OGGI VI DICO CHE… IL FASCINO DELLA PUNTUALITÀ

“La puntualità è la più nobile forma di cortesia. L’unica qualità che non si può fingere di avere” (Mirko Badiale).
“Io sono puntualissimo, non per vizio, sa, solo per necessità” (Rivolgendosi al giornalista liberale che si era presentato in anticipo per un incontro: Enrico Mattei, dal film “Il caso Mattei”).

ATTUALIZZANDO… AMICI MIEI, PREFISCO FLAIANO

ennio_flaiano_si_tocca_i_baffiMi viene chiesto spesso, e ogni volta mi stupisco, perché la puntualità sia una mia fissazione. Apprezzo i due aforismi che ho citato qui sopra, ma preferisco la battuta di Flaiano: “La vita dei puntuali a Roma è un oceano di solitudine”. L’aspetto malinconico, infatti, è questo: siamo pochi, pochissimi, a capire e rispettare l’importanza della puntualità. La mia presunta fissazione è legata a due ragioni. La prima: considero indisponente l’arroganza che si accompagna a coloro (non si scusano quasi mai) che non sono puntuali e, chissà perché, ritengono che questa cafoneria sia un loro diritto.
Arroganti più di tutti sono molti uomini politici, in particolare quando non rivestono nessuna carica e non hanno importanza, salvo il titolo ormai viscido e logoro di “onorevole”, o analoghe stupidaggini. Arroganti sono anche, spesso, manager importanti e, a scendere per li rami, chiunque abbia un ruolo e una divisa. E poi, i professionisti. Non sopporto i ritardi pressoché sistematici dei medici: è un disprezzo per la salute dei loro pazienti, se hanno un incarico pubblico avrebbero un dovere etico di essere puntuali, se lavorano a titolo privato dovrebbero rispettare il sacrificio economico degli infermi (spesso, come chiunque sa, viene richiesta o suggerita per di più una retribuzione in nero). Comunque, evitando di prendermela con categorie che notoriamente ci affliggono, debbo costatare con amarezza che la mancanza di puntualità è ormai diffusissima, un’abitudine che avvelena la convivenza.
La seconda ragione è semplice: quanto denaro si brucia e si spreca con i ritardi regolari nelle riunioni, ritardi che provocano ulteriori ritardi nelle decisioni? Il tempo è denaro: non è un banale modo di dire, è la verità. Ho lavorato per alcuni lustri ai programmi della televisione, le riunioni erano indette, come si dice, a capocchia. Gli orari non erano mai rispettati, i tempi si allungavano per l’assenza di qualche partecipante. Sono convinto che un programma complesso, faccio un esempio, come “Domenica In”, si potrebbe organizzare con metà giornata, al massimo un’intera giornata di serio lavoro: invece ci vogliono sette giorni, i giorni superflui potrebbero essere dedicati ad altre attività o, almeno, a perfezionare il programma a cui ci si dedica. Di passaggio, vorrei ricordare che un’infinità di volte ho chiesto ai massimi dirigenti di Rai e Mediaset di far rispettare la puntualità, con la loro autorevolezza: non è mai successo. Solo Letizia Moratti, quando era presidente, tollerava al massimo 5, 10 minuti di ritardo. Non a caso la definii, anche per questo rigore, la Thatcher italiana.

