OGGI VI DICO CHE…

“Nell’Unione Sovietica attualmente c’è la dittatura della borghesia, quella della grande borghesia, una dittatura di tipo fascista, tedesco, una dittatura di tipo hitleriano.” (Mao Tse-Tung, Linea Proletaria, 27 luglio 1975).

ATTUALIZZANDO…

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La citazione di Mao è solo per dire quanto e come si possano vedere diversamente le cose, anche da posizioni apparentemente contrapposte. E con quante contraddizioni. Non entro nel merito, sono un sommesso invito alla riflessione. Allo stesso modo, sommessamente, invito a una riflessione sul “nostro” 25 luglio, che ricorda la caduta del fascismo. Senza entrare nel merito, settant’anni saranno pur bastati, tra libri, film, partiti vecchi e nuovi, divisioni politiche, battaglie giornalistiche e ricostruzioni storiche…! Mi limito a ricordare ciò che gli italiani in gran maggioranza pensavano prima di quella data, ciò che pensavano prima, e poi durante quel 25 luglio, gli ex amici di Mussolini che lo fecero cadere, che cosa pensarono dopo il 25 luglio gli stessi italiani, in una nuova gran maggioranza, dopo quella data. Del resto sappiamo che è la storia a dettare il giudizio finale: chi ha vinto, chi ha perso. Il compito difficile è capire le cose MENTRE succedono. Troppo facile scoprirlo e accettarlo dopo, o, peggio, prima durante e dopo seguire l’onda che va.

 

 

LETTERA APERTA A SILVIO BERLUSCONI E MARCELLO DELL’UTRI

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Caro Silvio e caro Marcello, questa lettera sarà poco apprezzata, in un Paese come il nostro eternamente diviso, sia da destra, sia da sinistra. E anche voi, ne sono sicuro, leggendo (se lo leggerete) questo titolo, avrete immediatamente pensato a un nuovo intervento sulla tiritera delle vicende giudiziarie che vi tormentano da un’infinità di tempo e tengono banco, continuamente, sui giornali.

Non è così. Voi sapete che vi considero due geni. Genio del bene e del male, per quanto riguarda Berlusconi. Genio indiscutibile Marcello, per la sua iniziale attività professionale e per la capacità di organizzazione. Non parlo qui né di politica, né di processi. Parlo di Publitalia, la vostra creatura. Berlusconi imprenditore è stato un genio assoluto, nella creazione della televisione e, tutti e due, Berlusconi e Dell’Utri, nell’ideazione e realizzazione del sistema pubblicitario collegato all’impero televisivo. Poi Marcello è stato un genio assoluto (ma questa è un’altra storia) anche nella costruzione ed organizzazione del partito, capillarmente in Italia sullo schema di Publitalia, quando Silvio decise di scendere in politica. Aggiungo solo che, per la sua opera essenziale, Dell’Utri è stato male – inadeguatamente – ricompensato. Ha fatto, per l’universo prima televisivo e politico di Berlusconi, assai più di quanto, da quegli universi esistenti anche per la sua vitale opera, abbia poi ricevuto.

Bene, qui finisce il preambolo.

La lettera aperta (senza grandi speranze di risposta, visto che la comunicazione delle aziende da voi create è imbalsamata), caro Silvio e caro Marcello, contiene qualche semplice domanda su, come ho detto, Publitalia: il gioiello che voi avete creato e che rappresentò il polmone finanziario del vostro successo.

Ecco la prima domanda: ricordate la fatica che impiegaste per crearla e lo splendore dominante che riusciste a raggiungere? La domanda è retorica: certamente sì. Ricordate tutto. Tutto ciò che sappiamo e anche tutto ciò che noi umani neanche possiamo immaginare (sarebbe bello raccontare in un libro i vostri retroscena e i ricordi, visti dall’interno).

Seconda domanda: siete informati, siete coscienti, avete ben seguito la decadenza e lo sfacelo di quell’impero creato con le vostre mani, la vostra capacità, la vostra determinazione? Temo che questa domanda non sia retorica: certamente siete al corrente, ma penso che non abbiate ben seguito, giorno per giorno e nei particolari, tutto ciò che sta demolendo ciò che voi con pazienza avevate creato.

Terza domanda: volete decidervi a fare qualcosa per dare uno scossone, rimettere regole ed educazione, strategie e qualità di organizzazione, raddrizzare le mura in difficoltà se non addirittura tremanti, e salvare la vita della vostra società modello?

Certamente non a voi, ma ai miei preziosi lettori, ricordo le due fasi della creazione. La prima: la difficoltà nell’opporsi al sistema pubblicitario esistente, a cercare e conquistare nuovi clienti, ad avere un’ispirazione visionaria, a realizzarla cercando la galvanizzazione di tutti i vostri collaboratori e agenti, dal primo all’ultimo. La seconda, scintillante fase: il successo fu tale che i clienti venivano rifiutati o rinviati, tanto gli spazi erano occupati! Bastava aspettare che squillasse il telefono! Epperò qui cominciò il germe della decadenza: le tante assunzioni di comodo, di amici, amiche, figli di, amici di, ecc… Come succede, la storia insegna, in ogni stagione quando arrivano i trionfi, aziendali o politici, sotto qualsiasi regime e sotto qualsiasi leader al comando. Nel caso di Publitalia, caro Silvio e caro Marcello, voi ve ne andaste veleggiando verso il mondo politico. E a chi rimase, per vendere gli spot pubblicitari, per lungo tempo bastò aspettare che il telefono squillasse…

Oggi non è più così. Oggi bisognerebbe rimboccarsi le maniche di nuovo, e lottare. Non bastano i figli di e gli amici di… Mi dicono anzi che le persone di qualità sono messe alla porta o sono pronte al fuggi-fuggi… Non so se sia davvero così. Voi due potete saperlo. Oggi io non parlo di cifre e di uomini, mi sembrerebbe di infierire. Per di più, ci sono divisioni al vertice, questo è innegabile.

Come tanti italiani, penso che, in questo periodo storico, si debba cominciare a far funzionare l’economia, in modo concreto. Il caso Publitalia è in casa vostra. Date l’esempio. Le televisioni e Publitalia sono un patrimonio nazionale: lo riconobbe perfino D’Alema, pubblicamente, quando diventò capo del governo. Tocca a voi, moralmente, caro Silvio e caro Marcello – almeno la speranza è questa – difendere quel patrimonio, prima che sia ottusamente

sfiancato da chi ci lavora dentro e dai tanti nemici esterni.

Un saluto da Cesare Lanza

 
25-07-2013

 

cesare@lamescolanza.com

 

*”Elogio del gioco d’azzardo” di Cesare Lanza, editore L’Attimo fuggente, Euro 22. La prima edizione ha avuto una tiratura limitata a opinion leaders e agli addetti ai lavori. Non è, al momento, distribuita in libreria. Chi desiderasse prenotare una copia (fino a esaurimento o per le successive edizioni) può scrivere a info@luce2007.it.