OGGI VI DICO CHE…

…”Fellini era predestinato,un italiano atipico, non catalogabile, ma vestito e investito di una missione inconsapevole: raccontare il Paese da un’angolatura diversa, grottesca, distorta ed estorta alla cronaca ufficiale e al dettato artificiale”. (Mario Sechi, Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta, Mondadori).

CI VORREBBE FELLINI PER RACCONTARE L’ITALIA 2013

FedericoFellini (1)
Ci vorrebbe proprio Federico Fellini, autore di capolavori assoluti, dal realismo folgorante della “Dolce vita” alle anticipazioni premonitrici del nostro caos in “Prova d’orchestra”, per raccontare la confusione di questi giorni, anzi di questi anni. Tutti i ruoli istituzionali si sovrappongono, le manovre oscure e gli intrighi di ogni grande e piccola corte si aggrovigliano, le dietrologie dilagano… Nel labirinto non c’è un filo d’Arianna. Nessuna bussola, nessun riferimento. E tutti dicono e sostengono il contrario di ciò che pensano e desiderano. Veramente difficile orientarsi e uscire dalla tela del ragno.

SE NAPOLITANO OFFRISSE L’INCARICO A BEPPE GRILLO

Napolitano-contro-Grillo
Chiedo a tutti, a volte anche animosamente, di esprimersi con chiarezza, in trasparenza, in modo che tutti capiscano e l’assurdo linguaggio politico non funzioni più come la nebbia nei giorni peggiori d’inverno in Val padana. Dunque, mi sembra giusto, nel mio piccolo di poter dare un esempio. Ritengo che Grillo abbia il diritto di ricevere per primo l’incarico di formare il Governo e che Napolitano farebbe cosa buona e giusta se decidesse in questo senso. Ecco perché. Primo, il vero vincitore dell’elezioni, a parte i numeri, è Beppe Grillo, in quanto simbolo della evidente volontà di cambiamento espressa dagli italiani: il paradosso è che tutti affermano, giulivi o contriti, di aver percepito l’indispensabilità di rinnovamento, ma lo fanno solo a chiacchiere, non un gesto concreto, mai una svolta vera. Il secondo motivo è che, dando l’incarico a Grillo, lo si indurrebbe a passare dalla fase di protesta e di ribellione a iniziative costruttive. Terzo: affidando l’incarico a Bersani, quando tutti i sordi (anche i peggiori, quelli che abitualmente fingono di non sentire) hanno finalmente capito che il leader di M5S non è disponibile a fare alleanze e ad accettare compromessi: si tratterebbe dunque di una grave perdita di tempo. E si aprirebbe la strada al secondo tentativo, quello che molti o quasi tutti al momento attribuiscono a Napolitano, e cioè l’incarico affidato a un nuovo tecnico, tanto prestigioso quanto misterioso.

E infine la sparo grossa, ma chiara. Con Grillo premier si avrebbe qualche seria probabilità di far nascere un Governo interessante. Sono certo che, se Grillo fosse incaricato, chiamerebbe attorno a sé nomi di altissimo prestigio e proporrebbe, insieme con loro, un piccolo ma rivoluzionario programma fondato non solo sul suo progetto, ma anche su una serie di punti invocati, trasversalmente, dagli italiani. Un incarico speculare rispetto a quello chiesto da Bersani: un Governo di minoranza che chieda la fiducia su leggi concrete, una per volta, passo per passo. E sarebbe uno spettacolo verificare le forze politiche che avessero il coraggio, mettendoci la faccia, di opporsi a riforme come la soluzione del conflitto di interessi, l’azzeramento delle spese inutili e degli sprechi della politica, o il dimezzamento del numero dei parlamentari, l’abolizione delle province eccetera… E solo se Grillo rinunciasse o non ce la facesse diventerebbe persuasiva e legittima la ricerca di strade alternative, pur di dare un Governo di emergenza al nostro tormentatissimo Paese.

PRIMA ANCORA AVREMO IL NUOVO PAPA

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Domani comincia il Conclave e forse ci saranno le prime fumate. Sarà interessante vedere se la Chiesa, diversamente dalla politica italiana, antiquata e sconfitta, riuscirà a raccogliere il comune sentire dei fedeli, dei credenti, le aspettative anche dei laici. Non faccio pronostici. Amo scommettere, discutendone, su ciò che conosco. Della realtà del Conclave e delle intenzioni dei 115 cardinali so solo ciò che leggo sui giornali. Posso riferire quanto mi viene detto da alcuni amici, esperti del settore: 1. L’unico italiano che abbia qualche probabilità di essere eletto, è l’arcivescovo di Milano Scola. 2. Difficile però che i cardinali italiani si aggreghino intorno a Scola, quindi il nuovo pontefice dovrebbe essere straniero. 3. Improbabile che il neo eletto sia scelto tra gli americani, o comunque tra quelli che maggiormente e pubblicamente si sono battuti contro la pedofilia e altri irriferibili vizi. 4. Improbabile, anzi clamorosa, sarebbe la nomina di un cardinale nero perché, in linea di massima, sono tra i più drastici e conservatori. E, comunque, in tal senso non raccoglierebbero la maggioranza dei voti.

Premesso tutto ciò, niente previsioni, ma un augurio profondo da parte di un agnostico, come me, che rispetta la fede dei sinceri credenti. Mi auguro insomma che il nuovo Papa possa compiere, dando un segnale anche subito, gesti che impongano alla Chiesa di uscire in maniera netta dalle “sporcizie”, di cui ha parlato il dimissionario Benedetto XVI. Ma a questo punto…

BISOGNEREBBE RENDERE PUBBLICA L’INCHIESTA VOLUTA DA RATZINGER

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… a questo punto è indispensabile, per l’indipendenza intellettuale a cui tengo tanto, riproporre il dubbio pesante che investe la Chiesa, nel momento in cui i suoi principi si radunano in Conclave. La domanda è: cosa contiene il rapporto voluto da Ratzinger sui peccati (per usare un eufemismo) commessi all’interno della Chiesa perfino dai più alti rappresentanti di Cristo? E il dubbio pesante, non sostenibile fino a quando non sia risolto, è questo: perché il Papa si è dimesso? Perché stanco, malato e troppo anziano – come ha detto e ribadito –  e non più all’altezza di svolgere il suo mandato? O perché annichilito, impaurito o quantomeno scoraggiato e rassegnato, di fronte all’enormità del rapporto che gli hanno consegnato i tre cardinali decani a conclusione della loro indagine? Insomma, una semplice constatazione, ancorché storicamente quasi inedita e clamorosa, delle proprie risorse fisiche e mentali, oppure la certezza di non riuscire ad affrontare la più spaventosa crisi vissuta dalla Chiesa negli ultimi secoli, la consapevolezza di non poter fare altro che lasciare a un pontefice più giovane e risoluto il fardello di gridare basta, e di esigere da tutti il ritorno ai valori cristiani?

PAROLE, PAROLE/SPIEGHIAMO

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Conclave 
è un termine che deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave”. Usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, sia la riunione vera e propria. Viene spesso riferito allegoricamente anche a riunioni generiche (conclave di medici, conclave di giuristi). L’evento storico che diede il nome di Conclave all’elezione dei Pontefici, risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da metterli in condizioni di decidere al più presto chi eleggere nuovo pontefice, che fu papa Gregorio X.

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11/03/13

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