OGGI VI DICO CHE… UNIONI CIVILI / 1. DI RINVIO IN RINVIO…

“Ci sono dei confronti che la vita non promette di evitare,

ATTUALIZZANDO… UNIONI CIVILI / 2. CIO’ CHE PENSO…

Unioni civiliMi hanno chiesto, amici e no, perché non mi sia espresso in modo approfondito sulle unioni civili. Eccomi: dico sì alle unioni civili, no – momentaneo – alle adozioni e no assoluto e irremovibile all’utero in affitto. Per le adozioni, chiedo che sia una legge limpida che tenga conto prioritariamente dei diritti dei bambini, elaborata e sperimentata con le massime cautele.
Era inevitabile che il pastrocchio proposto in Parlamento fosse insabbiato, o affondato, quanto meno rinviato. Ed ecco perché non ho partecipato, o sono intervenuto mal volentieri, nel dilagante e avvilente dibattito su questi temi. Le mie ragioni, almeno quelle principali, sono: 1. L’Italia è afflitta da problemi e urgenze enormi, certamente le unioni civili non rappresentano una priorità. 2. Sono disgustato dal chiasso in televisione, dalla confusione sui giornali, dagli strepiti e dalle strumentalizzazioni politiche.
In questa rubrica invito abitualmente tutti i lettori alla riflessione. Ho chiesto dunque al mio ufficio una piccola ricerca sul tema “rinvio” e “tecnica del rinvio”, ignobile consuetudine italiana quando non si hanno il coraggio e la determinazione per arrivare a un sì o a un no, con chiarezza. E propongo altre tre perle, oltre a quella di Faletti qui sopra, ai miei lettori – che preferiscono riflettere anziché strillare, insultare, e fare “ammuina”…
“La dilazione è la forma più letale di diniego” (Arthur Bloch, “La legge di Murphy”, 1977).
“Le cose si rinviano solo se c’è la speranza di non farle” (Roberto Gervaso, “Il grillo parlante”, 1983).
“L’indecisione è la sorella del differimento” (Napoleon Hill, “Pensa e arricchisci te stesso”, 1938).

LE PAGELLE DEL GIORNO / GIUDIZI, VOTI… OGGI SULLE NOMINE IN RAI

Rai_viale MazziniAntonio Campo Dall’Orto, novello Cesare, ha tratto il dado davanti al suo Rubicone – il Cavallo di piazza Mazzini – e ha annunciato le attesissime nomine.
ANDREA FABIANO, 7-. É il più giovane direttore, classe 1976, mai designato a Raiuno, già questo giova molto al nostro buon voto. Di più: ha accumulato una grande esperienza, visibile nel suo curriculum. Di più: era apprezzatissimo anche dal predecessore di Dall’Orto, Luigi Gubitosi, è positiva questa “trasversalità”. Di più (e di meno): anche Giancarlo Leone, il direttore (finalmente) uscente lo stimava tanto. É augurabile che Fabiano – master ad Harvard, assistente di Leone alla Luiss – dia segnali di totale discontinuità rispetto alla gestione dorotea, di sublime democristianità, del vecchio direttore. Lo farà, vuole farlo, vi riuscirà? Il segno meno nasce da queste domande.
ILARIA DALLATANA, 7+. Arriverà a guidare Raidue, mai designata una donna alla direzione di una rete. Benissimo. É parmigiana, legatissima alle sue origini, è propensa ai rinnovamenti e cambiamenti, ha avuto un’esperienza fondamentale a Magnolia, che aveva cofondato, con Giorgio Gori e la Canetta. Da quella tana (dorata) all’inferno dantesco della Rai il passo è lungo. Però, nel curriculum, ci sono la Cattolica e la Sorbona, Telecinco in Spagna, Canale 5 e Italia1 in Mediaset. Non sarà accolta con carezze e sorrisi, in Rai: specialmente dalle donne in carriera. Faccio il tifo per lei.
DARIA BIGNARDI, 8. Alla direzione di Raitre, seconda donna nominata al vertice di una rete. Molte volte ho espresso in questa rubrica la mia stima e simpatia per lei (non la frequento, anzi: non la conosco). Certo, non ha mai diretto niente: può rivelarsi un problema. Ma ha intelligenza, estro e carattere. Le “Invasioni barbariche” erano un programma eccellente. Se c’era un nome su cui puntare, coraggiosamente, per il merito, per rilanciare la rete che fu resa grandiosa da Angelo Guglielmi, questo era il suo.
ANGELO TEODOLI 5+. Da Raidue a Rai 4. Boh! Il bello – per chi ci lavora, soprattutto ai vertici – è che in Rai si entra e non se ne esce mai: c’è sempre un vellutato atterraggio, da qualche parte. Se proprio non atterri, vai ad occupare un ufficio o una scrivania nel piano di piazza Mazzini che definiscono “il cimitero degli elefanti”, in attesa di buone novità: giornali, telefoni, commessi, qualche volta anche segretaria, auto, ecc. Si sopravvive bene. Teodoli resta operativo: non si sa ancora, al momento in cui scrivo, dove piazzeranno Leone. Angelino era famoso (ho esperienze personali) perché le responsabilità erano sempre di altri: il budget, i vertici, i collaboratori… Ha girato quasi tutti gli incarichi possibili in Rai. Scommetto che svolgerà dignitosamente il compitino anche questa volta.
GABRIELE ROMAGNOLI 8. Giornalista di scrittura piacevolissima, piomba da “La Repubblica” per dirigere lo sport, il settore forse più “chiuso” e autonomo della Rai. Al posto di Carlo Paris. Lo sport della Rai è schiacciato, più che insidiato, da Sky straripante e anche da Mediaset. Paga limitazioni di budget e di scelte poco strategiche, ma anche l’insipienza di vecchie facce e di uno stile inaridito, di consumati programmi. Perciò l’arrivo di un “narratore” come Romagnoli, se la sua cultura e la sua intelligenza riusciranno a imporsi, va accolto con fiducia e stima.

