OGGI VI DICO CHE… MA COS’ È UNA BANCA?

“Che cos’è rapinare una banca, in confronto al fondarla?”. (Bertolt Brecht)
“Ho una certa repulsione nell’utilizzo della parola “etico” perché mi sembra che troppa gente la usi a sproposito. Vedere che c’è una banca che si chiama Banca etica mi da fastidio perché credo che qualsiasi banca debba essere etica, chiunque debba avere dei comportamenti etici”.(Alessandro Profumo)

ATTUALIZZANDO… CASSA DI RISPARMIO DI GENOVA / 1. NE PARLIAMO?

Berneschi_RepettoNon è semplice. La Carige – come tutti sanno – è stata investita da una crisi travolgente – nel senso che ha travolto i due personaggi che la gestirono, Repetto e Berneschi, e ancora, presumibilmente, la tempesta non è finita. Berneschi in particolare è stato investito da gravi provvedimenti giudiziari. Ma su questo, con doveroso rispetto verso la magistratura, non voglio intrattenermi: non conosco le carte, la vicenda è complicata, mi dicono che molto ci sia da chiarire. Vorrei oggi, semplicemente, tentare una sintesi oggettiva. É importante sottolineare che durante la lunga gestione di Repetto e Berneschi, i due – in accordo – fecero come suol dirsi il bello e il cattivo tempo, poi la crisi emerse senza possibilità di essere ignorata e la rottura tra i due leader esplose quando da Bankitalia (su indirizzo della Banca centrale europea) chiese e impose un aumento di capitale di ottocento milioni. Proviamo, senza pregiudizi, a fissare sinteticamente qualche punto fermo.

CARIGE / 2. NON È PIÙ LA BANCA DI IDENTITÀ GENOVESE

genovaAi tempi d’oro, la Carige era la banca “di Genova”, un fiore all’occhiello, una ragione di orgoglio, amata e tutelata, gestita da una città e da cittadini che – in fatto di denari – tradizionalmente non sono inferiori a nessuno. Di più: una città famosa per avere il massimo rispetto del denaro, del risparmio, accusata – al limite – di difendere l’esistente e di non saper osare e rischiare, prudente se non addirittura avara. Nella gestione della Cassa è avvenuto il contrario: pessima gestione, scarsa tutela del risparmio e dei risparmiatori, manovre e strategie avventate e temerariamente rischiose (e grovigli di interessi privati, con la magistratura all’opera per far chiarezza). Diciamo che Genova ha creato Carige, l’ha amata ed esaltata, infine l’ha demolita. Ora si apre un nuovo capitolo.

CARIGE / 3. IL TRAMONTO E LA DECADENZA, IN POCHE CIFRE

Banca-CarigeFino a due anni fa la Carige era la quinta banca italiana, oggi è precipitata nel chiasso degli scandali e nella valenza finanziaria. Basti dire che ci sono tre miliardi e mezzo di crediti in sofferenza, ovvero difficilmente esigibili, definiti “crediti deteriorati” – con uno di quei meravigliosi slogan escogitati dal mondo finanziario per coprire problemi allarmanti. Ma, secondo fonti attendibili, l’aspetto più preoccupante è avvolto nella nebbia che circonda la reale situazione dell’istituto di credito. Non è certo la sola, sia in Italia sia all’estero: per quanto riguarda l’estero, forse è sufficiente ricordare il caso della Deutsche; nei confini italiani le citazioni sono numerose, da Etruria alle altre banche che hanno tradito i risparmiatori che si sono lasciati gabbare, dagli impicci di alcune banche popolari alla lunga crisi del Monte dei Paschi fino a quella, più recente, di Vicenza. Mi diceva un mio vecchio amico politico, esperto di economia: c’è purtroppo minor trasparenza là dove sarebbe indispensabile la trasparenza massima.

