OGGI VI DICO CHE…

SCALFARI, BY BISIGNANI. “Di Scalfari mi affascinava la sua capacità di intervistare i potenti: pochi argomenti e, dopo due ore, un testo che mandava per approvazione agli interessati senza che questi dovessero effettuare alcuna correzione. Stammati una volta mi disse: è molto meglio di quello che avrei voluto dire. Il capo ufficio stampa di un ministero importante è un interlocutore fondamentale, per un direttore, perché è in grado di verificare in tempo reale una notizia politica o economica. E Scalfari aveva avuto prova che non gli avevo mai rifilato patacche. (Luigi Bisignani e Paolo Madron, “L’uomo che sussurra ai potenti”, Chiarelettere 2013).

 

 

 

ATTUALIZZANDO…

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BISIGNANI NEI GUAI, SCALFARI SPARISCE. Tuttavia, racconta sempre Bisignani, Eugenio Scalfari non gli fu mai grato. Non lo assunse mai a La Repubblica e non lo chiamò più dopo la vicenda P2. E quando nel 2011 scoppiò lo scandalo della P4, Scalfari – è sempre Bisignani a ricordarlo – scrisse: “Il sistema Bisignani è la messa in comune di informazioni riservate d’ogni genere”. “Le stesse – nota Luigi con ironia – a cui lui aveva un tempo attinto a piene mani, ma forse se ne è dimenticato.”

Non c’è da sorprendersi, però. E’ il destino abituale dell’informatore. Prezioso e corteggiato quando “sussurra” le notizie, poi subito ignorato ed emarginato se lui, o il suo dirigente di riferimento, è appena sfiorato dai guai. Lo scriba carnivoro si sfila, o addirittura scappa: Scalfari come tanti altri. La mia comprensione va a chi, come Bisignani, ha esercitato correttamente un incarico delicato e importante. A tanti altri è andata peggio: Antonio Ghirelli generosamente si dimise, per “coprire” una sciocchezza detta a Sandro Pertini. Il capo ufficio stampa di MPS addirittura si è tolto la vita, quando si sentì isolato, nel tormentone/polverone che travolse la banca toscana. Gli episodi sono innumerevoli. Come il denaro (e l’informazione è più importante del denaro), pecunia non olet e l’informatore non olet – finché non arrivano i guai. E allora i beneficiari, irriconoscenti e intimoriti, si dileguano.

FREGI E SFREGI. SARTORI RITORNA E PICCHIA DURO SU KYENGE

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Giovanni Sartori ha ripreso il suo ruolo storico di editorialista del Corriere della Sera, nella parte nobile del quotidiano, alla sinistra di chi legge. Il Prof era stato protagonista di un piccolo, ma intrigante, caso alcune settimane fa, quando un suo articolo (per patto contrattuale dovrebbe essere sempre proposto come editoriale) era stato confinato in un angolo del giornale, con un titolo inespressivo. Era un articolo che fustigava l’insipienza del ministro Kyenge e del governo Letta in generale. Ferito nell’orgoglio, Sartori aveva protestato crudamente.

Immagino che l’insuperabile Cardinal de Bortoli abbia manovrato da par sua. E la riconciliazione è sigillata, stamattina, dalla pubblicazione di una nuova articolessa nel luogo nobile, e anche di più. Il titolo, a voler cercare il pelo nell’uovo, è ancora nebbioso: “Il dibattito su immigrazione e integrazione. Terzomondismo in salsa italica”.  In realtà, Sartori, come chiunque sa, ha un carattere pugnace e orgoglioso. E quindi ripete, e acuisce, le frecciate sul governo di Letta (“è il più scombinato, in fatto di competenze e di incompetenze, della nostra storia”) e sulla detestata ministra Kyenge. Chiede a Letta:  “Chi ha imposto una donna (nera, bianca o gialla non fa nessunissima differenza) specializzata in oculistica all’Università di Modena per il delicatissimo dicastero della integrazione?” E a seguire altre artigliate.

Non condivido le riserve su Kyenge, ma colpisce – e segnalo – la determinazione di Giovanni Sartori, all’altezza di un giornalismo d’altri tempi.

 

 

 

LIVIA TURCO, CIAMPI E ALTRI PRESIDENTI AL QUIRINALE

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Nell’editoriale di Sartori c’è un’altra scintilla, per me addirittura una rivelazione. Ecco: “…Il marxismo-leninismo è morto. Come sostituirlo? In Italia la trovata è stata il terzomondismo, abbracciare la causa del Terzo Mondo. A suo tempo Livia Turco (allora ministro) fu la pasionaria di questo terzomondismo dogmatico e pressoché fanatico. E purtroppo risulta che la Turco ha continuato a essere il consigliere occulto (e ascoltato) di tutti i nostri presidenti, da Ciampi in poi.”

Risulta?! La Turco consigliere occulto e ascoltato? Da tutti i presidenti da Ciampi in poi? Ohilà, ecco tre belle domande a cui dare risposte, se fossi direttore di un giornale! Con notizie, indiscrezioni sulle consulenze… E anche Sartori, con analisi da politologo, potrebbe tornare su ciò che sa e a noi piacerebbe sapere.

 

 

 

SARTORI ANCORA… STAFFILATE ALLA BOLDRINI

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Il Prof stamattina si è esibito in una forma davvero invidiabile. Nel suo editoriale, sia pure di striscio, non risparmia una staffilata al Presidente della Camera. Questa: (al pari della Kyenge) un’altra raccomandata a quanto pare di ferro (da chi?) è la presidente della Camera Boldrini. In questo caso le credenziali sono davvero irrisorie. Molta sicumera, molto presenzialismo femminista, ma anche scarsa correttezza e presenza nel mestiere che dovrebbe fare.”

E’ ciò che ho scritto ieri, e non voglio infierire. Sulla Kyenge, e sullo ius soli, non cambio idea. Ho piena fiducia. Su Laura Boldrini mi si sono insinuate nell’anima varie perplessità. Cito dunque Sartori e prendo atto che finora non si è vista la grandezza della positiva novità, che entusiasticamente le avevo attribuito. Ma mantengo fiducia. Su due e due, Kyenge e Boldrini, grazie a Sartori prevale una domanda di comune buon senso giornalistico: sono state raccomandate? e se sì, da chi?

 

 

 

 

17-07-2013

 

 

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