OGGI VI DICO CHE… SOGNI E LIBERTÀ

“Il mio chiodo fisso è Sigmund Freud. Solo le cose buone hanno il divenire del cielo. Il grado di libertà di un uomo si misura dall’intensità dei suoi sogni”. (Alda Merini, “Aforismi e magie”, Rizzoli 1999)

ATTUALIZZANDO… OGGI A MILANO PER KAFKA

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RIFLESSIONI ALL’ALBA, QUASI INTIME

Alda MeriniMi sono svegliato all’alba, come faccio spesso ho aperto uno dei tanti libri di Alda Merini che tengo sulla mia scrivania. I versi che mi hanno colpito oggi sono quelli che ho citato qui sopra. Credetemi, leggere alcuni versi di Alda – aprendo a caso un suo libro – è un ottimo modo di cominciare la giornata. È un oroscopo meraviglioso, secondo ciò che capita. Nella Merini c’è tutta la vita: amore, passione, erotismo, disperazione, fantasia, follia, rassegnazione e voglia di battersi, ispirazione nobile, languori umani, solitudine e desiderio di conoscere chiunque, esigenza di Dio, blasfeme ribellioni, istinti e ragionamento… Mi piace pensare, ogni volta che comincio con lei la mia giornata, che la sua poesia, uscita casualmente dalle pagine di un libro, possa essere un riferimento, un viatico per ciò che mi succederà.

PERCHÈ SI SCRIVE, PERCHÈ SI PARLA DEI PROPRI LIBRI?

libri kafkaMi aspetta, tra poco, un treno per Milano: nel pomeriggio presenterò il mio ultimo libro, su Franz Kafka raccontato nel suo ruolo, poco conosciuto, di assicuratore.
Premetto che ogni volta che entro in una libreria (le librerie per me sono per metà una chiesa e per metà un casinò di Las Vegas), mi passa la voglia di leggere e di scrivere. Con pensieri realisticamente tristissimi. Non avrò mai il tempo di leggere tutti i libri che vedo nel buffet degli scaffali e che mi
suscitano eccitazione, curiosità, attenzione! E chi sono io per poter sperare che qualcuno, in questa foresta di libri coltivata con la furia del marketing, voglia e possa scegliere, acquistare, portarsi a casa una insignificante cosa scritta da me?

SCRIVO PER ME STESSO…

giornalismoQuelle due domande restano irrisolte (per fortuna). Leggo molto, tutto ciò che posso. E scrivo, con animalesca voluttà, per me stesso. Certo non presento i miei libri per “promuoverli”, come si dice. La mia casa editrice non va in libreria, vende direttamente ai pochi che siano interessati. Così ho deciso, dopo aver girovagato tra Rizzoli e Mondadori e una decina di altre case editrici, minori: non voglio essere, minuscolo e inadeguato come sono, un oggettino trascurato e trascurabile tra migliaia di altri, che io stesso preferirei a me stesso.

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IL LIBRO, TRA SOGNO E LIBERTÀ

349x251 Immagine in evidenzaPer di più, oggi a Milano, città colta attiva freneticamente sensibile, alla stessa ora fissata per la presentazione del mio Kafka, per malefiche coincidenze, ci sono altri quattro “eventi”, così vengono chiamati con un sussiego enfatico che non condivido, di uguale motivazione: libri, libri, libri, libri. E chissà quanti altri eventi di cui non ho conoscenza…
Dunque umilmente porto con me quei versi di Alda Merini (ogni volta che penso a lei mi chiedo, con irritazione, perché non le abbiano dato il Nobel, quei ciechi organizzatori de premio letterario più importante nel mondo).
La libertà? Ringrazio il cielo per avere la libertà e la possibilità di scrivere ciò che voglio.
Il sogno? È quello di trovare, in questi incontri, qualcuno che sia davvero interessato a ciò che ho scritto: non tanto per la qualità, dubito che esista, ma per gli argomenti e le ragioni che mi hanno spinto a scrivere.

IL PARADOSSO / L’ESTREMA UMILTÀ DI KAFKA

kafka - BrodA proposito di quanto ho scritto prima… Kafka aveva una bassissima stima di sé, in ufficio non parlava mai dei suoi libri e della sua attività di scrittore. Aveva chiesto ai parenti e in particolare al suo amico più caro, Max Brod, di distruggere tutte le sue opere incompiute. Dobbiamo essere grati a Brod, che non rispettò la richiesta: non avremmo mai potuto leggere i suoi libri fondamentali, “Il processo” e “Il castello”.

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KAFKA, CIÒ CHE MI HA ATTRATTO…

kafka for president…attratto e colpito: in particolare due aspetti, uno della sua vita, l’altro della sua specificità letteraria. In tutti e due mi sembra di intravedere una sua tormentosa contraddizione.
Nella vita: per sostentarsi lavorò come impiegato (nelle assicurazioni). Detestava quell’impiego, l’ufficio, le pratiche di cui doveva occuparsi. E tentava, idealmente, di ribellarsi. Ma, nella realtà, vi si impegnò con rigore, senso del dovere, fino al punto di essere apprezzato e perfino promosso.
Nella scrittura: fu un visionario, con presagi sociali che lo rendono ancor oggi attuale e moderno. Si pensi al “Processo”: il protagonista è indagato, accusato, processato, giustiziato senza neanche riuscire a sapere il perché! Non potrebbe essere una storia di oggi? Oltreché di giustizia, Kafka scrive di burocrazia lavoro organizzazione potere rapporti interpersonali gerarchie ricchezza e povertà con sublime e spesso feroce ironia, intrisa comunque nella sofferenza delle sue esperienze. Riuscì a rappresentare con distacco ciò che ogni giorno lo logorava e angosciava.

cesare@lamescolanza.com
09.05.2016