo, è l’arte del possibile, dell’incontro, delle intese. Al centro, dice Mauro e concordo, c’è oggi un grande valore da recuperare: la riconciliazione! Il Paese da troppo tempo è spaccato in due parti, anzi questa volta addirittura in tre: non usciremo dall’inferno, non eviteremo l’abisso, se non si riuscirà a trovare una formula di riconciliazione, di solidarietà, tra i partiti dominanti.

E’ GIUSTO UCCIDERE MISS ITALIA?

 Miss Italia

Spero, vorrei e direi, di no. Prima di assalirmi, lasciatemi spiegare. E’ vero: il famoso concorso di bellezza sembra, per come è strutturato, finito. Addirittura, i giornali dicono che nessuna rete televisiva, a cominciare dalla Rai che ne è la storica madrina, vuole accoglierlo nei palinsesti. E poi, si dice, è troppo costoso.

Mi permetto di osservare, come giornalista e autore televisivo, che indubbiamente per anni e anni si è lasciato languire la manifestazione, riproponendo testardamente una formula invecchiata e sempre più lontana dalle tendenze della società di oggi. Insistendo totalmente sulle grazie e la bellezza di una moltitudine di ragazze neanche poi tanto graziose, con uno schema noiosissimo, la presentazione compulsiva delle ragazze per le progressive eliminazioni, a mio parere (e, visti i bassi ascolti, anche di tanti telespettatori) del tutto prive del presunto fascino di una certa grottesca suspence.

E allora? Il marchio è straordinario, basterebbe virare con un deciso colpo di timone. Miss Italia, oggi, non può più essere la ragazza con le tette, gli occhi, la bocca, il sedere più attraenti delle altre concorrenti (tra l’altro, spesso, non è così). Una giovane donna italiana, meritevole di successo, dovrebbe essere il simbolo di una presenza femminile importante, con qualità superiori, o aggiuntive,  rispetto a quelle della mera avvenenza. Al passo con i tempi, nei quali giustamente, e con fatica, le donne rivendicano un ruolo significativo in tutti i settori dello Stato. Stravolgere il concorso, su questa premessa, sarebbe troppo azzardato. Si potrebbe allora selezionare un minor numero di ragazze, belle e meno belle, e nei molti (troppi?) giorni della manifestazione televisiva, anziché ripetere le stupide eliminazioni senza che delle candidate si sappia qualcosa di più delle solite idiozie convenzionali, preferirei raccontare le loro storie e la loro personalità per come si è espressa nella vita. Di più non dico, e senza scherzare non aggiungo altro perché non vorrei regalare gratis un’idea agli eventuali promotori di un nuovo concorso rivoluzionato secondo questi principi, ma penso che – con la presenza di popolari ospiti, anche stranieri – l’interesse anche in termine di ascolti potrebbe diventare notevole.

Va be’, aggiungerei solo questo: niente costumi da bagno. La vita di una donna vera oggi non si consuma, non si accende e non splende in costume da bagno. La vita è altro. Le donne, la stragrande maggioranza delle donne, lo ha capito da tempo. Noi maschi facciamo fatica, anche in termini di kermesse televisive. Mi sbaglierò, ma il sogno di diventare una escort o una velina, o anche una anoressica top model, è sempre meno diffuso. Per fortuna e, comunque, un sogno non condiviso né apprezzato dalla società italiana in continua metamorfosi (in meglio, politica a parte).

TORMENTONI. VIVA PANEBIANCO!

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Miracolo al Corriere: oggi perfino Angelo Panebianco è riuscito a concludere il suo editoriale, con apprezzabile pensiero, in prima pagina. Evitando ai lettori il fastidio di dover sfogliare il giornale alla ricerca del suo pezzo, all’interno. Panebianco, insieme con Ernesto Galli Della Loggia, era uno degli articolisti più incontinenti. Spero che entri nel club esemplare di Sergio Romano, Giovanni Sartori e pochi altri: due colonnine e stop! Aspettando fiduciosamente anche Ernestino.

15/04/13

cesare@lamescolanza.com