LA MANCANZA DI PUNTUALITÀ É ANCHE UNA FURBIZIA

Alfonso_CelottoCome mi ha spiegato il mio amico Alfonso Celotto (giurista, servitore dello Stato, manager e straordinario scrittore), la mancanza di puntualità è, spesso, una furbizia: per non lavorare e per non decidere, o per occupare spazi e conquistarsi un ruolo di attenzione e di protagonismo, non meritati. E così rispondo a qualche amico che mi ha chiesto perché mi sia tanto infuriato – al di là del fatto personale di non aver avuto neanche il balbettio di una parola di ringraziamento – per l’ingiustificabile ritardo, martedì, al convegno dei calabresi in onore di Domenico Lucano, sindaco di Riace, e di Franco Romeo, eccellente candidato al comune di Roma.
Ciò che è successo dà ragione alla malizia e al realismo di Celotto. Il convegno doveva cominciare alle cinque e mezza e durare fino alle diciannove e trenta, massimo venti. Il presidente della regione Calabria Oliverio è arrivato con un’ora di ritardo. Il past presidente Loiero non ha saputo gestire i tempi: tutti e due, i super furbi della politica (come migliaia di altri loro colleghi) si sono mangiati gli spazi con discorsi alluvionali, hanno lasciato pochissimo tempo al sindaco di Riace, e ancor meno a Romeo. Conclusione: per pura vanità i due governatori si sono auto attribuiti il ruolo di protagonisti (a mio parere non dovevano neanche esserci, ma la tentazione di mettersi in mostra è sempre irresistibile). Non c’è stato tempo per le domande del pubblico, che presumibilmente sarebbero state più interessanti dei loro vaniloqui. Ma, soprattutto, il sindaco celebrato dal New York Times e l’insigne cardiochirurgo, da protagonisti che dovevano essere sono stati soffocati in un ruolo, ingiusto, di comprimari. Perché? Ovvio che nessuna iniziativa concreta sia stata annunciata alla fine e l’orgia di parole non abbia lasciato un buon ricordo.

PAGELLE / TALENTI DI OGGI, LEADER DOMANI

collage 5E sì, lo sapete: vado pazzo per le categorie. Proprio pensando a Celotto, magnificato qui sopra, mi è venuto in mente di proporvi una nuova categoria: un elenco di personaggi in possesso di un’indiscutibile talento, in sviluppo o decadenza, che potrebbero essere, e alcuni certamente saranno, i leader di domani.
Ecco alcuni nomi, oltre a quello di Celotto, di cui non saprei dire se si affermerà in modo assoluto come politico, come amministratore o come scrittore. Vorrei citare Roberto Garofoli, attualmente capo di gabinetto del ministro dell’economia. Giulia Bongiorno, avvocatessa ormai di già affermato prestigio. Fabrizio Barca, che ha già un’età matura, nonostante la sobria modestia ha sfiorato grandi successi e – a mio parere – ha le carte in regola per fare il botto. Mi indicano anche il sindaco di Prato, renzianissimo, Matteo Biffoni. Inserisco con entusiasmo Michele Uva, direttore generale della Federcalcio, e Giovanni Sabatini, dg dell’Abi. E anche Davide Capezzone. E infine, non vorrei suscitare meraviglie, Enrico Letta, che è stato capo del governo, brutalmente detronizzato, senza avere il tempo di diventare leader. Bruciato? Direi di no: il talento è indiscutibile. Aiutatemi, vi prego, a inserire altri nomi.

I “GIGANTI” DI STEFANO LORENZETTO

I -GIGANTI- DI STEFANO LORENZETTOSu www.lamescolanza.com troverete una meravigliosa sintesi analitica, a cura di Serena Tambone, dell’ultimo libro di Stefano Lorenzetto. Un grande giornalista, che negli ultimi giorni ha figurato qui, suscitando consensi e dissensi, come autore di un ritratto urticante di Marco Pannella. Sul suo libro, invece, non sono possibili divisioni e differenze di opinioni: è un documento affascinante, sono trentacinque racconti di personaggi quasi tutti neanche lontanamente celebri, ma protagonisti di vite straordinarie poste, per alti ideali, altruismo solidarietà generosità, a sostegno degli altri. Spesso, anzi quasi sempre, di chi soffre ed è emarginato. Ad un pessimista globale come me, tuttavia utopisticamente legato ai valori del merito (vi prego, iscrivetevi al mio movimento “Socrate”, le info sono sul rispettivo sito), è un libro che restituisce la speranza e un pizzico di gioia di vivere, conoscere, scoprire ciò che non si sa. Ringrazio Lorenzetto per la passione con cui ha concepito e scritto il libro e iscrivo i trentacinque suoi protagonisti come personaggi da indicare, non solo nel mio movimento, per le loro qualità, a modello di uno.

cesare@lamescolanza.com
26.05.2016