NOMINE RAI / C’E’ LA ZAMPA DI RENZI? MI AFFIDO A MAGNASCHI, STELLA E GRASSO

Renzi_Campo Dall'OrtoPer ultimo, una domanda. Le decisioni di Campo Dall’Orto sono state suggerite e concordate con il premier Renzi? Mi piacerebbe saperlo, comunque si capirà presto. Ah, se ci fossero grandi giornalisti/cronisti come Stefano Lorenzetto e Giampaolo Pansa (leggetemi qui sotto, se avete pazienza)… Mi affido – per saperne di più – a Gian Antonio Stella, implacabile curiosone, ad Aldo Grasso, che di tivù è quello che sa più di tutti, e in particolare a Pierluigi Magnaschi, il super direttore che non guarda in faccia nessuno, quando si cerca di capire, divulgare e raccontare verità e retroscena.

LORENZETTO, I MAESTRI DI SCUOLA, I MIEI RICORDI

Stefano LorenzettoStefano Lorenzetto, non solo a mio giudizio, è uno dei più grandi giornalisti italiani. Da qualche mese scrive ogni domenica su “L’Arena”, il bel giornale che si confeziona nella sua città, Verona: l’ultimo suo gioiello era dedicato ad alcuni straordinari, memorabili maestri di scuola. Ingegnatevi a trovarlo, su Internet. È una delizia per l’intelletto e per gli amanti della lingua italiana, anche i più raffinati, quelli di difficile palato. Il suo articolo mi ha indotto a bizzarri ricordi, che consideravo sepolti. Da privatista, per la prima elementare – non avevo l’età – per essere ammesso a scuola, ebbi una maestra che veniva a casa, un vero donnone, una signora simpatica e intelligente, che però presumeva che i miei cinque anni non mi consentissero istinti erotici, e invece tutto ciò che ricordo è come si spogliasse disinvoltamente, sfilandosi reggiseno e mutande come se nulla fosse, di fronte ai miei occhi in parte innocenti e in parte maliziosi.
Non fui certo uno studente fortunato, in seguito: in terza media, avevo voti eccezionali in italiano, il maestro esigeva che leggessi ad alta voce i miei temi, senza rendersi conto di provocare ironie, sfottò, invidie e battutacce (giustamente) da parte dei miei compagni. In quarto ginnasio, nel severissimo istituto Doria di Genova, la nuova insegnante ci diede come primo tema un argomento, che in terza media mi aveva fatto conquistare un bel 10 e lode: la guerra. Furbamente, così mi illudevo, ripetei pari pari ciò che avevo scritto, per quel precedente exploit. Era una sorta di racconto, di fantasia, incentrato sulla prima guerra mondiale. Risultato: 4, con un punto interrogativo perché la severissima insegnante mi rimproverava di essere andato fuori tema, con quell’espediente narrativo. E così, turbato da questi infausti ricordi, ho ammirato la prosa di Lorenzetto e sono rimasto colpito dai suoi racconti, del tutto estranei rispetto alla mia vita.

LIBRI CONSIGLIATI / GIANPAOLO PANSA, “IL ROMPISCATOLE”

GIANPAOLO PANSA “IL ROMPISCATOLE”Dopo quello che ho scritto qui sopra, capirete che sono stato indotto ad acquistare subito e ora a segnalarvi l’ultimo libro di Gianpaolo Pansa: ho letto su “Panorama” un altro meraviglioso articolo di Stefano Lorenzetto, “Mal di Pansa”. Certo ha influito molto anche la conoscenza che ho di Pansa, lo stimo come uomo, come giornalista e infine come scrittore (mi dispiace di non aver mai lavorato con lui, certamente avrei imparato tanto). Lorenzetto scrive che il ragazzo del ’35, ovvero Gianpaolo che oggi ha 81 anni, il vecchio ragazzo a cui non va né di ubbidire né di comandare, racconta di sé l’infanzia, il giornalismo, l’impegno nel ricostruire i misfatti delle Resistenza. Ho letto, su “Panorama”, che Pansa “rilegge la sua vita da rompiscatole e spiega come l’amore gli abbia cambiato la vita”. Leggerò avidamente il libro e lo recensirò, qui.

cesare@lamescolanza.com
17.02.2016