CARIGE / 4. IL FUTURO È VITTORIO MALACALZA?

vittorio malacalzaIn che misura sono esigibili quei tre miliardi e mezzo di credito? Qual è la situazione finanziaria, le esigenze per la ristrutturazione? Quale e quanta la necessità di investimenti e di nuovo aumento di capitale? È vero, e se è vero in che misura, che molti depositanti, ovvero i risparmiatori, hanno deciso di cambiare banca? Queste e altre domande si moltiplicano, mentre i vertici – determinati dalle decisioni dell’assemblea di fine marzo – sono cambiati. La svolta è stata fortemente voluta dal maggior azionista, Vittorio Malacalza (17%), preoccupato – con esternazioni pubblicamente insolite – dalla vaghezza e dalle incertezze della precedente conduzione. E oggi c’è una dirigenza che fa capo a Malacalza, genovese, con il sostegno di altri due genovesi, Gabriele Volpi (Recco, viva la focaccia al formaggio) e Aldo Spinelli (calabrese, ligure di adozione). Teoricamente, anzi con volenteroso patriottismo, si potrebbe anche dire che sul decaduto istituto di credito sventola ancora la bandiera genovese. Ma qualche ragionevole esitazione c’è. Certamente si apre un nuovo ciclo e importante sarebbe capire quali siano gli intenti e le possibilità dei nuovi genovesi al timone. Ragionevolmente (è umano, è legittimo) vorranno difendere i loro interessi, in primis i soldi che hanno investito in azioni che sono precipitate, giorno per giorno Malacalza è un esperto, avveduto, di finanza: compra bene e vende anche meglio; ha – si dice – straordinaria liquidità. Non conosco Volpi. Quanto a Spinelli (lo portai io, tanti anni fa, alla proprietà del Genoa), negli affari per fortuna sua ha dimostrato maggior tenuta e maggior sapienza che nel calcio: oggi vorrebbe ritirarsi dal Livorno, sull’orlo della serie C.

CARIGE / 5. OPPURE IL FUTURO È APOLLO?

ApolloQui sta il punto. Il nuovo dominus, Malacalza, ha tutto il diritto di avere il tempo necessario per passare a un credibile piano di azione. La Banca centrale europea ha chiesto un progetto, con numeri chiari e programmi, entro maggio. E forse, anche se i tempi saranno dilatati, Malacalza sa di avere addosso la vigilanza italiana ed europea: la Carige è un caso aperto. In particolare, come le cronache ci hanno riferito, sulla scena ha fatto irruzione Apollo, ovvero un fondo di investimento americano, che muove liquidità impressionanti, ha offerto di rilevare i “crediti deteriorati” di tre miliardi e mezzo al prezzo forfettario di seicento milioni, è disposto ad entrare in Carige con impareggiabili (al momento) mezzi finanziari, ovviamente con un ruolo primario di comando nella gestione.
Cosa farà Malacalza? Pubblicamente, la proposta è accolta con benevolenza. Nella realtà, se entra Apollo, Malacalza sparisce. Ma niente è semplice, nel Gotha della finanza, e chi sono io per poter fare previsioni? Certamente la banca europea e Bankitalia gradirebbero l’ingresso di un soggetto che può attingere a miliardi di dollari. Apollo potrebbe restituire a Carige la grandezza di una volta. Altrettanto certo è che Malacalza è finanziere che sa bene difendere i suoi interessi: potrebbe rifiutare l’offerta, potrebbe trovare altri soci meno ingombranti, potrebbe chiedere e avere garanzie per i suoi investimenti. La partita è aperta.

IL CASO REGENI / CIÒ CHE DOVREBBE DIRE RENZI IN TV

giulio regeniVorrei scrivere poche parole, ancora, sul caso Regeni. Tutti si chiedono e blaterano sul punto cruciale: cosa dovrebbe fare il nostro governo a difesa di quel ragazzo e a tutela di ciò che resta della nostra dignità nazionale? Per me, è semplice e mi stupisco che il premier Renzi non lo abbia già fatto. Non è questione di destra o di sinistra, di essere a favore del governo o contro, di interessi economici prioritari (siamo tanto mal ridotti da non poter rinunciare alla collaborazione con l’Egitto?) o di altre meschinità…
Renzi dovrebbe andare in tv per cinque minuti per un messaggio alle famiglie italiane, esprimendo 1. dolore e solidarietà verso la mamma e il papà del giovane barbaramente torturato e ucciso. 2. Denunciare tutto ciò che le autorità egiziane hanno fatto per depistare le indagini. 3. Annunciare il ritiro del nostro ambasciatore in Egitto. 4. Invitare gli italiani a non recarsi in Egitto né per vacanza né per lavoro. 5. Annunciare misure restrittive per i cittadini egiziani che volessero recarsi in Italia. 6. Dire con chiarezza al governo egiziano che il governo italiano non potrà considerarlo amico e partner fino a quando non ci saranno date le condizioni per indagare e arrivare alla vera verità sull’infame delitto.
Aggiungerei un consiglio (ma questo ovviamente non si potrebbe annunciare ufficialmente): dovremmo “infiltrare” agenti speciali dei nostri servizi – che non sono inferiori a quelli di nessun altro Paese – nel territorio egiziano e, comunque, tentare in ogni modo di arrivare alla conclusione delle indagini, individuando i colpevoli.
Questo è quanto dovrebbe fare un governo a cui stiano a cuore i sentimenti dei cittadini.

PAGELLE / LA COMPAGNIA DI GIRO NEI TALK SHOW (2, SEGUE)

pagellePrezzemolini, tuttologi, politici e politicanti, quelli che il nome non sai nemmeno chi siano né cosa facciano nella vita, ma che se li vedi in tv sai per certo che faranno casino ed animeranno il moribondo mondo dei talk show. Passano da una trasmissione all’altra, spesso pontificano ed hanno un’opinione (purtroppo) su ogni argomento: che sia il dramma dell’immigrazione, il delitto del giorno o la saga della tormentata famiglia di Albano Carrisi… e alla fine spesso ti domandi: ma credono davvero a ciò che dicono? E perché ci vanno, solo per essere riconosciuti per strada, al ristorante o al mercato?
Ogni giorno, se ci riesco in ordine alfabetico, vi propongo una decina di nomi: 11. Luca Bianchini 5 ½. Conduttore radiofonico, varie esperienze, per ora non sfonda. 12. Enrica Bonaccorti 7. Maestra della televisione, mi dispiace vederla prestarsi a minuscole apparizioni. Perché? È il fascino irresistibile della lucina rossa… 13. Paolo Brosio 4. È un amico, gli voglio bene, ha perfino lavorato con me… ma è patetico quando inscena i suoi sfoghi mistici! Peraltro, non è una comparsa ma un protagonista: memorabile lo show in cui per “Scherzi a parte” gli inflissero la falsa telefonata di Papa Francesco. 14. Roberta Bruzzone 5+. Prezzemolino, pronta a dettar legge in ogni delitto, criminologa, le gioverebbe avere, almeno esteriormente, una minore considerazione di sé. Insicurezza? 15. Massimo Cacciari 7-. Piaccia o non piaccia, antipatico più che simpatico, propone quasi sempre osservazioni acute. Gli giova l’imitazione di Crozza, che riesce ad incazzarsi anche più di lui.
16. Cataldo Calabretta 4 ½. Viticultore alla quarta generazione, coltiva il vitigno “Gaglioppo” (attenzione, non gaglioffo). Ma perché non resta nelle sue cantine? Il vino è buono. 17. Susanna Camusso 6-. Darei volentieri un voto più alto perché nel suo ruolo è ineccepibile: una sindacalista tosta, mai morbida, pungente. Cosa le manca? L’imprevedibilità: prima che parli, si sa già cosa dirà (e per me l’imprevedibilità è il sale essenziale della televisione). 18. Ernesto Carbone 6. Avvocato e politico Pd. Intelligente, ma non “buca”. 19. Michele Carugi 6-. Toscano, ingegnere meccanico, visto a “Servizio pubblico”. Ha un’alta considerazione di sé: dice di non aver mai lasciato le aziende senza averne esaltato il fatturato e gli utili. Se è vero, sufficienza. Il segno meno perché poteva avere la pazienza di aspettare che ci arrivassimo senza la sua imbeccata. 20. Karina Cascella 6 ½. Caruccia, meglio se non parla, presenza fissa da Maria De Filippi e in evidenza a “La Talpa” con Pasquale Laricchia ed Enrica Tognolo.

cesare@lamescolanza.com
06.04.2016